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Marta Brizzolara e il suo decennale alla guida dell’attività di famiglia: così si tiene viva la frazione di Villanoce - Piazza Levante

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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Marta Brizzolara e il suo decennale alla guida dell’attività di famiglia: così si tiene viva la frazione di Villanoce

Il cognome dice molto, il suo album dei ricordi racconta il resto. Incarna l’ultima generazione di chi ha costruito l’albergo oggi ristorante pizzeria intitolato nella maniera più semplice possibile, usando il cognome dei proprietari
Il ristorante e pizzeria di Villanoce portato avanti con orgoglio da Marta Brizzolara
Il ristorante e pizzeria di Villanoce portato avanti con orgoglio da Marta Brizzolara
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di DANILO SANGUINETI

Che vista che si gode da Villanoce! Una delle frazioni di Rezzoaglio più misconosciute perché piazzata nel cuore della Val d’Aveto e che combatte per non farsi schiacciare dall’ingombrante capoluogo e dalla sovrastante “capitale” Santo Stefano. Il minuscolo abitato riverbera le delizie della media montagna, e riserva infinite emozioni essendo al centro di un complicato, ma comprensibile per chi ha pazienza, sistema di sentieri e viottoli che possono portare a qualunque panorama si desideri: da una occhiata alle cime che delimitano la conca avetana allo slancio dello sguardo a giù giù fino al mare Tirreno. Non è indispensabile l’occhio di falco per godersi lo spettacolo, basta saper guardare oltre le consuetudini. Aiuta avere un punto di vista originale, fresco, che rifiuta le usuali prospettive.

Qualità che mescolate a un background locale, ad una storia autoctona, portano esattamente alla protagonista della nostra storia, Marta Brizzolara. Il cognome dice molto, il suo album dei ricordi racconta il resto. Incarna l’ultima generazione della famiglia che ha costruito l’albergo oggi ristorante pizzeria intitolato nella maniera più semplice possibile, usando il cognome dei proprietari. Il primo indizio che da queste parti si bada al sodo, le fantasticherie vanno lasciate ai posti per fighetti. Infatti Marta quando prese in mano il timone dell’azienda di famiglia neppure per un secondo pensò di mutarne l’insegna. E questo a venti anni appena compiuti. Una ragazza che già sapeva il fatto suo. Una che è del posto e che possiede una visione ampia riuscì e riesce a traghettare la struttura ricettiva nel contemporaneo. Oggi che sta per festeggiare i trent’anni ripensa a quella scelta senza il minimo rimpianto. Eppure avrebbe potuto imboccare centro altre strade. No, ha deciso con coraggio di difendere quanto c’è di più identitario nella sua eredità, non per goderne la rendita ma per preservarla e incrementarla, compiendo un’azione doppiamente meritevole.

Marta – a proposito sarà un caso ma nelle nostre vallate a tirare le fila sono sempre di più le donne, in molti caso assai giovani, mettendoci un coraggio e lungimiranza tali da far arrossire l’altra metà del cielo – è stata preceduta da tre generazioni di Brizzolara. Perché quella che oggi è per il momento solo pizzeria-ristorante, nacque lì, ai bordi della strada provinciale 654, in via Villanoce 34 (non scialano neppure nella toponomastica da queste parti) nel 1927 come locanda. La casa della famiglia Brizzolara venne ampliata e resa adatta ad ospitare gli avventori. Il resto della storia Marta Brizzolara nata nel 1994 lo ha ricavato dai racconti dei nonni e degli altri parenti. 

“Subito dopo la guerra, con le energie fresche portate dalla volontà di ricostruzione, la casa diventa anche struttura alberghiera, con ampliamenti e miglioramenti dell’edificio. E lo rimane ininterrottamente fino al 2010. Una parentesi nella quale è stato dato in gestione, e poi nel 2015 sono subentrata io. E sono partita come ristorante e pizzeria”. Una scelta minimale ma anche lungimirante, una base dalla quale ripartire per poi progressivamente espandersi, nella tradizione dei più avveduti plan manager. 

“L’albergo è temporaneamente sospeso perché ci sono lavori da fare. I progetti ci sono, nella mia mente ho chiaro che cosa c’è da fare, cercherò di concretizzarli. Metteremo a posto le camere. A fine settembre ho chiuso per quasi tutto l’inverno, e ci siamo lanciati in lavori di ristrutturazione, sia interni che esterni. Venerdì 19 aprile abbiamo aperto. Tutte le sere tranne che il lunedì fino al 5 maggio; sabato e domenica e festivi anche a pranzo. Abbiamo cominciato a ricevere le persone nonostante i cantieri esterni non fossero ancora terminati. I nostri clienti sono stati estremamente comprensivi ed ora siamo pronti a lanciarci nella stagione estiva”.

È evidente che ci vuole un bel coraggio. Immaginate l’orgia di permessi da ottenere, per non parlare dello sforzo economico. “Beh, se guardo la cosa dal lato finanziario potrei parlare di incoscienza. Non voglio, però, apparire come una folle visionaria. Ho avuto una mano, una grossa mano da parte di tutta la mia famiglia, genitori in primis, poi uno zio che mi ha affiancato. Senza di loro non ce l’avrei fatta”.  

Una “family girl” che in una età nella quale molte sue coetanee sono ancora a carico dei parenti ha deciso di guidare il treno invece che sedersi comodamente nel vagone ristorante e farsi trainare. Una giovane imprenditrice che si confronta giornalmente con problemi di ogni tipo. Una volta tranciati i nodi gordiani della burocrazia, una volta assicurata la sostenibilità dei bilanci, pensate che fosse tutto risolto? Illusi. 

“C’è da fronteggiare la difficoltà di reperire e mantenere il personale qualificato. I cuochi, le persone di sala, i manutentori, ecc ecc. Ho trovato una ragazza che mi dà una grande mano, viene dalla Vallesturla, quindi da non lontano. Ma reperire in loco è stato ed è raro. L’età media dei miei dipendenti si aggira sui cinquant’anni, a parte un ragazzo di 28 anni che è con noi dal 2021. Adesso arriva il periodo nel quale bisognerà trovare altre persone per servire in sala e so già che non sarà affatto semplice”. 

La domanda “Ma chi te lo fa fare?” ad ogni particolare svelato da Marta diventa ancora più impellente. “L’atto di coraggio, se tale lo vogliamo definire, è stato quando ho iniziato a guidare il ristorante, nove anni fa. Ho un diploma da sommelier, avrei potuto fare altro e andare altrove. Quando mancò mia zia eravamo ad un passo da chiudere. Decisi di prendere la gestione, mi dissi “adesso Marta questa diventa casa tua”. E una volta che entri a “casa tua” ti devi rimboccare le maniche, volente o nolente”. 

Pare di capire che la Pizzeria-Ristorante Brizzolara sia in ottime mani. Mani coraggiose quanto meno. Che non hanno paura di “sporcarsi”, né di lanciarsi in un mare ancora tutto da esplorare. Con avvisi di tempesta all’orizzonte. In Val d’Aveto le azioni del turismo non sembrano così floride come “dal centro” i sempre ottimistici bollettini ufficiali recitano.

“A gennaio e febbraio, soprattutto se non c’è neve, gli incassi tracollano e le spese sono proibitive. Infatti io chiudo per procedere alle ristrutturazioni o per eseguire i lavori necessari. E ce ne sono sempre di nuovi da portare a termine, la struttura è ultracentenaria, un pezzo alla volta va sistemata. Per fortuna adesso entriamo nei mesi caldi, ma non per via delle temperature, ma per via degli incassi. Da giugno in poi saremo aperti sei giorni su sette, mattina e sera, con il canonico lunedì di chiusura. Abbiamo estremo bisogno di mesi buoni perché oltre all’inverno anomali veniamo da un 2023 fiacco. Negli anni precedenti avevamo avuto risultati assai migliori. Nel 2022 eravamo andati alla grande. L’anno scorso molto meno, solo ad agosto c’è stato il boom, a giugno e luglio abbiamo lavorato in pratica solo nei fine settimana”.

Il perché lo si capiva facendo un giro per la vallata. “Le seconde case sono rimaste chiuse. E se non arrivano i villeggianti siamo praticamente fritti…”. La grande scommessa deve essere quella di riuscire a portare più gente in valle, di passaggio e anche e soprattutto a risiedere per qualche settimana. “Per farlo è indispensabile creare qualcosa, farsi notare, organizzare eventi, richiamare l’attenzione dei potenziali visitatori. E per questo servono sinergie tra ristoratori, commercianti e imprese locali, il tutto stimolato e coordinato dalle amministrazioni”. Siamo nel regno di utopia. 

Tra qualche settimana si vota per il rinnovo dei consigli di Rezzoaglio Santo Stefano. “Io mi propongo di essere ottimista ma non posso fare a meno di notare che molti dei miei colleghi abbiano una età molto superiore, spesso doppia della mia. Molti vanno in pensione e non vengono sostituiti. Una volta che avremo perso questa generazione che cosa ne sarà degli alberghi e ristoranti della valle?”. Una domanda che in caso di risposta negativa aprirebbe le porte al nero tenebra. Per fortuna c’è Marta Brizzolara assieme ad un pugno di “Osti Coraggiosi” quando e più dei Capitani letterari. 

Facciamo finta che Villanoce sia un’altra Macondo, un paese dove l’inaspettato è norma e dove la magia ha una sua ragione. Confidando che non sia costretto ad attraversare cent’anni di solitudine: in una regione stritolata da gravami come pragmatismo, miopia e fiato corto – guarda caso le debolezze dei vecchi – Marta e gli altri ardimentosi che restano in campo non se lo possono permettere.

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