(r.p.l.) Tutti i settori soffrono, tutti i settori sono in indubbia e drammatica crisi, a causa del perdurare dell’epidemia di Coronavirus in Italia. Non fa eccezione la sport industry e a fornire un dato assai dettagliato sulla recessione in questo ambiente è una delle startup chiavaresi che fanno parte del network di Wylab (e che ha sede sia a Chiavari che a Torino): si tratta di Sportclubby, ovvero la piattaforma di riferimento per lo sport, uno strumento per cercare, prenotare e pagare corsi e servizi dedicati offerti da strutture, club, federazioni e professionisti del settore, che permette di invitare amici a condividere le stesse passioni, ma anche scoprire e praticare nuove discipline.
Non sono proprio momenti floridi per la maggior parte di queste attività, con gli impianti chiusi, le palestre e le piscine chiuse, l’impossibilità a fare un qualsiasi tipo di vita sociale che non sia almeno a un metro di distanza. Tutto ciò, naturalmente, non consente il regolare svolgimento di moltissimi sport. È così che, secondo l’Osservatorio di Sportclubby, a poco più di due settimane dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, l’industria dello sport ha già subito un calo di attività del 24% a livello nazionale, rispetto ai giorni prima della crisi. L’inflessione non riguarda solo le regioni più colpite, ma anche quelle con un numero più ridotto di casi.
I dati resi noti da Sportclubby sono piuttosto significativi e assolutamente attendibili, sia perché, nel 2019, le prenotazioni di corsi e lezioni per i mesi di febbraio e marzo hanno pesato sul totale dell’anno per il 15%, sia perché la piattaforma ideata da Biagio Bartoli e Stefano De Amici monitora i comportamenti di oltre 140.000 utenti attivi in Italia. L’indagine permette di fare un primo bilancio sulle conseguenze economiche che il Coronavirus avrà sull’industria dello Sport&Wellness, un mercato che rappresenta il 5,3% dell’economia globale e che vale in Italia circa dieci miliardi di euro.
Ad oggi, analizzando l’andamento delle attività nelle regioni più coinvolte nell’emergenza, gli sport più colpiti – come si poteva prevedere – sono stati quelli praticati in centri chiusi e frequentati da molte persone: nelle ultime due settimane fitness, functional training e crossfit hanno registrato un’inflessione media del 35% nel numero di prenotazioni, lo spinning del 42%, il nuoto addirittura del 64%. Al contrario, hanno subito un impatto meno pesante gli sport da campo come il padel, calato solo del 7%, o il tennis, che sembra aver addirittura guadagnato utenti tra chi preferisce disertare la palestra, con una leggera crescita del 5%.
La Lombardia, come c’era da aspettarsi, paga il prezzo più caro: l’ecosistema sportivo locale ha già visto un calo complessivo delle attività del 75%. In Emilia Romagna la flessione è stata del 24%, la stessa registrata in Piemonte, nonostante il numero di casi rilevati qui sia notevolmente inferiore, così come le misure adottate in questa regione nelle prime due settimane. In Veneto, invece, il rischio di contagio sembra aver preoccupato di meno gli sportivi: il calo medio di affluenza nelle palestre è stato solo del 14%, con un picco del 19% nella prima settimana dell’emergenza.
Il settore ha già subito pesanti conseguenze anche nelle aree colpite per ora solo marginalmente dal Coronavirus: in Puglia, ad esempio, non ci sono state ricadute durante l’ultima settimana di febbraio, ma la preoccupazione si è fatta sentire successivamente, con un calo di attività del 28%. Simile la reazione registrata sulle isole, dove le prenotazioni nella prima settimana di marzo sono calate del 40%.
Stefano De Amici, cofondatore e CPO di Sportclubby, commenta: “Analizzando i dati del nostro Osservatorio, emerge chiaramente l’impatto negativo che l’incertezza di queste settimane sta producendo su tutto il settore, anche nelle zone in cui il livello di emergenza è ancora basso. Diffondere una corretta informazione su rischi e prevenzione sarà fondamentale nelle prossime settimane. Continuare a fare sport in sicurezza è possibile e crediamo che sarà l’occasione per scoprire nuove discipline e forme di allenamento. Nel nostro network, ad esempio, esistono circa quaranta sport ‘minori’ che si possono svolgere all’aperto tutto l’anno e decine di personal trainer che impartiscono lezioni personali in sedi diverse dalla classica palestra.”
Ma è chiaro che è durissima lo stesso. Intanto, potendo contare su moltissimi professionisti in veste di testimonials, il Ministero per le Politiche Giovanili e per lo Sport ha lanciato la campagna ‘Distanti ma uniti’, che va ad affiancarsi a quella generale ‘Io resto a casa’ voluta da Palazzo Chigi. Si tratta di un messaggio di unione e solidarietà attraverso un gesto simbolico: una foto in cui si allunga il braccio verso l’esterno, come a toccare qualcuno che non si vede, ma sappiamo che c’è.
La campagna è partita sui social con la pubblicazione delle prime foto sui profili Facebook, Instagram e Twitter degli atleti, ma tutti sono chiamati a partecipare, non solo gli sportivi. Lanciato anche uno spot che va in onda negli spazi istituzionali messi a disposizione dalla Rai e sulle emittenti che hanno deciso di aderire.
L’obiettivo è creare sui social dei collage di foto da parte degli utenti, una sorta di catena umana ‘virtuale’ che unirà le persone anche nella distanza, per farci sentire vicini senza toccarci, rivendicando con forza il nostro senso di appartenenza a una comunità.
Partecipano al lancio della campagna Simone Barlaam, Marta Bassino, Marco Belinelli, Luca Bigi, Simone Bolelli, Leonardo Bonucci, Federica Brignone, Tony Cairoli, Giovanni De Carolis, Andrea Dovizioso, Vanessa Ferrari, Fabio Fognini, Kiara Fontanesi, Sara Gama, Carolina Kostner, Federico Morlacchi, Gianluca Mager, Camilla Moroni, Nicole Orlando, Giada Rossi, Valentino Rossi, Lorenzo Sonego, Gianmarco Tamberi, Filippo Tortu, Stefano Travaglia, Bebe Vio, ma l’elenco delle collaborazioni è in continuo aggiornamento, anche grazie al Coni e alle Federazioni sportive che hanno partecipato.