di DANILO SANGUINETI
Due lenze di prim’ordine, padre e figlio Del Corso che da Deiva lanciano gli ami così lontano da far fare loro il giro del mondo. La passionaccia del padre Massimiliano è stata assorbita dal giovane Simone che aveva a stento acquisito la capacità di stare in piedi e già voleva afferrare canna e mulinello per cimentarsi nella ‘frustata’, per piazzare il più lontano possibile il galleggiante.
La Del Corso Dynasty ha scelto la specialità più tecnica e meno spettacolare della pesca sportiva, il Surf Casting, ossia la pesca in mare dalla spiaggia, dove gli attrezzi e l’abilità manuale sono niente senza la conoscenza approfondita dei vari campi di gara, includendo comportamento delle prede, correnti e condizioni meteomarine. Una conferma dai risultati dei recenti Mondiali Giovanili tenutisi a fine del mese scorso in Portogallo nelle spiagge di Manta Rota. I giovani talenti italiani della categoria Under 16 hanno conquistato la medaglia di bronzo, a pari penalità con l’Irlanda: 17 penalità complessive su 4 prove, un pesce in più per il team del trifoglio è costato l’argento agli azzurri. Niente podio per la quotata Italia nella Under 21: Simone Del Corso e compagni sono stati svantaggiati dal forte vento e da un’Oceano Atlantico di difficile lettura, caratterizzato da alghe e forti correnti, un mare che gli atleti italiani non conoscono ed hanno ‘sofferto’, abituati come sono al Mediterraneo molto più calmo e controllabile.
Non può essere un caso che abbiano dominato la competizione riservata agli U21 i padroni di casa. Il Portogallo ha preceduto la Spagna e l’Olanda. Italia solo quinta. Simone Del Corso, che è tesserato per la FIMA Chiavari del presidente Umberto Righi, si è piazzato al 28° posto della classifica individuale mondiale, su 50 atleti partecipanti, unico rappresentante della Liguria nella categoria U21, mentre negli U16 c’era lo spezzino Giovanni Simonini.
I piazzamenti, individuale e collettivo, non possono essere considerati soddisfacenti per Del Corso, che è considerato dai tecnici la grande speranza della pesca sportiva italiana. Un’occhiata al suo curriculum spiega il perché di tanta fiducia: Campione del Mondo con la Nazionale U16 nel 2013 in Marocco, Nazionale U21 nel 2017, confermato titolare nel 2018; dal 2013 ininterrottamente finalista negli Italiani di categoria. Non contento di essere il nome emergente nel Surf Casting, da un quinquennio si cimenta nella specialità Long Casting, ossia il lancio tecnico su prato, si potrebbe dire ‘a secco’, un passaggio utile per maturare tecnicamente il lancio – che verrà utile per la pesca dalla spiaggia – e raggiungere distanze altrimenti impossibili.
In questa specialità Simone ha vinto il titolo Italiano nel 2015 e la medaglia di bronzo nel 2017. Se a vent’anni è su questi livelli, ci si chiede cosa potrà fare quando raggiungerà la maturità agonistica, che nella pesca sportiva è più vicino agli ‘anta’ che ai trent’anni. A ulteriore garanzia della sua irresistibile ascesa c’è il continuo confronto con il padre, Massimiliano, che a sua volta ha vinto e continua a vincere tanto, è un altro specializzato nel Casting, Surf e Long che sia.
Il team Del Corso è affiatato, instancabile, dinamico, nel senso che gara dopo gara, giorno dopo giorno migliora: “Non potrebbe essere altrimenti, la passione per il Surf Casting mi è stata trasmessa dal genitore e non è più ‘rimediabile’… Con lui mi alleno girando le spiagge di mezza Italia prima, di mezza Europa adesso, anche lui coinvolto agonisticamente con la FIMA Chiavari, ha vinto tanto e da lui ho imparato e imparo moltissimo”.
In più c’è il marchio di famiglia, l’essere i primi critici di se stessi, la voglia di non accontentarsi mai. “Questa avventura in Portogallo è terminata, solo con un 5° posto della mia squadra U21, un vero peccato perché non ci sentivamo strategicamente lontani da quelle squadre come Spagna, Olanda e Francia, che alla fine ci hanno battuto, e tutti surclassati dai portoghesi, padroni di casa. Il campo gara era tracciato a Manta Rota, bellissime spiagge a fondale basso e sabbia finissima, con escursione di marea medio-alta”.
Simone spiega che nel suo sport la conoscenza è tutto: “La gara doveva essere impostata su pesci da ‘galla’, come maccarelli, aguglie, lecce stella, ma si sono presi anche spigole, saraghi, orate e muggini. Tutti pesci di taglia molto superiore ai nostri del Mediterraneo, basti pensare che si catturavano aguglie di 60 cm e lecce tra 35-40 cm, proprio queste ci hanno penalizzato, ne bastava una in più per salire o scendere di piazzamento nel settore. Abbiamo scoperto troppo tardi che le lecce arrivavano a tiro di canna solo ad un certo orario o quando spirava vento forte dal mare. Sulle aguglie eravamo preparati, infatti nella prova con assenza di lecce ci eravamo piazzati come nazione primi in classifica, ma nelle altre prove ci è girata male”.
Perché nel Surf Casting non si improvvisa e il fattore campo è quasi sempre decisivo: “Mi ricordo il mio primo Mondiale (2013) a soli 15 anni, disputato a Melillo (Marocco); sono tornato a casa con il titolo iridato, poi gli altri si sono disputati tutti sull’Oceano, in Francia, dove subivamo una escursione di marea di circa 500 metri. Per noi italiani, l’oceano ci mette in seria difficoltà, dobbiamo fare esperienza anche perché le correnti incidono in modo netto sull’attività del pesce. Ma non mi lamento anzi, fa parte del bagaglio tecnico, come tutte le esperienze maturate in FIMA, nei campionati italiani individuali e a squadre, compreso il Lancio Tecnico, il Long Casting dove anche in quella specialità ho raccolto vittorie importanti per me e per il mio team. Per me sono tutte esperienze, il mio impegno sarà di migliorare tecnicamente e dare maggior contributo alla mia società FIMA e alla nazionale”.
Se Simone è più arrabbiato che deluso, ben sapendo che il tempo è dalla sua parte, il padre, anch’egli tesserato FIMA Chiavari, ancora rimpiange la grande occasione sfumata in Portogallo: “Sono partiti con i ragazzi delle due Nazionali U16 e U21 e tutto lo staff tecnico federale. Tra prove, gare e viaggio, siamo stati via più di dieci giorni. L’Italia U21 con Simone ha chiuso solo al quinto posto, dopo una brutta partenza già alla prima manche; al secondo giorno si erano rimessi in corsa facendo primi di giornata; ma nelle restanti prove non sono riusciti a risalire la classifica. L’Atlantico e la mancanza di abitudine a quel mare, completamente differente dal Mediterraneo, l’ha fatta da padrone. Grande soddisfazione nell’aver fatto parte della spedizione mondiale perché ha aumentato notevolmente il bagaglio tecnico mio e di mio figlio, ma vi posso garantire che ho patito tantissimo, uno stress vedere la gara da fuori e non poter fare nulla per aiutare, mi sono sfogato facendo chilometri di arenile su e giu dai vari settori lunghissimi, qualche video e foto”.
Sarà per la prossima volta. Papà Massimiliano alle vittorie di Simone tiene moltissimo, riesce però a non farsi accecare dall’agonismo. In un attimo ritrova la giusta prospettiva: “Ringrazio la federazione ed i tecnici per il supporto che danno ai ragazzi che sono da elogiare per comportamento e spirito agonistico. Dopo la gara, dopo le gioie e i dolori, la cosa che rimane e che conta è l’aver creato negli anni amicizie sane e sincere. Apri la mente con nuove conoscenze, nuove esperienze, vedi nuovi paesi, insomma cresci. Lo fa mio figlio, lo faccio anch’io, non si finisce mai di imparare”.