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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

‘Modificazioni corporee’, l’antesignano del tatuaggio Nadir Lucchesi, che esiste da oltre trent’anni

“Il pensiero di aprire bottega mi venne appena uscito dall’esperienza del liceo artistico. Un frutto della mia giovanile incoscienza probabilmente. Avevo vent’anni, volevo provare qualcosa di nuovo”
Modificazioni corporee è la bottega dei tatuaggi di Nadir Lucchesi
Modificazioni corporee è la bottega dei tatuaggi di Nadir Lucchesi
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di DANILO SANGUINETI

Ero tatuatore prima di te. Come l’urlo del rocker che sosteneva con orgoglio il suo ruolo di precursore, di essere stato punk quando il termine neppure era stato creato, Nadir Lucchesi può tranquillamente affermare che non ha anticipato la tendenza di decorare il corpo, anzi di avere contribuito a crearla.

Oggi il tatuaggio nelle civiltà avanzate occidentali è quasi un must have, una moda che ha infranto i pregiudizi etnici, sociali, addirittura religiosi che i tatau delle civiltà autoctone di Melanesia e Micronesia si trascinavano dietro e che marchiavano i pochi europei che ardivano esibirli: in grossolana sintesi marinai ed ex (fino a un certo punto) galeotti. Oltre trenta anni fa eravamo più o meno lì, forse potevano sommarsi alle due precedenti categorie gli adepti di sette e membri di partiti all’estremo, se non oltre, dell’arco costituzionale…

Ci voleva un bel coraggio nel 1990 per pensare nella paciosa e perbenista Chiavari ad un negozio specializzato in tatuaggi. Il signor Lucchesi al ricordo se la ride: “Il pensiero di aprire bottega mi venne appena uscito dall’esperienza del liceo artistico. Un frutto della mia giovanile incoscienza probabilmente. Avevo vent’anni, volevo provare qualcosa di nuovo, avevo frequentato i corsi di Marco Firino, uno dei fondatori della scuola di tatuaggio in Liguria, un autentico precursore”.

Un entusiasta Nadir vuole fare le cose per bene e si reca in Comune a chiedere le necessarie autorizzazioni. “Negli uffici mi guardarono come si guarda un marziano. ‘Una attività di cosa?!?’ Fu già molto che non mi risero in faccia. Io però non ero tipo da farmi scoraggiare. Mi documentai, passai anche dalla Asl perché era richiesto ancha la certificazione sanitaria. Alla fine, più spiegando che venendo informato, riuscii a tirare su la saracinesca”.

I primi tempi furono degni di un pioniere. “Direi una bugia se affermassi che furono inizi semplici. Sebbene non avessi praticamente concorrenza, dato che in tutta la provincia di Genova le botteghe di tatuatori si contavano sulle dita di una mano, il negozio non era certo affollato. I miei clienti? Giovani sicuramente, con pochi pregiudizi, dalla mentalità aperta”.

Ma la storia era destinata a un rapido mutamento. Dopo cinque o sei anni ci fu un’impennata, molte barriere mentali caddero, l’affermarsi di nuove correnti di pensiero, provenienti da Oltreoceano fecero la differenza”. Nel 1999 nasce ‘Modificazioni corporee’, il centro aperto allora e ancora oggi funzionante in via Cesare Battisti 1e a Chiavari. Una definizione non casuale perché a Nadir si affiancano altri artisti del tatuaggio e non solo. Oggi la bottega vanta anche un esperto di Piercing che nel frattempo da nicchia dedicata alle signorine che avevano bisogno del primo foro ai lobi è diventato una tendenza in impetuosa espansione, nel numero e nella qualità, raggiungendo le persone e le parti del corpo più impensabili.

Al volgere del secolo Nadir Lucchesi e il suo centro diventano un ‘classico’, un centro di riferimento per coloro che vogliono avere addosso un disegno o una scritta che restino e che valgano. “Dal 2000 a oggi il lavoro è andato aumentando, è indiscutibile. Il tatuaggio ha abbattuto ogni barriera, sociale, di genere, di età. Oggi mi arrivano richieste di ogni tipo da parte di ogni genere di individuo, dal ragazzino accompagnato dai genitori – naturalmente dato che per i minorenni serve l’autorizzazione – al ‘pensionato’ che vuole cambiare look e non ha paura delle novità”.

E l’animo artistico di ‘mastro’ Lucchesi può scatenarsi. “Mi vengono proposte le opere più improbabili e le scritte più incredibili. Io e i maestri che mi affiancano in negozi siamo stati messi di fronte a vere e proprie sfide: disegni che hanno richiesto un numero inusitato di sedute per essere completati, incisioni su tutto il corpo, che hanno messo a dura prova non solo i nostri occhi e le nostre mani ma anche la tela, ossia il corpo dei committenti”.

Nelle sale di ‘Modificazioni Corporee’ Nadir e collaboratori hanno come punto d’onore quello di ascoltare tutti. Non di accontentare tutti. “Penso che si debba sempre avere il coraggio di dire no a richieste chiaramente impossibili, o, ancora peggio, inopportune. Se avessi avuto un euro per ogni ragazzo e ragazza ai quali ho sconsigliato di farsi incidere su parti, visibili o no, del fisico, il nome dell’amato o dell’amata, sarei molto ricco. La mia replica in questi casi è molto semplice: ‘Ne sei sicuro? Perché tra sei mesi lui o lei potrebbero non esserci più mentre la scritta andrebbe cancellata, è fattibile ma il corpo non è una lavagna…’. Poi ci sono quelli che vogliono farsi incidere simboli o stemmi non concessi dalla legge. Qui prima provo a persuadere, poi se insistono, ricevono un netto no”.

La deontologia del tatuatore prevede anche che si usi ogni precauzione e ogni accorgimento perché l’operazione sia il più impossibile indolore e sicura al 100%. “In questo caso trent’anni non sono passati invano. Oggi il tatuaggio anche esteso, anche nelle porzioni più sensibili dell’epidermide, è più rapido, più efficace, più duraturo, meno doloroso e molto meno a rischio di reazioni sgradevoli. L’uso di paste preparatorie alla lidocaina e usando aghi ultrasottili, che incidono quasi senza essere avvertiti dalla pelle, macchine con motori elettrici ultrasofisticati, hanno da una parte semplificato il nostro lavoro e dall’altra reso accessibile l’operazione alla quasi totalità delle persone”. 

Insomma ci si può ‘modificare’ con assoluta tranquillità. Ed entrare nella ormai vasta platea di espositori ambulanti delle opere di Nadir. A proposito, è assai diffusa la credenza che Nadir sia il nome d’arte. “Ed invece è proprio come sono stato iscritto all’anagrafe. Mio padre era un fanatico di Salgari: a mio fratello è toccato chiamarsi Omar, per me un nome che richiama il ciclo dei Pirati della Malesia, anche se a dire il vero è la parola araba per indicare il punto più basso, invisibile all’osservatore, della volta celeste, l’opposto dello zenit”. A 52 anni il suo nome non è più un problema. “Anzi mi permette di distinguermi in un mare di Paolo e Luca…”.

Forse Nadir Lucchesi con questa riflessione ha svelato il vero senso che sta dietro alla decisione di tatuarsi. Da un lato è un mezzo per far scorrere il tempo in maniera non lineare, fermando una impressione, un pensiero, un volto, modificando il nostro corpo aiutiamo gli altri a modificare l’impressione che hanno di noi. 

Esprimere ciò che si ha dentro, esternare appare una soluzione per posti dove l’immanente non fa cassa. Disegnare o scrivere qualcosa sul proprio corpo è anche un modo per gridare e farsi sentire quando il rumore di fondo sovrasta la parola. 

Il tatuaggio come un messaggio nella bottiglia lanciato nel mare dei rapporti interpersonali? Anche, sebbene sia sbagliato fermarsi alla pura esteriorità. I tatuaggi sono una traccia: nella civiltà dove il significante tende a prevaricare sul significato per non restare confusi nel gregge si tende usare il fisico come una lavagna. Se i vestiti dicono agli altri chi siamo o vorremmo essere, la seconda pelle, più sgargiante di quella dataci in sorte, diventa un discorso diversamente articolato. Farsi comprendere è la vera scommessa.

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