di DANILO SANGUINETI
La strada verso l’eccellenza ha dei percorsi che in quel di Carasco appaiono molto meno tortuosi di quanto si temesse. Il merito va, nemmeno a dirlo, alla saggezza e alle conoscenze di una maestra – lei non gradisce ma si tratta di un vero e proprio guru del parquet – come Ornella Marchese che nell’arco di un decennio ha fatto fiorire un deserto, quale era dal punto di vista sportivo il territorio alle spalle della ricca costa levantina. Al di fuori dei centri ultra noti (Lavagna, Chiavari, Sestri) il Tigullio era zona pallavolisticamente parlando abbastanza depressa. Il turning point è rappresentato dall’arrivo in zona della campionessa e portabandiera del vollismo ligure, una genovese che non risponde certo agli stereotipi del ligure ‘maniman’ capace di rompere gli schemi e creare un punto di aggregazione a Carasco, aprendo una scuola di pallavolo che persino in questi difficilissimi giorni è capace di ampliare ulteriormente il suo raggio di azione.
“La tentazione di fermarsi perché quanto sta avvenendo al di fuori del nostro ambiente è sempre più preoccupante c’è, ed è proprio in situazioni come questa che bisogna reagire”. E trovare un modus vivendi con la quasi perenne emergenza. “Stiamo constatando che con questo maledetto Covid 19 dovremo fare i conti a lungo e allora credo che si debbano raddoppiare gli sforzi invece di farsi prendere dalla depressione”.
Eppure nemmeno per lei è facile: “Nei giorni prima di Natale quando si dovevano tenere una serie di partite per completare il calendario della prima fase e andare alla sosta natalizia in regola con il ruolino di marcia, abbiamo rinunciato a ben quattro match. Troppe le incognite: c’erano stati dei contatti tra le atlete e dei positivi, il rischio che uno di loro potesse a un tampone successivo rivelarsi a sua volta contagiato era troppo alto. Ho parlato con i vertici regionali e alla fine abbiamo trovato un accordo. Io vorrei sempre giocare ma di fronte alle questioni di sicurezza non transigo”.
La dinamica Ornella sta dando l’esempio anche per gli allenamenti e per come comportarsi con i propri tesserati. “Noi operiamo nelle categorie giovanili, con un vivaio forte di oltre cento tesserati, molti dei quali alle elementari o nelle prime classi delle medie, ci siamo accorti che stava arrivando un’altra ondata. Con i ragazzi over 12 abbiamo risolto di concerto con le famiglie una volta arrivato il via libera per le vaccinazioni: hanno ottenuto il super green pass grazie alla dose vaccinale. Mi ha reso molto orgogliosa vedere come le ragazze e i loro tutori sono stati scrupolosi. Volevano allenarsi e giocare in sicurezza, per loro e per i loro cari”.
Il problema si è riproposto ancora più severo per gli under 12. “Non c’era il via libera per le vaccinazioni e non era neppure pensabile obbligarli a continui controlli con i tamponi, sia pure rapidi e non molecolari. Poiché c’erano tantissimi casi proprio in questa fascia di età abbiamo deciso di continuare a farli allenare indossando le mascherine”.
La professoressa Marchese tradisce una nota di tristezza nella voce: “Potete immaginare che cosa significhi per queste bambine dover correre e saltare con una mascherina che copre naso e bocca. Una fatica per loro e tanta rabbia per noi che le guidiamo. D’altra parte così sono in sicurezza loro e le loro famiglie”. C’è però un dato positivo: “Mi ha stupito la serietà dei piccoli che si sono adattati senza lamentarsi. Stanno vivendo quelli che dovrebbero essere anni di serenità e crescita felice con tutti questi triboli…”.
A metà gennaio si dovrebbe ripartire con i campionati. “Me lo auguro, anche se al momento, guardando i numeri, non mi sento troppo ottimista. Rischiamo di vedere rovinata la terza stagione agonistica consecutiva. Sarebbe un mezzo disastro perché, inutile girarci attorno, si rischia di perdere una intera classe di età e forse anche mezza generazione di nuovi atleti. La ripartenza dopo l’estate aveva mostrato numeri poco confortanti: meno nuove iscrizioni, complicato confermare quelle degli anni pre-pandemia”. Fermarsi potrebbe voler dire sparire? “No, questo non voglio neppure pensarlo. Bisogna ripensare l’attività, imparare a convivere con l’emergenza”.
La sua irrefrenabile energia positiva riemerge. “Mi sono arrabbiata quando prima di Natale non abbiamo potuto fare la consueta festa in palestra per lo scambio di auguri, le condizioni esterne consigliavano estrema prudenza. Ci siamo sentiti in chat, un abbraccio virtuale che non può certo compensare quelli ‘reali’. Ero triste ma quando ho visto sia pure via computer il sorriso delle nostre ragazze, il cuore mi si è schiuso. La voglia di sport è sempre forte e riesce a vincere su tutto. Si faceva pallavolo anche nelle palestre terremotate post guerra mondiale, la torneremo a fare anche post pandemia. Non potrà piovere per sempre”.