di ALBERTO BRUZZONE
Le storie più belle? Iniziano quando meno te lo aspetti. E così è andata anche per Lucrezia Corciolani. C’era la base, naturalmente, eppure mancava l’occasione. Poi, a un bel momento, l’occasione si è presentata, l’avventura è partita e adesso si spera che ne possano seguire altre.
La base: Lucrezia è una ragazza di Riva Trigoso, piena di vita e d’entusiasmo e con due grandi passioni, lo sport da una parte (che pratica a livello quotidiano e sempre con enorme dedizione) e la fotografia dall’altra. Ha ventidue anni, si è diplomata alla scuola grafica del ‘Caboto’ di Chiavari e sin da bambina ha sviluppato una buona (e bella) cultura visiva.
L’occasione: lavora con una fotografa della zona, ma un giorno lei non riesce a coprire un servizio e manda ‘sul fronte’ Lucrezia. Che non solo realizza degli scatti splendidi, ma scopre anche di avere uno speciale talento che arriva dall’unione delle sue passioni: il saper scattare delle immagini di sport, il saper cogliere il momento giusto, quello in cui s’immortala l’azione, il gol, la tensione dello sforzo agonistico. È uno dei settori più difficili, per chi vuol fare di quest’arte il proprio mestiere: perché comporta saper fermare il movimento e, nel fermarlo, saperlo pure raccontare.
Lucrezia Corciolani è un talento molto più che in erba e siccome a noi di ‘Piazza Levante’ piace raccontare le storie dei giovani, dei loro sogni e delle loro giuste ambizioni, ecco che una persona così non poteva passare inosservata. E poi, con ogni probabilità, l’arte fa parte di questa famiglia e di questo cognome: come non pensare, infatti, alla cugina Valeria, anche lei cresciuta come disegnatrice e illustratrice e poi diventata bravissima scrittrice sia per i ragazzi che per gli adulti (anche perché sa disegnare con le parole, questo è poco ma sicuro).
Ma qui la scena, e la storia, sono tutte di Lucrezia e sono tutte strameritate. “È vero – racconta – l’immagine è sempre stata un mio pallino, sia nel campo della fotografia, che del video e della grafica. Mi sono diplomata al ‘Caboto’ in Grafica Pubblicitaria e poi ho fatto i miei primi lavori come fotografa nelle discoteche. Ma è con lo sport che ho trovato la mia vocazione, anzitutto con la canoa e con il surf”.
Il rapporto con il mare è essenziale, quasi viscerale: sarà perché Lucrezia sulla costa c’è nata e ci vive, sarà perché si dà del tu con l’acqua, sarà perché lei per prima è una canoista e una surfista e perché nei bagni ci ha fatto anche i suoi primi lavori estivi. Se a tutto questo si aggiunge una reflex al collo, ecco che la strada è tracciata.
Da cosa nasce cosa, direbbe sua cugina Valeria (che di questo proverbio ha fatto il titolo di un suo romanzo): difatti da sport nasce altro sport. E Lucrezia, da qualche tempo, è diventata una fotografa di calcio. È l’aspetto più singolare e curioso di questa storia, perché sia nell’ambiente professionistico che in quello semi-professionistico e in quello dilettantistico capita rarissimamente di vedere una donna a bordo campo con macchina fotografica e teleobiettivo.
Invece Lucrezia c’è e non solo ci sta con passione e impegno, ma trova anche quella sensibilità che è tutta particolare e che certamente dipende da chi sta dietro alle lenti e agli otturatori, dalla mano che aziona il ‘clic’.
“Io non ho mai giocato a calcio, questo sport direi che mi manca… Però lo scorso anno la fotografa Laura Bianchi mi ha chiesto se potessi darle una mano con le partite della Lavagnese e, a poco a poco, mi ha lasciato il posto in quanto è molto impegnata su altri fronti. All’inizio ero un po’ titubante e avevo un po’ di timore, ma poi mi sono fatta coraggio e ho affrontato questa esperienza. La Lavagnese è una bellissima società, una grande famiglia. Mi hanno accolta molto bene e sono sempre tutti molto gentili. Seguo le partite in casa della prima squadra e, talvolta, qualche allenamento. Gli aspetti più difficili? Naturalmente riuscire a riprendere i gol e le azioni più salienti, non ci si può distrarre un attimo. Di solito mi piazzo a centrocampo e poi mi sposto a destra o a sinistra, seguendo l’andamento del gioco”.
L’attrezzatura, ovviamente, è professionale, altrimenti la fotografia sportiva non si riesce proprio a fare: “Utilizzo una Canon 6D Mark e un teleobiettivo Sigma 150/500, mentre per le foto meno in movimento è sufficiente un buon 24/70. Non è la mia prima macchina fotografica. La prima è stata alla Comunione, da bambina, quando chiesi in regalo una compatta. Poi mi sono esercitata tanto anche con la reflex analogica di mio papà. L’analogico è sempre una bellissima scuola. La passione ce l’ho tutta, credo di avere anche un po’ l’istinto. La speranza è che tutto questo possa trasformarsi in un lavoro continuativo”.
Anche la voglia di studiare è parecchia, sia come fotografa che come videomaker: professione quest’ultima sempre più richiesta, viste le nuove frontiere della comunicazione, specialmente sui social network. Lucrezia è giovane e, come quasi tutti i giovani, ha Instagram come social di riferimento: “È qui che guardo la maggior parte delle immagini e dei video. Devo dire che si trovano cose veramente stupende”.
Chi ama il mare, è abituato a guardare sempre verso l’orizzonte. Chi ama l’arte, ha la capacità di andare anche oltre. Chi è uno sportivo, ha mani e gambe per fare il salto. Insomma, a Lucrezia gli ingredienti non mancano. Va trovata la ricetta, ma a ventidue anni si ha il tempo e si hanno le energie per riuscire a farlo. Per riuscire a fare tutto.