di ALBERTO BRUZZONE
“Le celebrazioni sono sempre sobrie, il problema è diverso: questo Governo di destra non ha nessuna riconoscenza verso il 25 Aprile, e non è ormai un mistero”. Maria Grazia Daniele, per dieci anni senatrice del Partito Comunista Italiano, già dirigente dell’Udi, l’Unione Donne in Italia, già presidente dell’Anpi di Chiavari e da sempre impegnata a difendere, raccontare e promuovere i valori della Resistenza, non le manda a dire.
Il Governo ha stabilito cinque giorni di lutto nazionale dopo la morte di Papa Francesco e raccomandato celebrazioni “sobrie” nel giorno dell’Anniversario della Liberazione, scatenando con quell’aggettivo il prevedibile mare di polemiche e reazioni.
“Un corteo e un’orazione sono sempre sobrie – ribatte Maria Grazia Daniele – e non c’era nessun motivo di specificarlo, se non la volontà di continuare ad annacquare, se non a oltraggiare, il senso del 25 Aprile. Papa Francesco è il primo che avrebbe voluto che questa data fosse ricordata in tutti i modi possibili”.
La senatrice, che vive a Chiavari e che domani sarà alle celebrazioni in piazza Nostra Signora dell’Orto “come tutti gli anni”, osserva: “Personalmente, il 25 Aprile non mi sono mai sentita in festa. Parliamo di una celebrazione che è fatta di ricordi e di memoria: la memoria di ragazzi di diciotto, venti anni che sono morti per liberare questo nostro Paese, ed è un messaggio che sempre occorre tramandare alle nuove generazioni, ovvero che la libertà ha un prezzo e così è stata raggiunta”.
Maria Grazia Daniele rimarca “due concetti essenziali: il primo è che la Resistenza non è stata solamente militare, perché c’è stata un’intera popolazione, fatta di donne e di uomini, che hanno aiutato i partigiani, spesso togliendosi il pane dalla bocca. Come dimenticare quelle donne che disfacevano i loro materassi per farne vestiti e altri indumenti per quei ragazzi che andavano a combattere. E poi i parroci, che si sono schierati per i partigiani, insieme ai loro parrocchiani. L’altro concetto è che il racconto della Resistenza è arrivato monco: mancano tantissimi particolari, tantissime storie, di questo mondo intorno si sa poco o nulla. Ad esempio, le staffette non sono mai state censite, eppure il loro ruolo fu fondamentale”.
Secondo la senatrice, “il 25 Aprile è esattamente il momento in cui mettere le cose in ordine. Non è solamente un resoconto, un elenco di chi è morto. È una commemorazione ma anche un gettare lo sguardo su quello che sta accadendo oggi, a ottant’anni di distanza”. Il 25 Aprile è “il giorno in cui si commemorano i morti caduti per liberare il nostro Paese dal nazifascismo, il 25 Aprile è una festa antifascista, e su questo non si può discutere. È così è basta. Chi non si dichiara antifascista, non ha nulla a che spartire con il 25 Aprile. I morti non sono tutti uguali e chi è morto dall’altra parte avrà altre occasioni per essere ricordato, non questa. Purtroppo su queste ambiguità della ‘festa di tutti’ oggi si gioca troppo e non si è più in grado di dare il giusto valore alla libertà di cui godiamo”.
E, con un forte rammarico, Maria Grazia Daniele domanda, e si domanda, “che cosa sopravvive oggi degli ideali e dei valori del 25 Aprile 1945? Che cosa, in una nazione che non vuole gli extracomunitari, che discrimina, che lascia morire i migranti in mare, che ha paura del diverso, che non conosce più il valore della solidarietà. Papa Francesco è morto gridando queste cose. Ci si dichiara democratici ma poi? Tutte le speranze del 25 Aprile per un mondo migliore dove sono finite? Ecco perché oltre a commemorare bisogna anche agire, e bisogna farlo tutto l’anno. Altro che festa sobria. Che cosa è stato e che cosa è il 25 Aprile dobbiamo continuare a urlarlo a gran voce”.