di DANILO SANGUINETI
Avrebbe dovuto essere la stagione del ‘o la va o la spacca’: cambio di team, obiettivi aumentati, la maturità agonistica raggiunta grazie alla dura gavetta e le necessarie cadute (e risalite) nel mondo dei Pro.
Luca Raggio, uno dei migliori talenti ciclisti espressi in questo decennio dalla Liguria, si sentiva pronto per lasciare il segno. Voleva esserci ed esserci da protagonista nella carovana. L’avere alle spalle un’organizzazione come quella della Area Zero Pro Team sponsorizzata D’Amico-UtensilNord-MetroTecnica e contare su un team manager come Roberto Portunato, un conterraneo, un estimatore che ti conosce e sa come gestirti, lo aveva caricato a molla. Una semplice svolta del destino (mondiale) e ti ritrovi le ruote del tuo destriero d’acciaio sgonfie senza che tu ne abbia la benché minima colpa. I chiodi sulla strada sono stati gettati dal Covid-19 e non c’è vicolo, sentiero, asperità, collina, discesa, fettuccia di asfalto che si salvino.
Le classiche di primavera tra le quali le amate Milano-Sanremo e Giro dell’Appennino, il Trofeo Laigueglia e le corse all’Est passate in cavalleria, i grandi tour in Oriente annullati. Per il momento l’unica certezza è il Tour, che viene posticipato ad agosto-settembre. E prima che fare?
“Farsi passare il nervoso”, sogghigna il campione di Coreglia Ligure. “In avvio lo stop l’ho avvertito come una mazzata della sorte. L’avvio dell’anno era stato complicato: prima la mia precedente squadra aveva deciso di non rinnovarmi il contratto, poi l’accordo con Area Zero. Stavo preparandomi a un cambio di casacca importante, quando mi è arrivata dalla Russia una telefonata scioccante: un emissario della Gazprom Rus Velo, una delle formazioni top tra i Professional Continental Team, mi diceva che forse si liberava un posto nel loro roster e avevano pensato a me. Di tenermi pronto per andare a Zurigo. Pochi giorni e mi prospettano un viaggio in Russia per parlare con i capi del team, che potevo partire da un’ora all’altra. Io sono un tipo che non prende fuoco facilmente, ma devo dire che l’idea mi ha lasciato senza fiato. Poi il contrordine, i vertici del club preferivano non aggiungere un altro italiano a un team che è ‘accusato’ dallo sponsor di essere poco nazionalista”.
Un giro di valzer che non aveva fatto perdere concentrazione e convinzione a Luca. “Anzi, ero partito molto bene, le prime uscite con la squadra avevano mostrato un bel feeling di gruppo. E le prime corse dato dei responsi più che interessanti. Ai primi di marzo, quando in Italia iniziava la preoccupazione, io ero con la formazione in Croazia”.
La Area Zero D’Amico UM Tools, mercoledì 4 marzo, si ritrova in Croazia nella città di Umago: è in programma l’Umag Trophy, giunto all’ottava edizione. Per l’occasione il ds Massimo Codol aveva convocato, oltre a Luca, anche Michael Bresciani, Ivan Martinelli, Nicholas Rinaldi, Nicolas Nesi e l’altro talento rivelatosi nel Levante Ligure, Daniel Nastasi.
La corsa croata su un circuito privo di particolari asperità sembra fatta apposta perché Bresciani metta in mostra le sue indubbie doti di velocista. A Raggio e Martinelli, tra i più esperti del gruppo, il compito di sfruttare eventuali tentativi di fuga vista come alternativa a una conclusione a uno sprint a ranghi compatti. Purtroppo, i ciclisti dell’Area Zero fanno i conti con diverse cadute, pregiudicando così un buon risultato. Nessun piazzamento, sensazioni comunque buone in vista delle due gare più importanti della settimana croata, il Poreč Trophy in programma domenica 8 marzo nella città di Parenzo in Croazia, che si disputa su di un percorso di 155 km. con partenza da Parenzo e arrivo in salita a Torre Abrega.
Il gran finale da giovedì 12 sino a domenica 15 marzo con l’Istrian Spring Trophy, gara a tappe che si corre in Istria. Per l’occasione Codol aveva convocato Michael Bresciani, Luca Raggio, Orlando Pitzanti, Nicholas Rinaldi, Nicolas Nesi e il nuovo arrivato Emanuele Amadio. Raggio avrebbe avuto il compito di mettersi in luce nelle brevi salite presenti domenica e nella corsa a tappe. A Pitzanti, Rinaldi, Nesi e Amadio prima e Martinelli dopo, il compito di vivacizzare le corse cercando la fuga di giornata.
A decidere però è lo spargersi della epidemia. “Ci siamo consultati con i tecnici e i dirigenti. La squadra temeva che le frontiere venissero chiuse e che si incappasse in una quarantena lontano da casa. Le stesse notizie che arrivavano dai nostri paesi non ci consentivano di correre sereni. Oltretutto eravamo vicini al confine nazionale, abbiamo preferito abbandonare la corsa e rientrare”.
Una decisione tempestiva perché l’11 marzo il Governo ordina il lockdown generale. E Luca Raggio deve tornarsene nella sua Coreglia. “Per una settimana circa, fino al 20 marzo, ho ancora potuto fare qualche uscita in bicicletta, poi i nuovi divieti mi hanno lasciato le ore di cyclette e qualche ‘grimpata’ sulla salitella che ho dietro casa. Lì ho celebrato il mio 25esimo compleanno. Un po’ mesto? Diciamo che ne ho vissuti dei migliori. Il passare dei giorni, il forzato isolamento però aiutano. Correndo sui rulli ho tempo per riflettere. Sono sicuro che il ciclismo supererà anche questa, non butteremo via l’intera annata”.
Adesso attendono di vedere come evolve l’epidemia nei vari paesi, poi decideranno caso per caso. Il c.t. Cassani e i vertici della Federazione hanno fatto capire che per l’attività giovanile ci sarà poco da recuperare, forse la stessa attività degli Under 23 verrà congelata, ma che per le corse a tappe e in linea più importanti qualcosa si penserà. Il ciclismo professionista non potrebbe sopportare a un’annata azzerata: già così sarà durissima nei prossimi mesi, certo gli impegni presi saranno rispettati sino a fine anno, ma nella stagione ventura quante squadre Pro Continental saranno ancora in piedi? E quelle di livello inferiore?”.
Raggio cerca con ostinazione la ragione per essere positivo, come quando chiede ai suoi muscoli gli ultimi residui di energia per lo scatto decisivo. “Sì, serve uno sforzo di volontà da parte di tutti. Mi auguro che sia agosto, che sia luglio o settembre, ci facciano tornare a correre. Ipercontrollati, magari senza pubblico lungo le strade e senza arrivi tra la gente. Ci accontenteremo, sarà comunque importante rimettersi in sella”.
E alzarsi sui pedali, non solo con la fantasia.