Prosegue la serie di articoli di Giorgio ‘Getto’ Viarengo dedicati ad illustrare la Chiavari dell’Ottocento e i tanti modi ed aspetti per i quali questo può a buon diritto essere riconosciuto come ‘il secolo d’oro’ della nostra città.
di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
Uno dei più importanti intellettuali del Risorgimento italiano fu Giuseppe Mazzini. Se rileggiamo gli scritti di Giuseppe Ugo Oxilia, studioso e saggista di epoca successiva, vi troviamo un importante riferimento al dottor Giacomo Mazzini, padre di Giuseppe e incaricato di far parte della “nuova consulta”.
Un decreto del 23 giugno 1800 incaricava infatti una “commissione straordinaria” per riscrivere la nuova costituzione, e il padre di Giuseppe ne era autorevole membro. La famiglia Mazzini è descritta come moderata, non coinvolta e compromessa col regime precedente, perciò con un profilo tale da poter garantire un nuovo corso. Giacomo Mazzini era nato a Chiavari il 2 marzo 1767, sua madre era una Turio e la famiglia viveva nell’agio di un’attività di negozianti. Giunto all’età di addentrarsi in studi più avanzati decide di frequentare gli Agostiniani, ma dopo poco lascia il convento e si iscrive alla facoltà di medicina a Pavia. Questi sono gli anni di una più precisa formazione culturale, in particolare verso le nuove esperienze illuministiche. Giacomo torna poi a Genova dove sposa Maria Drago; dal matrimonio nascono tre femmine e un maschio: Giuseppe.
Il primo documento che riguarda il figlio di Giacomo è l’atto di nascita, leggibile presso lo stato delle anime della basilica di San Siro in Genova. “l’anno del Signore 1805 e alli 22 del mese di giugno alle ore 7 antimeridiane è nato un fanciullo di sesso mascolino, figlio di Giacomo Mazzini e della signora Maria Drago, coniugi, cui fu amministrato il battesimo, e sono stati imposti i nomi di Giuseppe, Giovanni e Maria”.
La vita e l’evoluzione del pensiero mazziniano richiederebbero spazi ben più ampi di questo articolo, ma credo utile riaffermare e ricercare le sue radici chiavaresi, i tanti tratti che ne fanno una delle più importanti figure della storia della città. Nella centralissima via Martiri della Liberazione, proprio accanto all’attuale Cinema Mignon, è tuttora leggibile un’epigrafe storica per ricordare la sua presenza in città, nel luglio del 1857, nei giorni che precedono il suo lungo esilio londinese. In questa casa, allora di proprietà di Nina Schiffini e Davide Ghio, Mazzini trovò la più fraterna e sicura accoglienza presso i cugini Solari Schiffini.
La traccia più rilevante delle radici chiavaresi di Giuseppe Mazzini si ritrova poco dopo la sua morte, avvenuta a Pisa il 10 marzo del 1872, quando si avviò “il Comitato di proposta per erigere un monumento in sua memoria”.
Presso l’emeroteca dell’Economica è conservato il numero del giornale locale “Chiavari” che in data 24 marzo 1872 riporta la cronaca del funerale tenutosi a Genova e disertato dall’amministrazione comunale di Chiavari: “E il Municipio di Chiavari? Oh! Quanto è immemore della sua dignità – egli non si mosse! Nondimeno egli giorni prima non ignorava che non sarebbe mancato l’intervento del Municipio di Genova e di molti altri Municipi ai funerali di Giuseppe Mazzini. Non erano i signori della Giunta nelle condizioni delle altre Autorità Amministrative e delle Giusdicenti alle quali il Governo impone la volontà propria, che è d’avversione dichiarata ai propugnatori dei principi di libertà e di emancipazione del popolo, ed invece di devozione ed amore ai clericali, ai gesuiti”.
Il Comitato avviò subito un forte momento di partecipazione e in data 11 maggio 1872 usciva la seguente nota: “La Società Operaia Chiavarese spinta anch’essa da quell’affetto e da quella riconoscenza che tutti gli uomini del lavoro devono al loro Grande Maestro e Apostolo di libertà Giuseppe Mazzini votava in assemblea generale £ 250 per un monumento a Chiavari”. Vi si aggiunse in seguito un cospicuo contributo da parte dei chiavaresi di Buenos Aires.
Non fu facile ottenere l’area: il Comune la negò, e la polemica animò non poco il dibattito. Il Consiglio Comunale del 16 luglio 1885 respinse la richiesta del Comitato di posizionare il monumento al centro della piazza della Cittadella. La realizzazione del bronzo fu stabilita ugualmente, ed il compito fu affidato ad Augusto Rivalta. L’opera sarebbe stata realizzata presso la Fonderia Conversini & C. di Pistoia, consegna prevista in Chiavari per il giugno del 1886. Purtroppo la polemica non si sopiva e la statua ormai realizzata fu costretta ad un deposito forzato presso i locali della Reciproca. Il lungo confronto tra laici e clericali chiavaresi arrivò a soluzione, dopo velenose polemiche reciproche, nella tornata del Consiglio Comunale del 17 luglio 1887: con 18 voti favorevoli su 22 venne approvata la richiesta di porre il monumento a Mazzini in Piazza Carlo Alberto (oggi appunto Piazza Mazzini). Un’epigrafe semplice e quanto mai puntuale orna il piedistallo: A Giuseppe Mazzini – I Chiavaresi – 1888.
Poco dopo, il parroco di San Giovanni scrisse una missiva all’Arcivescovo di Genova; una lettera ancora rovente, in cui spiccava un passaggio: “Vi è ora divergenza di opinioni nel Clero: chi opina non doversi più dare la Benedizione su quella piazza contaminata dal Mazzini”. Così scriveva il parroco chiavarese Giuseppe Damele il 25 maggio del 1888. Nelle carte d’archivio è rimasta la missiva con tanto di busta, su cui è vergato un appunto: “Monsignor Arcivescovo ha detto di non rispondere”.
(* storico e studioso delle tradizioni locali)