di ALBERTO BRUZZONE
La Liguria è una delle regioni più importanti d’Italia, dal punto di vista naturalistico. I numeri restituiscono l’esatta situazione: centocinquantamila ettari di territorio tutelati, ovvero il 30% della superficie totale; ventitré aree protette; settanta comuni coinvolti; un parco nazionale, quello delle Cinque Terre; sei parchi regionali; tre parchi comunali; quattro riserve naturalistiche; due giardini botanici; cinquanta tra Sic (Sito d’Interesse Comunitario) e Zps (Zone di Protezione Speciale).
Una ricchezza preziosa, alla quale si aggiunge un ulteriore primato: la nostra regione ha la percentuale di boscosità più alta di tutto il paese, arrivando a toccare il 70%.
A custodire questi tesori e a cercare di mantenerli e tutelarli è impegnato, tra gli altri, anche l’assessore regionale Stefano Mai, che tra le sue deleghe ha: Agricoltura, Caccia e Pesca, Biodiversità, Parchi, Allevamento, Acquacoltura, Sviluppo dell’entroterra, Antincendio boschivo, Escursionismo e Tempo libero. Un complesso ventaglio di competenze relative all’intero territorio ligure e alle numerose attività che in esso si consumano e che sono sempre oggetto di grande attenzione.
Mai, facendo la metafora del medico, parla del “paziente Liguria”: “È un paziente anziano, ma molto ricco di storia. È cresciuto molto bene, perché ha avuto dei genitori attenti e che lo hanno curato nel migliore dei modi. Adesso però, proprio perché ha una certa età, va salvaguardato perché stanno venendo fuori tutte le sue fragilità”.
Fuor di metafora, questo significa che bisogna lavorare perché l’immenso patrimonio regionale rimanga tale e continui a suscitare un sempre maggiore interesse. Anche per questo, la Regione Liguria ha avviato di recente una campagna di promozione dei propri parchi, per farli conoscere sempre di più.
La legge sui parchi impugnata dal governo e il ‘caso’ Portofino
Così, alla notizia del Governo che ha impugnato la recente legge regionale sui parchi (che comunque resta in vigore sino alla pronuncia da parte della Corte Costituzionale), l’assessore Mai non si è scomposto: “È evidente che si tratta di una scelta politica ed elettorale e non di un fatto tecnico. Con questa scelta il ministro Costa ha palesato il fatto che risponda a tirate di giacca politiche e non al bene del territorio. Il sottosegretario Valente, che aveva già annunciato il ricorso prima di conoscere i contenuti della legge, ha mosso osservazioni senza fondamento, basate solamente su motivi elettorali dei Cinque stelle, e Costa ha ubbidito. Come Regione Liguria siamo certi che l’impugnativa cadrà nel vuoto e che la Corte Costituzionale ci darà piena ragione».
Secondo Mai, “è davvero grave che un Ministro della Repubblica e un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri utilizzino strumentalmente il ricorso alla Corte Costituzionale nei confronti delle leggi della Regione, per fini politici e non tecnico normativi. Si è parlato del problema dell’istituzione dei confini dei parchi con legge. Intanto va detto che i parchi per cui la legge prevede i confini, ossia Antola, Aveto e Beigua, erano gli unici parchi in Liguria per cui non era ancora stato fatto questo passaggio. Secondo aspetto, non temiamo il contrasto legislativo. Infatti, nei confronti della recente legge emanata dalla regione Piemonte, che adotta le medesime modalità, non è stato sollevato alcun rilievo. Il Ministero dell’Ambiente dovrebbe preoccuparsi piuttosto di non ricattare la Regione Liguria tentando di imporre l’istituzione del Parco Nazionale di Portofino con confini assurdi e immotivati che vanno dal Monte Fasce ai confini della provincia di La Spezia”.
Una battaglia, quest’ultima, che pare appena congelata, ma è destinata a tornare di stretta attualità appena riprenderà la discussione, sia a livello nazionale che regionale.
Ritorno alla terra
Intanto, con l’arrivare della stagione estiva, il contesto naturalistico è occasione di rilancio non solo per il turismo, ma anche per il lavoro. Sono sempre di più, infatti, i giovani che scelgono di ‘tornare alla terra’. Le braccia… non rubate all’agricoltura, insomma.
Nel 2017 – in base ai dati diffusi da Unioncamere e relativi all’anno 2016 – il settore agricolo nella nostra regione è cresciuto dell’11%. “Contiamo – afferma l’assessore Mai – un più 37% di ragazzi che hanno scelto questa strada e anche un assai incoraggiante 5% di imprenditoria femminile. Poi, un dato ancor più positivo: ovvero un aumento dell’11% dell’export agroalimentare. Questo ci rende particolarmente orgogliosi, perché significa che la Liguria è in grado di produrre alimenti di assoluta eccellenza. Abbiamo una grande fiducia in questo settore anche perché, oltre al discorso lavorativo, l’agricoltura è fondamentale per la tutela e il mantenimento dei terreni. Meno territori vengono lasciati all’abbandono, meno avremo il rischio di incendi e di altri incidenti come frane e smottamenti”.
Regione Liguria sostiene concretamente questo ‘ripopolamento’ delle campagne e delle fasce: “Lo abbiamo fatto e lo stiamo continuando a fare – dice Stefano Mai – attraverso il Piano di Sviluppo Rurale: dal 2015 a oggi, sono stati aperti circa sessanta bandi e abbiamo messo a gara oltre duecentoventi milioni di euro. I primi nullaosta finanziari sono arrivati. Accedere a queste sovvenzioni è abbastanza semplice: è sufficiente avviare un’impresa ed entro ventiquattro mesi si può fare la richiesta del ‘Premio Giovani’. Questo prevede la cifra una tantum tra i diciotto e i trentamila euro. Occorre, naturalmente, fornire un piano aziendale che specifichi bene che cosa si pensa di fare, cosa s’intende coltivare e in quale zona”.
La piaga degli incendi
Più territorio è ‘popolato’, ordinato e coltivato, più si prevengono gli incendi: è un fatto notorio e che anche l’assessore Mai ha evidenziato. La Liguria, purtroppo, da questi episodi non è immune. L’annus horribilis è stato il 2017: si sono verificati oltre trecentocinquanta incendi e, alla fine, il bilancio è stato di quasi quattromila ettari andati in fumo. “Nel 2016 – precisa Mai – il territorio bruciato era molto meno. Così anche nel 2018. L’anno 2017, invece, è stato molto particolare perché di grande siccità, il che ha creato condizioni assai favorevoli per lo sviluppo degli incendi. Devo dire, comunque, che il nostro ‘esercito’ in questo senso è assai cospicuo e molto preparato: possiamo contare su circa duemila volontari, duecento squadre e cinquecento mezzi, tra cui tre elicotteri e alcuni canadair. Il principale problema che abbiamo dovuto affrontare è stato quello dell’abolizione, da parte di Roma, del Corpo Forestale dello Stato. Questo ci ha costretto a ridefinire l’intero sistema, insieme ai Vigili del Fuoco e con la collaborazione dei Carabinieri Forestali. Siamo riusciti a rimettere in moto la macchina. In più, la Liguria è riuscita a recuperare importantissimi finanziamenti, insieme a Toscana, Sardegna e Corsica. Solamente la nostra regione, partecipando al progetto Medstar per la prevenzione del rischio incendi, ha portato a casa due milioni e trecentomila euro”.
Questi fondi, secondo Mai, verranno utilizzati per “consentire di acquistare ulteriori mezzi e attrezzature; effettuare corsi di formazione; far crescere ulteriormente le competenze già molto alte del nostro volontariato; effettuare altra pianificazione, anche attraverso la creazione di nuovi acquedotti e di piccoli invasi da destinare appositamente alla gestione degli incendi. Inoltre, intendo puntare su una cartografia regionale molto puntuale, che contenga tutte le strade che possono essere utilizzate dai volontari. E su un’altra cartografia che indichi con precisione tutte le fonti di approvvigionamento idrico. Abbiamo bisogno di conoscere dove sono acquedotti, ma anche dighe, idranti, laghi, invasi e bacini, in modo che quando elicotteri e canadair si abbassano, sappiano esattamente dove andare. Nelle attività di spegnimento di un incendio, la rapidità e la precisione sono fondamentali, anche per accelerare e rendere più efficienti le operazioni”.
L’ultima versione della carta dei percorsi escursionistici
Proprio in tema di cartografia, la notizia è freschissima. È uscita la nuova versione della Carta inventario dei percorsi escursionistici della Liguria, che aggiunge cento nuovi sentieri per un totale di 362 ulteriori chilometri. “Arriviamo al quinto aggiornamento, con la consapevolezza che l’escursionismo, e l’outdoor in generale, in Liguria è uno dei settori su cui dobbiamo puntare per la riscoperta del nostro splendido mare verde di Liguria: un entroterra pieno di bellezze, prodotti tipici, biodiversità e ricchezza culturale”.
In totale la lunghezza dei percorsi sale a oltre quattromila chilometri. “Con questo aggiornamento arriviamo a un totale di 751 percorsi sentieristici in tutta la Liguria per una distanza complessiva di quattromila e quattrocentoquattro chilometri – prosegue l’assessore Mai – Queste cifre dimostrano come i sentieri liguri siano una vera e propria risorsa del territorio. Voglio ricordare che con il mantenimento dei sentieri, non solo si agevola il turismo, ma si mantiene il territorio e si facilitano operazioni di soccorso e antincendio boschivo”.
Intanto arriva la conferma della collaborazione con il Cai, il Club alpino italiano, per la manutenzione di alcuni tratti. “La gestione dei sentieri è una vera prova di coordinamento sul territorio. I tratti, oltre che dalla Regione, vengono gestiti dai Comuni, dalle Provincie, dai Parchi regionali e dal Parco nazionale delle Cinque Terre, insieme a numerose associazioni. Nello specifico ho appena destinato quarantamila euro al proseguo della collaborazione con il Cai che si occuperà di aggiornamenti al personale, dello sportello informativo, degli eventi, nonché del monitoraggio e ripristino di alcuni sentieri”.
La caccia: una questione che va gestita
Oltre a incendi e agricoltura, un altro dei fronti più “caldi”, per l’assessore Stefano Mai, è quello della caccia. Dove non mancano mai le polemiche.
La linea della Regione, però, è ben chiara: “La caccia che noi intendiamo è finalizzata alla gestione delle risorse faunistiche e non alla loro eradicazione. Non viene mai lasciata libertà ai cacciatori di abbattere tutto quello che capita a loro tiro. Ma la caccia è utile per ristabilire quell’equilibrio ambientale che è completamente saltato. Il problema, secondo me, sono le norme nazionali ed europee, che spesso non tengono in conto le specificità dei singoli territori e non si adattano bene alle finalità di cui sopra. Stesso discorso per la pesca: il nostro mare è invaso dai tonni, che stanno mettendo a rischio l’intero ecosistema, in quanto si cibano di pesce bianco. Ma i nostri pescatori non li possono catturare per via di discutibili leggi comunitarie. Io credo che la priorità sia ristabilire l’equilibrio ambientale. Detto questo, bisogna farlo in maniera puntuale e soprattutto coerente. Cercando sempre di usare il buonsenso”.