di DANILO SANGUINETI
La qualità del maestro viene giudicata in base a che cosa riescono a combinare i suoi allievi. È una riflessione che vale non solo per lo sport ma che nelle discipline agonistiche ha una sua particolare valenza. Perché insegnare uno sport è un’impresa della quale non tutti sono capaci.
Non basta essere stati buoni praticanti o essere degli appassionati, ci vuole anche la capacità di uno psicologo, il fiuto di un segugio e la vista di un falco che sappia scorgere tra i vari discepoli quelli capaci, quelli meno dotati, quelli che vanno solo assecondati e quelli che vanno invece seguiti passo dopo passo, sapendo che cosa si potrà cavare e dove potranno arrivare.
Luigi Festa, mancato a causa di uno sfortunato incidente scooteristico nel tardo pomeriggio di una domenica di metà gennaio, era tutto questo. Un vero maestro. Le testimonianze sono univoche, basta collegare i racconti di chi lo ha avuto come istruttore per capire quanto sia stato determinante nell’indicare la strada giusta da seguire.
Enrico Casareto, della Federtennis Liguria, ne traccia il profilo in piena luce, senza ombre. “Luigi faceva parte di una generazione di ‘maestri-pionieri’ che ha seguito cinque generazioni di allievi, vivendo l’epoca dell’esplosione del nostro sport in Italia e concentrando la sua attività soprattutto nel levante ligure, tra Chiavari e Lavagna”.
Divenuto istruttore giovanissimo, appena sedicenne, iniziò la sua attività di tecnico al Centro Coni di Valletta Cambiaso per poi trasferirsi nel 1970 al nuovo TC Chiavari, dove rimase fino al 1984/85, stagione in cui si trasferì al TC Lavagna. Tornò poi al Circolo verdeblu a fine 2002.
“Da maestro ha portato tanti giocatori ai vertici della terza categoria, ai tempi gloriosi dei ‘vecchi’ C1. Molti suoi allievi hanno scritto il loro nome nell’albo d’oro dello storico Master Caraffa e Fattori e, a Lavagna, Festa ha conquistato una finale ai Campionati italiani over 45 a squadre sul finire degli anni ’80, facendo da Capitano a tennisti del calibro di Caimo, Patti e Botteri”.
“Luigi era uno di quegli appassionati che interpretano il tennis come uno stile di vita, disponibile e affidabile sul campo e fuori, capace negli anni di contribuire in modo determinante a rendere l’Open estivo del TC Chiavari uno dei tornei più importanti della categoria anche oltre i confini regionali”.
Luigi Festa stava per festeggiare il 71esimo compleanno. Ne dimostrava e se ne sentiva molti di meno, perché la sua energia era immutata, l’entusiasmo era intatto. I funerali si sono tenuti nella chiesa di San Martino di Maxena, frazione collinare del comune di Chiavari. Su richiesta della famiglia – la moglie Piera, la figlia Francesca, i nipoti Ludovico, Olivia e Viola – non sono stati inviati fiori ma sono state accettate offerte per Action Aid, associazione per le adozioni a distanza.
A distanza di pochi giorni dall’ultimo addio, Fabio Marchione, che ha condiviso con Festa il percorso finale della sua carriera, ancora non si capacita. “È stata pura sfortuna. Un incidente casuale, come ha picchiato sull’asfalto. I se e i ma purtroppo non ci restituiranno Luigi. Aveva appena doppiato il capo dei settant’anni ma era pimpante e determinato come sempre”.
Al Tennis Chiavari il senso di vuoto è ancora più vivo che altrove. “Era tornato nel 2002, avevamo deciso di rilanciare il circolo di via Preli. Luigi era il motore: si lavorava bene con lui, e in questi mesi di ripresa dell’attività era contento…”.
Al fianco del maestro anche il presidente del Tennis Chiavari, Franco Perrone: “Luigi Festa insegnava tennis da quando aveva sedici anni. Nel Levante ‘era’ il Tennis. La sua perdita è tremenda, bisogna andare avanti perché lui avrebbe voluto così. In questo periodo particolarmente difficile, tra pandemia e annessi, ci aveva incoraggiato a tenere duro, quindi siamo moralmente obbligati a farlo adesso, che lui non c’è più”.
Nel rimpianto universale e nel dolore acuto dei familiari una consolazione arriva proprio dall’eredità di conoscenza lasciata dal maestro Luigi: in ognuno, e sono centinaia, dei suoi allievi ha lasciato un pezzettino di sé, una lezione impartita, un ricordo incancellabile. La lunga linea rossa, terra rossa per la precisione.