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Giovedì 11 dicembre 2025 - Numero 404

Mezzanego ha il suo Museo della Nocciola, la regina della Valle Sturla

Negli anni, attorno alla nocciola si è creata una piccola economia, fatta di mestieri e saper fare, conoscenze, tradizioni, ricette
L'inaugurazione del museo della Nocciola nei giorni scorsi a Mezzanego
L'inaugurazione del museo della Nocciola nei giorni scorsi a Mezzanego
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di ALESSANDRA FONTANA

Mezzanego ha il suo museo della Nocciola, la regina della Valle Sturla e non solo. Quello appena trascorso è stato un fine settimana di storia e cultura, culminato con l’inaugurazione dell’edificio che ospita passato, presente e futuro della coltivazione.
Il Museo della Nocciola Misto Chiavari, a Mezzanego in località  San Siro Foce, racconta la storia e la cultura della nocciola in Val Fontanabuona, un legame antichissimo le cui prime tracce sono di 5000 anni fa. All’interno un percorso che illustra le tecniche di coltivazione, gli strumenti tipici con l’utilizzo di supporti multimediali.

“Questo museo – dichiara il sindaco di Mezzanego, Danilo Repetto – rappresenta un traguardo importante per la nostra comunità e un investimento sul futuro. Ringrazio il vicepresidente Piana, Regione Liguria e il GAL Verdemare Liguria per il sostegno a un progetto che appartiene a tutta la vallata e grazie al quale abbiamo recuperato oltre 12 ettari di noccioleti”. 

Presente al taglio del nastro anche il vicepresidente Alessandro Piana: “Il Museo della Nocciola è un omaggio a un prodotto che caratterizza da secoli l’economia e la gastronomia della vallata, rappresentando al tempo stesso un volano di promozione turistica e culturale. Abbiamo stanziato 100.000 euro a copertura totale dell’intervento, che ha permesso la manutenzione straordinaria, il risanamento strutturale e l’adeguamento igienico-sanitario di un edificio pubblico, trasformato in un centro espositivo dedicato a una delle colture simbolo della vallata: la nocciola “Misto Chiavari”.  
All’interno del museo sono presenti anche due collezioni  quella della professoressa Virginia Ughini e quella dell’agronomo Giovanni Govi. Il museo offre un percorso didattico e culturale che valorizza la tradizione agricola legata al nocciolo, illustrando le pratiche di coltivazione, raccolta e trasformazione, con l’esposizione di strumenti tipici e l’impiego di arredi e supporti multimediali. 

Negli anni, attorno alla nocciola si è creata una piccola economia, fatta di mestieri e saper fare, conoscenze, tradizioni, ricette.  Mezzanego divenne letteralmente “il borgo delle nocciole”: venivano realizzate le tradizionali “reste“, le collane di nocciole che sono un po’ il simbolo del borgo, posto nella importate direttrice tra il Passo del Bocco, e le valli del Parmense. 

La raccolta delle nocciole avviene ancora oggi manualmente: a Mezzanego nacquero opifici in grado di lavorarle e selezionarle per la distribuzione che raggiunse il suo picco negli anni ’50 del ‘900, quando venivano spedite soprattutto in basso Piemonte. Uno di loro è sopravvissuto per un misto di tenacia e tradizione: l’opificio della famiglia Cogozzo. Lì una macchina di legno azionata da nastri e carrucole, seleziona le nocciole per grandezza e tipologia, risparmiando all’uomo un lavoro da esaurimento nervoso: quello di scegliere ad una ad una migliaia di nocciole. Il Museo servirà anche a tramandare le tradizioni tanto care all’entroterra.  

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