di DANILO SANGUINETI
Il tempo della riflessione, propiziato da una sosta inaspettata, interminabile, rovinosa, a diffusione quasi universale, è giunto. Se c’è da scovare il lato positivo questi giorni complicati, che sia trarre il meglio da quanto fatto negli anni passati, attribuire il giusto peso alle cose che contano, separarle dal superfluo, ancor meglio dall’inutile, privilegiare coloro che se lo meritano.
Il riconoscimento prestigioso attribuito ad Adriano Osimani sia visto in quest’ottica. Una finestra spalancata sull’opera di un’intera vita. Un nastro che viene avvolto e poi dipanato, un suggerimento su chi va considerato un vero protagonista di anni, anzi decenni. Autore prima e fiancheggiatore poi di imprese e crescita che sembrava non aver fine. Un ripasso che potrebbe aiutare una ripresa che abbia lo stesso slancio dei tempi eroici dello sport, quando nel dopoguerra l’Italia agonista pareva non conoscere confini. L’applauso a Osimani, il califfo della lotta sportiva, deve essere convinto.
Lo scorso 23 novembre gli è stato comunicato – lettera del Coni firmata dal presidente Giovanni Malagò – che veniva insignito della Stella d’Argento al Merito Sportivo per l’anno 2019. Con la menzione ‘lottatore una volta, lottatore tutta la vita’.
Osimani, chiavarese, classe 1942, è un compendio di storia della Lotta, libera e greco romana, in Liguria: atleta, tecnico, dirigente della Chiavari Ring che ha presieduto per decenni e della quale ancora oggi è nume tutelare, sempre pronto a consigliare e incoraggiare l’attuale reggitore, Stefano Braschi, neppure a dirlo suo allievo e pupillo.
Il cursus honorum di Adriano può dirsi tra i più completi che uno sportivo possa sognare: in 54 anni di rispettata attività e onorato servizio ha conseguito la Stella di Bronzo al Merito Sportivo del Coni (1994), la Stella d’Oro al Merito Sportivo della Federazione Nazionale Lotta (2001), e nel 2013 la Stella d’Argento al Merito Sportivo dalla Federazione Ungherese Lotta, testimonianza delle sue feconde collaborazioni con i lottatori di mezzo mondo.
Iniziò a 16 anni: nel 1958, grazie ad alcune fotografie appese sulle pareti dell’Automobile Club in piazza Roma a Chiavari, fu incuriosito da quello sport. Il passo successivo era quasi scontato, dato che il presidente della sezione locale Aci, Riccardo Cavenago, era un arbitro di livello mondiale e anche il fondatore (nel 1954) della Chiavari Ring.
Il piccolo-grande Adriano (nella foto a fianco) si mette ben presto in luce. Nel 1962 con il primo titolo regionale nella categoria pesi Piuma. La soddisfazione di diventare campione italiano a squadre nel 1969. Nel 1971 diventa tecnico. Ruolo che non ha più abbandonato. Allenatore, Istruttore Coni e Maestro Benemerito fino a ricevere l’attestato di Massoterapista Sportivo nel 1993.
Per capire il temperamento di Osimani basti sapere che l’ultima gara come atleta è stata affrontata nel giugno 1978 all’età di 36 anni. Il terzo filone, quello di dirigente, parte dal 1996: 23 anni come consigliere e poi presidente della sua società, dal 1966 al 2004. In carriera ha avuto numerosi incarichi dirigenziali: Consigliere, Vice Presidente e Presidente del Comitato Ligure Federazione Lotta, Fiduciario Coni Levante Liguria, Consigliere Provinciale Genova, Membro Giunta Comitato Regionale Coni Liguria nonché capo delegazione della Nazionale Italiana di Lotta Olimpica.
Nei ‘ritagli di tempo’ è stato anche Ufficiale Tecnico nominato e Team Leader della Nazionale Inglese. Solo per le sue avventure a cinque cerchi potrebbe riempire un libro: da dirigente e/o osservatore a partire dalle Olimpiadi del 1972 a Monaco di Baviera dove ha vissuto in prima persona il triste attentato alla delegazione israeliana, per poi partecipare anche alle Olimpiadi di Montreal in Canada nel 1976, a Barcellona nel 1992, e Atene 2004.
Inoltre ha accompagnato la squadra della Nazionale Inglese al torneo Mondiale per la qualificazione Olimpica a Tokio 2000. Inoltre ha partecipato a innumerevoli Campionati Europei e Mondiali nonché tornei internazionali.
Ha sempre seguito con passione e attenzione la sua disciplina, sulla quale potrebbe parlare per ore: “Per me la lotta è uno sport naturale, spontaneo e istintivo, spettacolare e mai brutale, che lascia solo benefici a chi lo pratica, sia che si tratti di lotta libera che di greco-romana. Lo stile libero è più dinamico, usi tutto il corpo per ‘schienare’ l’avversario, mentre la lotta greco romana è più statica e puoi atterrare l’avversario utilizzando solo la parte superiore del corpo”.
Si sta tentando di riportare in auge entrambe le specializzazioni. “Abbiamo vissuto un periodo di flessione quando le arti marziali sembravano avere il sopravvento. Colpa soprattutto di una politica sportiva miope. Scarsa comunicazione, la mancanza di un programma di marketing e la presunzione di credersi superiori, ci hanno spinti fuori dalle Olimpiadi per far spazio a realtà più commerciali. Gli eventi e le manifestazioni comportano un impegno notevole da parte degli organizzatori e hanno bisogno di una e più giornate per arrivare al termine, 5/6 incontri per ogni lottatore e per ogni categoria, il che porta anche ad avere poco pubblico, poco seguito. È stato anche uno dei primi sport ad avere la moviola in campo per aiutare i tre arbitri, arbitro di tappeto, giudice a lato e presidente di tappeto”.
Tappeto che era fatto di iuta e quindi molto doloroso. Si è migliorato molto sotto questo aspetto. Forse non torneranno gli anni gloriosi, quelli in cui persino un teatro poteva essere ospitale con i forzati della materassina. “Io ricordo il giorno 11 marzo 1956, quando il Teatro Cantero ospitò i migliori lottatori d’Italia, c’ero anch’io con tutta la Chiavari Ring”. Che cosa gli è rimasto? “Un orgoglio che in oltre sessant’anni non ho mai visto smentito. Il culto del fair play. Non ha bisogno di insegnamenti da parte dei preparatori e tecnici perché è innato. Non sei lottatore se non lo possiedi”.
Ben 4 Olimpiadi, 11 Campionati Europei, 12 Campionati Mondiali e innumerevoli tornei Nazionali e Internazionali. Custodisce gelosamente cimeli (badge, classifiche e risultati, immagini, articoli della stampa) raccolti durante questi 63 anni ‘nella lotta per la lotta’. Ma è l’archivio che ha nel cuore e nella mente il cimelio più importante.