di ALBERTO BRUZZONE
Il disegno di Emanuele Luzzati, oltre a essere bellissimo, racconta tutto. E’ il genio del grande artista a spiegare, con il suo inimitabile tocco, quello che l’Associazione Mosaico di Chiavari fa da oltre trent’anni: occuparsi delle persone con problemi mentali.
Luzzati, nel suo lavoro di presentazione del Mosaico, che poi è diventato il logo ufficiale, rappresenta tre bambini, uno di fianco all’altro: il primo è sfumato, il secondo inizia ad avere i tratti più marcati, il terzo è calcato e con i contorni ben definiti.
Rappresenta il percorso di consapevolezza, di crescita, di miglioramento continuo che il Mosaico persegue con i propri ospiti, all’insegna della riabilitazione e della risocializzazione. Un’attività benemerita che va avanti sin dal 1985, sulle colline di Chiavari, in una zona bellissima e quasi incontaminata.
Siamo un po’ sopra alla chiesa millenaria di Ri Alto, con il suo bellissimo risseu sul piazzale. Da qui, si sale una decina di scalini e, attraverso un viottolo solamente pedonale, si arriva a quella che un tempo era la scuola elementare. “Poi i bambini sono scesi a Chiavari e l’edificio è rimasto vuoto – racconta Paolo Armiraglio, presidente dell’associazione – Il Comune, sin dagli anni Ottanta, ce lo ha concesso in comodato d’uso. Ne siamo molto contenti perché, oltre alle due belle aule, abbiamo pure un giardino dove possiamo svolgere le attività esterne”. La pace regna sovrana: gli unici rumori sono il vento che soffia tra i rami degli ulivi, ormai grondanti di frutti, e il cinguettio degli uccellini. E’ il posto ideale per avviare e portare avanti percorsi di riabilitazione mentale.
Armiraglio, che si è trasferito a Chiavari dopo aver lavorato una vita fuori regione, ha raccolto il testimone dagli storici fondatori: Mario Marini, Enrico Bacigalupo e Renata Levaggi. “Siamo nati da una costola del Villaggio del Ragazzo, su spinta decisiva della Caritas diocesana. Infatti don Nando Negri era molto legato a noi. Oggi stiamo in piedi grazie ai contributi volontari delle persone, alla solidarietà dei cittadini e alla generosità di molti artisti che, col tempo, sono diventati nostri grandi amici”.
Strutture come quella del Mosaico sono un fiore all’occhiello per tutto il Tigullio e non solo: “Dopo la riforma del 1978, ovvero la legge 180, che ha sancito il graduale superamento dei manicomi – ricorda Armiraglio – istituti come il nostro si sono resi necessari per svolgere le attività diurne. Siamo stati tra i primi, nel Levante genovese. Prendiamo unicamente pazienti che non necessitano di assistenza farmacologica e non forniamo servizio notturno. Siamo proprio un centro di socializzazione, una comunità, un luogo dov’è bello stare insieme e i ragazzi possono svolgere le loro attività, creare, sentirsi utili”.
I ‘ragazzi’ sono a lezione: stanno realizzando alcune marionette, in vista dello spettacolo teatrale che andranno a breve a mettere in scena e che diventerà, come tutti gli anni, un dvd. “Questa volta lavorano su ‘La Giara’ di Pirandello. Le insegnanti e alcune nostre collaboratrici hanno fatto insieme a loro le scenografie e i costumi. I ragazzi daranno la voce alle marionette. Un altro nostro socio riprenderà tutto con la telecamera. L’anno scorso abbiamo fatto il ‘Don Chisciotte’. L’anno prima, ‘L’Aulularia’ di Plauto. Come sempre, il dvd verrà presentato alla Società Economica di Chiavari durante le feste di Natale”. L’appuntamento è per sabato 5 gennaio. Tutto il ricavato andrà a sostenere le attività del Mosaico. Che sono molteplici, e tutte di livello.
“Ospitiamo a turno diciotto persone – dice Armiraglio – e siamo aperti dal lunedì al venerdì tutti i pomeriggi, dalle 14 alle 18. Anche in estate, a parte una piccolissima pausa che in genere i ragazzi vivono con grande tristezza, aspettando con ansia che il centro riapra. Le operatrici sono dodici, tutte professioniste, coordinate dalla dottoressa Di Pietro”.
Oltre al teatro, si realizzano delle incisioni in legno con un bellissimo torchio antico, sulla base dei disegni dei ragazzi, e si fanno percorsi di arteterapia. Difatti le pareti del Mosaico, dal corridoio d’ingresso alle due spaziose e luminose aule, alla segreteria e la saletta per gli incontri, sono tappezzate di quadri: molti sono realizzati dai pazienti, e su questi dominano i colori vivaci, la gioia, la serenità. Altri sono firmati dai tantissimi artisti che, nel corso degli anni, sono venuti in contatto col Mosaico, offrendo ciascuno il proprio contributo, anche per finanziare l’attività del centro.
Sembra un vero e proprio museo, tra lavori di Mario Rocca, Luigi Grande (che ha pure regalato il torchio e un pianoforte), Adriano De Laurentis, Didi Coppola, Luiso Sturla, Giovanni Job, Lele Luzzati, Raimondo Sirotti, Bettina Defilla, Roberto Martone, Alfredo Gioventù, Luigi Copello, Cristina Busi e tanti tanti altri. Le loro opere sono pure sulle copertine della rivista cartacea che il Mosaico ha pubblicato per anni.
“Ci sono sempre stati vicini – racconta il presidente – insieme al grande Ugo Carreca, noto pittore, artista e critico d’arte, che ha passato gli ultimi anni della sua vita proprio a recensire i lavori di arteterapia dei ragazzi del Mosaico”.
A lui è dedicato il Premio Biennale di Poesia, che quest’anno ha visto vincitore il milanese Rodolfo Vettorello. La manifestazione si svolge negli anni pari, mentre in quelli dispari la vetrina è riservata al Premio Biennale d’Arte Aurelio Galleppini, di cui uscirà il bando a giorni. “E’ stato il primo disegnatore di Tex, che creò insieme a Sergio Bonelli. Purtroppo un po’ dimenticato dalle nostre parti, per questo il premio porta il suo nome. La cerimonia finale è prevista il prossimo maggio”.
Tutti comunque, e non solo gli artisti, possono aiutare il Mosaico. L’Iban su cui devolvere un contributo è il seguente: IT92P0617531950000001320880. “E’ fondamentale – conclude Armiraglio – per portare avanti gli obiettivi dell’associazione: svolgere attività di formazione e sensibilizzazione sulla malattia mentale, attraverso la promozione di convegni, incontri e dibattiti; suscitare e preparare adeguatamente una realtà di volontariato consapevole, competente e continuativo; collaborare con gli enti pubblici e con i loro servizi sociali e sanitari, svolgendo anche un’azione di stimolo perché adempiano alle loro funzioni di competenza”.
Trentatré anni a fianco delle persone più fragili, per far riacquisire loro maggiori capacità relazionali, miglior autonomia e autostima, più adeguata manualità. “Sono emozioni giorno dopo giorno, perché abbiamo di fronte persone vere, genuine, senza nessuna maschera. La felicità che vediamo nei loro occhi diventa anche nostra”.
Uscendo, la lettera del pittore e scultore Mirko Gualezzi, datata 29 ottobre 1994 e appesa a una delle pareti, riassume il senso di tutto, meglio di ogni altra parola. L’artista dice ai ragazzi: “Difendete la Vostra emozione come si difende una creatura tenera. Questo vi renderà più forti che non paia. Difendere l’espressione è come difendere la dignità: non chinate il capo davanti a chi, magari, vi fa capire che non vale la pena: quello è meno di Voi. Ciascuno ha talenti: coltivate quelli che Vi trovate, non importa che sia pittura; ha da essere il meglio di Voi, perché chi vi ha fatto il prestito per trafficarli, ve ne chiederà conto, infine”.