di ANTONIO GOZZI
La venuta di Matteo Renzi a Chiavari, prima volta in Liguria da quando è nata Italia Viva, è stato un fatto molto importante. Nel bellissimo spazio antistante la cattedrale della Madonna dell’Orto quasi 400 persone hanno potuto ascoltare la conversazione tra l’ex-premier e il sottoscritto sui temi contenuti nel suo ultimo libro, ‘La mossa del Cavallo’ (Marsilio), da molte settimane in testa alle vendite per la saggistica.
Un grazie al Sindaco di Chiavari, Marco Di Capua, per la sollecitudine e la disponibilità con cui ha concesso a ‘Piazza Levante’, organizzatrice dell’evento, lo spazio della manifestazione; e un grazie sincero anche a Barbara Possagnolo e alla sua squadra, che si sono occupate dell’organizzazione logistica e operativa.
La visita è stata importante anche perché, prima di intrattenersi per più di un’ora e mezza con i cittadini chiavaresi e liguri in piazza Madonna dell’Orto, Matteo ha voluto visitare Wylab, il nostro incubatore di via Davide Gagliardo, ed è rimasto a lungo con i ragazzi delle start-up, curioso e interessato a capire cosa stanno facendo e quale è la prospettiva delle loro imprese. Il tema delle start-up lo intriga. Ne parla a lungo nel libro e, secondo me, sente Italia Viva come una start-up con le sue potenzialità e i suoi rischi.
Non capita spesso di avere a Chiavari un ex Presidente del Consiglio, e al di là delle diverse posizioni e opinioni politiche, penso che questo sia un grande onore per la nostra città. Chiavari ha bisogno di stimoli e confronti, e noi di ‘Piazza Levante’, con il ciclo ‘Incontri con i protagonisti’, cerchiamo di dimostrare che è possibile, se si hanno buone relazioni, avere personaggi importanti anche in provincia.
La chiacchierata con Matteo Renzi si è dipanata attraverso un doppio sentiero: da un lato la riflessione sull’Italia in questo momento così difficile, dall’altro quella sul percorso personale e politico di un uomo che, diventato Presidente del Consiglio a neanche 39 anni, ha ancora un futuro davanti a sé e molto può ancora fare per il Paese.
La sintesi che si può trarre dall’incontro è che ci troviamo di fronte a un politico riformista che come tutti i riformisti ha potuto misurare la distanza e la profondità dello scontro con la sinistra radicale da una parte e con la destra sovranista dall’altra.
Senza acrimonia e senza odio ma con fermezza e solida convinzione Renzi attacca tutti i totem e i feticci di una sinistra estremista, populista e inconcludente: il pregiudizio anti-impresa, l’assistenzialismo, il giustizialismo, l’invidia invece che l’ammirazione verso il merito, l’odio verso l’avversario politico. Totem e feticci per molto tempo tipici di una cultura comunista e catto-comunista che, esaurendosi nel nulla, ha trasferito i suoi veleni e le sue paranoie al grillismo sorgente.
Questa cultura, o meglio pseudo-cultura, è stata quella che ha combattuto l’azione riformista di Renzi premier, che lo ha contrastato all’estremo sulla grande riforma istituzionale impedendogli di vincere il referendum, che lo ha combattuto senza sosta all’interno del PD perché Matteo, con grande coraggio e spregio del pericolo, aveva sottratto il partito alla ‘ditta’ da sempre proprietaria.
Questa è stata la sub-cultura che cinque anni fa in Liguria, piuttosto che far vincere un’intelligente e appassionata riformista come Lella Paita, ha preferito farsi orientare dai maîtres à penser del ‘Fatto Quotidiano’, criminalizzando la candidata riformista, facendosi harakiri e facendo vincere il centrodestra che manco se lo aspettava.
Eppure, senza Renzi e la sua politique d’abord (consentite a un vecchio socialista una citazione nenniana) la sinistra un anno fa avrebbe aperto le porte ad una storica vittoria elettorale di Salvini e a un governo con i pieni poteri all’uomo del ‘Papeete’ che, purtroppo, sulla questione dell’Europa, fondamentale per il futuro dell’Italia, mantiene una grave e inaccettabile ambiguità. Pensate come sarebbe stato sotto Covid un governo nemico dichiarato dell’Europa.
La politica non conosce cortesie né ringraziamenti, ma un giorno qualcuno dovrà pur riconoscere a Renzi questo merito non da poco.
La traiettoria umana e politica e il futuro del giovane ex-premier fiorentino si giocheranno sulla sua capacità di essere di nuovo e sempre utile al Paese, di mettersi a disposizione dei giovani che vogliono ricostruire l’Italia, di promuovere senza gelosie e steccati la costruzione di un’area politica riformista più ampia di Italia Viva, un’area di cui il Paese ha enorme bisogno.
Un’area riformista capace, come dice Renzi, di fare politica e non propaganda, capace di costruire su un linguaggio di verità e non di balle un ampio consenso, attenta a coniugare meriti e bisogni e quindi a modernizzare il Paese in maniera gentile e inclusiva.
La mia amicizia e stima nei confronti di Matteo Renzi non si sono manifestate nella fase dei fasti e dei successi, cioè nei momenti in cui come diceva il grande Flaiano il popolo italiano “…è uso a soccorrere il vincitore….”, ma piuttosto in quelli delle difficoltà e della sconfitta.
La ragione per la quale, come gli ho detto concludendo la manifestazione di Chiavari, nutro nei suoi confronti stima e un affetto sincero è che gli riconosco un coraggio e una capacità di mettersi in gioco e di rischiare che mi ricordano i grandi imprenditori che si sono fatti da soli e hanno avuto successo senza aiuti di sorta, dimostrando che il sistema è aperto. In fondo anche per lui questa è la storia: un giovane di una famiglia qualunque di Rignano può diventare Presidente del Consiglio.
Conosco e amo queste storie ed è per questo che sento verso di lui comunanza e empatia.
Grazie Matteo di essere stato con noi a Chiavari!