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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Maria Grazia Daniele: “Il 25 Aprile è una ricorrenza antifascista e bisogna gridarlo chiaro. Altro che ‘festa sobria’”

“I morti non sono tutti uguali e chi è morto dall’altra parte avrà altre occasioni per essere ricordato, non questa. Purtroppo su queste ambiguità della ‘festa di tutti’ oggi si gioca troppo”
Maria Grazia Daniele, già senatrice per dieci anni e presidente dell'Anpi di Chiavari
Maria Grazia Daniele, già senatrice per dieci anni e presidente dell'Anpi di Chiavari
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di ALBERTO BRUZZONE

“Le celebrazioni sono sempre sobrie, il problema è diverso: questo Governo di destra non ha nessuna riconoscenza verso il 25 Aprile, e non è ormai un mistero”. Maria Grazia Daniele, per dieci anni senatrice del Partito Comunista Italiano, già dirigente dell’Udi, l’Unione Donne in Italia, già presidente dell’Anpi di Chiavari e da sempre impegnata a difendere, raccontare e promuovere i valori della Resistenza, non le manda a dire. 

Il Governo ha stabilito cinque giorni di lutto nazionale dopo la morte di Papa Francesco e raccomandato celebrazioni “sobrie” nel giorno dell’Anniversario della Liberazione, scatenando con quell’aggettivo il prevedibile mare di polemiche e reazioni. 

“Un corteo e un’orazione sono sempre sobrie – ribatte Maria Grazia Daniele – e non c’era nessun motivo di specificarlo, se non la volontà di continuare ad annacquare, se non a oltraggiare, il senso del 25 Aprile. Papa Francesco è il primo che avrebbe voluto che questa data fosse ricordata in tutti i modi possibili”. 

La senatrice, che vive a Chiavari e che domani sarà alle celebrazioni in piazza Nostra Signora dell’Orto “come tutti gli anni”, osserva: “Personalmente, il 25 Aprile non mi sono mai sentita in festa. Parliamo di una celebrazione che è fatta di ricordi e di memoria: la memoria di ragazzi di diciotto, venti anni che sono morti per liberare questo nostro Paese, ed è un messaggio che sempre occorre tramandare alle nuove generazioni, ovvero che la libertà ha un prezzo e così è stata raggiunta”. 

Maria Grazia Daniele rimarca “due concetti essenziali: il primo è che la Resistenza non è stata solamente militare, perché c’è stata un’intera popolazione, fatta di donne e di uomini, che hanno aiutato i partigiani, spesso togliendosi il pane dalla bocca. Come dimenticare quelle donne che disfacevano i loro materassi per farne vestiti e altri indumenti per quei ragazzi che andavano a combattere. E poi i parroci, che si sono schierati per i partigiani, insieme ai loro parrocchiani. L’altro concetto è che il racconto della Resistenza è arrivato monco: mancano tantissimi particolari, tantissime storie, di questo mondo intorno si sa poco o nulla. Ad esempio, le staffette non sono mai state censite, eppure il loro ruolo fu fondamentale”. 

Secondo la senatrice, “il 25 Aprile è esattamente il momento in cui mettere le cose in ordine. Non è solamente un resoconto, un elenco di chi è morto. È una commemorazione ma anche un gettare lo sguardo su quello che sta accadendo oggi, a ottant’anni di distanza”. Il 25 Aprile è “il giorno in cui si commemorano i morti caduti per liberare il nostro Paese dal nazifascismo, il 25 Aprile è una festa antifascista, e su questo non si può discutere. È così è basta. Chi non si dichiara antifascista, non ha nulla a che spartire con il 25 Aprile. I morti non sono tutti uguali e chi è morto dall’altra parte avrà altre occasioni per essere ricordato, non questa. Purtroppo su queste ambiguità della ‘festa di tutti’ oggi si gioca troppo e non si è più in grado di dare il giusto valore alla libertà di cui godiamo”. 

E, con un forte rammarico, Maria Grazia Daniele domanda, e si domanda, “che cosa sopravvive oggi degli ideali e dei valori del 25 Aprile 1945? Che cosa, in una nazione che non vuole gli extracomunitari, che discrimina, che lascia morire i migranti in mare, che ha paura del diverso, che non conosce più il valore della solidarietà. Papa Francesco è morto gridando queste cose. Ci si dichiara democratici ma poi? Tutte le speranze del 25 Aprile per un mondo migliore dove sono finite? Ecco perché oltre a commemorare bisogna anche agire, e bisogna farlo tutto l’anno. Altro che festa sobria. Che cosa è stato e che cosa è il 25 Aprile dobbiamo continuare a urlarlo a gran voce”. 

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