di ALBERTO BRUZZONE
Sempre meno commercio al dettaglio, sempre più digitalizzazione e commercio online. E tutto questo nonostante i ripetuti appelli e l’impegno da parte degli enti e delle associazioni a valorizzare i negozi di prossimità.
La fotografia delle imprese fatta dalla Camera di Commercio di Genova e relativa al 2022 racconta questo e l’evoluzione è ancora più marcata rispetto agli anni precedenti e al primo semestre del 2022. Ci sono state 564 nuove iscrizioni nel 2018, sono salite a 711 nel 2019, poi sono progressivamente scese: 503 nel 2020, 466 nel 2021, 373 nel 2022. Di contro, sono aumentate le cancellazioni d’ufficio, ovvero di quelle imprese che non sono state più attive e non hanno presentato bilanci: nel Comune di Genova erano 8 nel 2020, sono diventate 21 nel 2021; nella Provincia di Genova erano 12 nel 2020, sono diventate 30 nel 2021. Nel 2022, invece, le cancellazioni sono 117 nel Comune e 136 nella Provincia, ma questo dato elevato risente anche della ‘pulizia’ dei registri che la Camera di Commercio effettua ogni quattro anni. Sta di fatto, comunque, che meno imprese si iscrivono e più imprese vengono cancellate. E, in chi rimane, si assiste a un commercio molto differente rispetto al passato.
Prendendo i dati relativi alla Provincia di Genova, ed elaborati dal Settore statistica e prezzi della Camera di Commercio, ci sono solo due segmenti che migliorano: Commercio al dettaglio di apparecchiature per le telecomunicazioni e telefonia, che passa da 75 imprese attive nel 2019, a 79 nel 2020, a 80 nel 2021 e a 86 nel 2022; Commercio al dettaglio per corrispondenza o attraverso Internet, che passa da 224 imprese attive nel 2019, a 271 nel 2020, 320 nel 2021 e 358 nel 2022. Dati alla mano, delle 373 nuove iscrizioni alla Camera di Commercio nell’anno appena concluso, circa il 10% si occupa di vendite online, di Internet e di spedizioni.
Si compra sempre più sul web e sempre meno nell’esercizio al dettaglio: fenomeno esploso in piena pandemia e mai rientrato. Infatti, soffrono i negozi tradizionali. Ad esempio, Commercio al dettaglio di frutta e verdura: erano 724 imprese nel 2019, sono diventate 717 nel 2020, 702 nel 2021 e 698 nel 2022. Male anche il Commercio al dettaglio in esercizi non specializzati con prevalenza di prodotti alimentari e bevande: 893 attività nel 2019, 885 nel 2020, 891 nel 2021 (in sensibile aumento), 852 nel 2022. Malissimo le edicole e le cartolerie, che registrano la performance peggiore: nella Provincia di Genova erano 558 nel 2019, sono diventate 535 nel 2020, 508 nel 2021 e 485 nel 2022.
Ancora, tra il 2019 e il 2022, le pescherie calano di 12 unità, le macellerie di 38, i tessili di 38, le ferramenta di 46, i negozi di arredamento e i mobilifici di 46, gli articoli sportivi di 9, i negozi di giocattoli di 18. Giù pure l’abbigliamento: da 1079 imprese nel 2019, a 1044 nel 2020, 1031 nel 2021 e 993 nel 2022. E le calzature? Da 244 a 214 nell’arco di quattro anni.
Per la prima volta, calano anche i negozi di animali domestici e di alimenti per animali: gli attuali sono 254, erano 274 nel 2019. Ci sono poi settori in equilibrio: le librerie, i panifici, i benzinai, i negozi di computer, quelli di elettrodomestici e di medicinali. Stabili anche i negozi che vendono oggetti di seconda mano, e anche questo racconta di una tendenza sempre più diffusa: gli esercizi erano 146 nel 2019, sono 143 nel 2022.
Il Settore statistica e prezzi della Camera di Commercio ha elaborato per la Provincia di Genova anche il dato rispetto alle nuove iscrizioni: 518 in tutto, molto meglio rispetto al Comune di Genova.
Secondo Maurizio Caviglia, segretario generale della Camera di Commercio di Genova, “è vero, 518 nuove iscrizioni non sono un dato negativo. Ma, in generale, bisogna cogliere tutti i segnali e capire quali azioni intraprendere per evitare ulteriori discese. Infatti, il calo delle imprese è graduale e costante e si verifica non solo sul numero degli iscritti, ma anche sul numero dei dipendenti, quindi le conseguenze dal punto di vista dell’occupazione sono importanti”.
L’evoluzione del commercio è ben evidente: su i negozi online, giù i piccoli esercizi. Caviglia aggiunge: “Questa evoluzione indubbiamente c’è e non favorisce per nulla gli esercizi di vicinato. Andrebbero tenuti in una maggiore considerazione, perché contribuiscono a migliorare la qualità della vita e sono dei presìdi in termini di sicurezza. Noi, come Camera di Commercio, siamo impegnati quotidianamente a veicolare questo messaggio”.
A volte, in effetti, si risparmia nel negozio al dettaglio, mentre online il prezzo è diventato maggiore: “Succede spesso – commenta Caviglia – E c’è poi un altro elemento: comprare sotto casa significa sostenibilità. Se uno ci pensa, quanto inquina una consegna? Dall’imballaggio spesso enorme al trasporto delle merci. Tutto questo non è socialmente sostenibile e le persone prima o poi se ne dovranno rendere conto. Vale la pena acquistare online prodotti di valore modesto? Le cancellazioni che aumentano? Penso che ci sia poca voglia di fare impresa, e questo è un segnale molto negativo per quanto riguarda la città. Quanto a certi settori, come l’edilizia, bisogna stare attenti a che non vi sia l’effetto ‘bolla’, dal momento che ora ci sono gli incentivi, ma nel futuro non si può sapere”.