È la prima volta nella storia della Repubblica che una legge di bilancio viene approvata prima ancora che il Parlamento ne conosca i contenuti.
Mentre scriviamo infatti non è dato sapere quali saranno i saldi di bilancio (e cioè gli importi relativi alle varie voci di entrata e di uscita) né gli stanziamenti sulle principali misure proposte dalla maggioranza legogrillina (reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni), né come e quando queste entreranno in vigore.
Siamo al 19 dicembre, mancano 12 giorni al termine per l’approvazione del Bilancio dello Stato e la confusione regna sovrana.
È noto come alla Camera sia stata approvata la settimana scorsa una legge di bilancio completamente ‘finta’, cioè tutta da riscrivere al Senato tenuto conto della richiesta di riduzione del deficit avanzata dalla Commissione Europea al fine di evitare la procedura di infrazione per eccesso di debito.
La legge votata dalla Camera prevedeva ancora un deficit sul PIL del 2.4%, con una crescita del PIL del tutto irrealisticamente prevista all’1.5% (tutti gli studi e le analisi più recenti fanno fatica a prevedere nel 2019 una crescita dell’Italia che arrivi all’1%).
La Commissione Europea pur riconoscendo all’Italia un’ulteriore dose di flessibilità rispetto ai patti confermati anche da questo governo a giugno (1.8% di deficit massimo sul PIL) non sembra disposta ad accettare qualcosa di diverso dal 2% su un PIL la cui crescita è prevista all’1%.
Al di là delle frazioni decimali ci vogliono, rispetto all’impostazione del governo grillo-leghista, tagli tra gli 8 e i 9 miliardi di euro destinati a colpire soprattutto le due misure-simbolo, quota 100 e reddito di cittadinanza.
Come si diceva, mancano 12 giorni alla fine dell’anno e se entro il 31 dicembre la legge di bilancio non verrà definitivamente approvata dal Parlamento scatteranno l’esercizio provvisorio e le sanzioni.
L’esercizio provvisorio significa che non si potrà spendere, mese per mese, più di quanto previsto nell’esercizio 2018 con buona pace di tutte le misure del ‘governo del popolo’ strombazzate a destra e a manca. Ma soprattutto scatteranno le sanzioni, che consistono essenzialmente in un rincaro automatico dell’IVA al 25%. E non vogliamo pensare a cosa ne sarebbe dello spread.
È chiaro che si cercherà in ogni modo di evitare questa catastrofe, a costo di tenere i parlamentari al lavoro anche a Natale. Ma qui sta il punto. I quasi 1000 parlamentari che abbiamo eletto a marzo e che ci costano 1.5 miliardi l’anno saranno costretti ad approvare il bilancio a scatola chiusa, senza conoscerlo e senza discuterlo. Non si sa infatti al momento in cui scriviamo quando la nuova manovra sarà sottoposta al Parlamento. Ogni giorno si dice buono, ogni giorno però la trasmissione slitta.
Quando la manovra, o meglio il maxi emendamento che la modifica radicalmente, finalmente arriverà in Senato (è da escludere, come detto, che non ci arrivi entro la fine dell’anno a causa delle disastrose conseguenze di tale evenienza) sarà stata dettata dall’Europa, e l’esame del Senato sarà un semplice pro-forma.
Il dibattito sarà strozzato dal poco tempo disponibile e dal voto di fiducia, alla faccia della centralità del Parlamento da sempre invocata dai 5 Stelle.
Il Parlamento così muore. A cosa serve se nelle sue aule nemmeno si discute su come spendere i soldi dei cittadini, su dove andarli a prendere, se è giusto privilegiare gli anziani o i giovani, se è giusto lasciare sulla schiena dei nostri figli e nipoti un debito enorme?
Grandi proclami, feste dal balcone, “abbiamo abolito la povertà ”, per cosa? Nessuno spiega agli italiani come e quanto costa andare in pensione con la fatidica quota 100 e soprattutto chi potrà farlo.
Nessuno spiega agli italiani come e quanto e quando verrà erogato il reddito di cittadinanza, che con i tagli imposti dall’Europa, al di là della praticabilità dei centri per l’impiego, rischia di essere ben poca cosa oltre all’incentivo a chi preferisce non lavorare.
Due domande sorgono spontanee al cittadino disorientato. La prima è se questo svuotamento di fatto della funzione del Parlamento sia dovuto all’incompetenza di questa scalcagnata e male assortita compagine di governo, o se non risponda invece a un preciso disegno: si ricorderà , infatti, che Grillo aveva già proposto di sorteggiare i parlamentari risparmiandosi la fatica di eleggerli.
La seconda domanda proviene più direttamente dal portafoglio: a che pro bruciare miliardi di spread in pochi mesi solo per fare i bulli con l’Europa, per poi finire a scrivere nella manovra esattamente quello che l’Europa ci chiede?