di ALBERTO BRUZZONE
Nell’estate di quarant’anni fa, precisamente il 29 luglio del 1983, il giudice Rocco Chinnici, magistrato pioniere della lotta alla mafia, venne assassinato insieme agli uomini della sua scorta con una Fiat 126 imbottita di tritolo, mentre usciva dal portone della sua abitazione di via Giuseppe Pipitone Federico, a Palermo, per recarsi al lavoro al Palazzo di Giustizia, come tutte le mattine.
Fu un attentato particolarmente eclatante, sia perché arrivò al culmine di una lunghissima striscia di sangue, sia perché Chinnici era il fondatore di quel Pool Antimafia all’interno del quale lavorarono poi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Siamo nel pieno della stagione delle bombe e questo clima, a quattro decadi di distanza, viene raccontato attraverso il teatro e la musica, con lo spettacolo ‘Mio padre, un magistrato’, che andrà in scena sabato 28 ottobre, alle ore 21, al Teatro Sociale di Camogli. Autrice del testo e protagonista sul palcoscenico è l’attrice Clara Costanzo: ha iniziato questo lavoro diversi anni fa, l’ha portato nei teatri e nelle scuole, ancor di più l’ha rappresentato nel 2023, anno del quarantennale, e la serata di Camogli è una delle tappe di un tour che, durante l’estate, l’ha condotta anche ad Acqui Terme e a Diano Marina, mentre la scorsa primavera la pièce ha circuitato a Firenze e a Roma.
‘Mio padre, un magistrato’ racconta il giudice Rocco Chinnici attraverso un punto di vista intimo, genuino ed estremamente personale: quello della figlia Caterina, magistrato anche lei, oggi parlamentare europea. È stata la Chinnici a scrivere il libro ‘È così lieve il tuo bacio sulla fronte’ (edito da Mondadori), dedicato al rapporto speciale che aveva con il padre, e Clara Costanzo è partita proprio da questo volume per produrre il suo copione.
Ad arricchire il lavoro, che è profondamente toccante, specie in quelle parti dove Caterina racconta la sua crescita, i suoi studi, i caffè preparati dal papà alla mattina, l’arrivo a casa dei colleghi Giovanni e Paolo, l’attentato e moltissimo altro, ci sono le musiche, suonate direttamente dal vivo dalla violinista Alice Nappi, su partitura di Roberto Izzo, talentuoso elemento dello Gnu Quartet.
Perché è importante ricordare il giudice Rocco Chinnici? Per tutta una serie di motivi: fu il primo ad affermare che per combattere la mafia bisognasse colpirla negli affari economici; fu il primo a intuire l’unitarietà e l’interdipendenza fra tutte le famiglie mafiose e, conseguentemente, l’interconnessione dei grandi delitti di mafia; fu il primo a modificare radicalmente il metodo di lavoro dei magistrati, cercando di affrontare unitariamente l’esame del fenomeno; chiamò a lavorare con lui Borsellino e Falcone; istituì quello che, solo dopo la sua morte, prenderà il nome di Pool Antimafia; ideò un metodo di lavoro apprezzato e ripreso anche dall’Fbi; fu il primo a portare la sua testimonianza nelle scuole, a parlare direttamente ai ragazzi, convinto che educare le giovani generazioni a una nuova coscienza fosse l’unica arma per costruire un futuro migliore.
Nel rapporto, strettissimo ed estremamente affettuoso, tra un padre e una figlia, emergono i tratti del Chinnici uomo e del Chinnici giudice, le sue battaglie e i suoi tormenti, il suo impegno e gli ostacoli che posero sulla sua strada, sino al crescendo finale, intriso di sgomento ma mai di rassegnazione. Un finale che lacera, così come fu lacerato il corpo di un eroe del Novecento. Esattamente quarant’anni fa.
I biglietti per lo spettacolo sono in vendita presso il botteghino del teatro, oppure online a questo link: https://www.vivaticket.com/it/Ticket/mio-padre-un-magistrato-storia-di-rocco-chinnici/215799.
