di DANILO SANGUINETI
La necessità aguzza l’ingegno e questo valeva molto prima che lo proclamasse il settimanale che vanta più tentativi di imitazione in Italia. Per esempio è stata una visione aperta sul futuro a consigliare a Daniele Gimelli di incrementare con nuove offerte il suo negozio a Santo Stefano d’Aveto.
Negozio che aveva una storia pluridecennale – azienda nata negli anni Sessanta dello scorso secolo in pieno boom “santostefanino” come mero ferramenta e che è diventato nel corso degli anni qualcosa di più ampio e molto più diversificato: infatti ha unito da 25 anni a questa parte anche una sezione antiquaria che ha sempre un grande impatto presso il turismo “once in a lifetime” ed anche quello non occasionale, come insegnano i successi strepitosi dei mercatini dedicati a questo settore che si tengono sulla costa.
La lotta per restare sulla breccia è quotidiana per il signor Daniele Gimelli, una sorta di nume locale più che un imprenditore dato che è un riferimento, un punto di ancoraggio per tanti compaesani e anche per i turisti, una sicurezza per un paese che sta rischiando di smarrire la sua vocazione, che rischia di appassire peggio che un geranio mal innaffiato se non farà qualcosa per ritrovare appeal e attirare un turismo meno occasionale e, soprattutto, meno anagraficamente datato.
Non appare un caso che il suo negozio sorga al centro del paese, a chiudere la parte antica, quella che sorse e prosperò a debita distanza dal castello Malaspina- Fieschi-Doria, che era una struttura militare e che non poteva né voleva avere costruzioni civili addossate, e ad aprire quella nuova inaugurata dal “transatlantico” in calcestruzzo basato sull’albergo-residence Leon d’Oro.
Una specie di locale-fulcro, davanti al quale è impossibile non passare per andare…ovunque. Nel ricordare la prima volta che vi entrò il signor Daniele si illumina: “Era il 1995. Il negozio di ferramenta era stato aperto oltre trent’anni prima, all’inizio degli anni Sessanta dalla famiglia Rossi. Io rilevai la licenza e subentrai il primo di aprile del 1995”. Si capisce subito che Daniele Gimelli se ne infischia di cabale e giorni da evitare. “Per me non era affatto uno scherzo. Oltretutto acquistai una licenza commerciali multipla, di quelle “ad ampio spettro” come erano in voga nel secolo scorso prima che arrivasse la liberalizzazione anche in campo merceologico e consentisse la compravendita più agile di permessi per settori dettagliati”. Nacque la ERRE.DI.Snc di Gimelli Daniele Aldo&C Ferramenta Casalinghi Elettrodomestici in via Alla Fontana 22.
“Avevo acquisto la facoltà di esercitare il commercio al dettaglio di mobili, articoli casalinghi, elettrodomestici, apparecchi video ottici e per la registrazione e riproduzione video sonora, materiale elettrico, idraulico, da costruzione, colori, vernici, ferramenta, combustibili, legname, attrezzi ed articoli sportivi”. In pratica un negozio che ne conteneva altri sei o sette, dove i residenti in inverno potevano trovare tutto quanto serviva per la casa senza dover scendere sulla costa e di estate e nei periodi di vacanza i turisti potevano avere tutto quanto serviva per appartamenti che aprivano per due o al massimo tre mesi l’anno.
“L’avvio fu facile perché Santo Stefano era ancora un centro di villeggiatura sulla cresta dell’onda. Con il passare degli anni però arrivò la risacca. La scelta di puntare con decisione sul turismo invernale – quindi sulla neve, lo sci e gli sport del periodo, con i nuovi impianti di innevamento artificiale e di risalita, a cominciare dalla costruzione della seggiovia – venne irrimediabilmente compromessa dal brusco accentuato mutamento del clima. La neve si è fatta vedere con sempre minor frequenza e l’atteso incremento di arrivi e, soprattutto presenze, non ci fu”.
Il colpo per “ERRE.DI” fu attutito dal fatto che Gimelli si era nel frattempo fatto una fama come tecnico in grado di sistemare ogni problema, dal tubo del gas alla lampadina, passando per un utensile ad hoc e arrivando alla vernice per il ripiano della televisione. “Nel 2001 mia moglie, che mi ha sempre affiancato nella conduzione del negozio, pensò di aggiungere un’altra specializzazione: la vendita articoli di antiquariato e da rigattiere. Santo Stefano aveva secoli di storia e decine di case, fattorie, aziende agricole che possedevano veri e propri tesori, oggetti un tempo da lavoro o casalinghi che oggi rappresentano una delle categorie più ricercate tra i cultori dell’antiquariato e anche del modernariato”.
Per fortuna gli ampi locali al primo piano dell’edificio garantivano spazio da vendere (in ogni senso): la terza e quarta vetrina diventarono l’esposizione dei pezzi migliori. “Abbiamo subito incontrato il favore dei clienti. E la sezione ha preso sempre più campo. Oggi è importante quanto il resto: non a caso ogni seconda domenica del mese veniamo a Chiavari per partecipare al Mercatino dell’Antiquariato dove tutti ormai ci conoscono ed abbiamo un discreto successo”. Il reparto antiquariato è curato soprattutto dalla consorte (“Ha molta più pazienza e gusto del sottoscritto”), mentre il signor Daniele è al bancone principale dove vende non solo oggetti e servizi. Dispensa consigli a indigeni e foresti, la sua proverbiale disponibilità lo porta a essere una specie di “cassazione” per ogni problema tecnico che sorge nella zona. “Beh oltre a vendere al dettaglio, giro come una trottola per rispondere alle chiamate, portare le bombole di gas ecc. ecc. Ma non mi pesa affatto. Mi piace discutere con la gente, dare qualche consiglio tecnico dove posso”. Non è ancora tutto. C’è molto, molto di più. “Ascolto anche le storie di chi passa, discuto, mi diverto a essere una specie di “Sos Tappulli”. In paese ci conosciamo uno per uno, so di che cosa ha bisogno ciascuno, faccio da “ufficio tecnico” 24 ore su 24″.
Una figura che nelle cittadine della costa sta scomparendo, per non parlare delle città grandi dove è stata cancellata, e sostituita dall’onnipresente Internet. A Santo, verrebbe da dire per fortuna, non è ancora possibile, serve un signor Daniele che accorre in soccorso della vecchina come del giovane sprovveduto.
All’ingresso del paese sono state poste da circa una dozzina di anni delle opere in legno che furono intagliate dai migliori artisti nazionali in occasione di un festival dedicato a questa arte “povera, proprio quella sulla quale pontifica Mauro Corona riciclatosi come opinionista a 360° gradi sulle reti tv. Ci sono un castoro, un’aquila ed alle porte del viale di accesso al centro una figura con pipa, bonaria e rassicurante al tempo stesso. Non sappiamo se il signor Daniele fumi la pipa. Nel caso sarebbe facile dedurre a chi si sia ispirato lo scultore.