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Giovedì, 25 maggio 2023 - Numero 271

L’Osservatorio Raffaelli: i ‘signori’ del meteo, ma non solo

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di ALBERTO BRUZZONE

Non solo previsioni. Non solo escursioni. Non solo protezione civile. L’attività dell’Osservatorio Raffaelli è veramente a 360 gradi. E ben lo riassume la sua denominazione precisa: ‘Osservatorio Meteorologico, Agrario e Geologico Raffaelli dal 1883’. Un ente storico per l’entroterra del levante, per la costa e non solo. Fatto da appassionati, amici, studiosi ma ugualmente attendibile, aggiornato e tecnologico come i previsori professionali. Un punto di riferimento fondamentale, e non solo quando ci sono le allerte.
Claudio Monteverde è l’attuale direttore dell’Osservatorio e ne racconta le principali attività e la sua genesi. “Per parlare della nostra realtà – afferma – occorre andare molto indietro nel tempo. Appena dopo la metà dell’Ottocento, quando don Giancarlo Raffaelli, un sacerdote originario di Bagnone, comune della Lunigiana, inizia a pensare a una struttura per le previsioni del tempo, in modo da assistere i cittadini, soprattutto chi lavora i campi e chi alleva il bestiame, mestieri per i quali è importante conoscere quale clima ci sarà. Lo fa a Bargone, un paese nel comune di Casarza Ligure, dov’era finito a esercitare il suo ministero”.
Anno dopo anno, l’idea prende sempre più forma e “nel 1883, il tutto a sue spese, come don Raffaelli tiene a specificare praticamente in ogni documento che abbiamo trovato, nasce ufficialmente l’Osservatorio Meteorologico. Il sacerdote lo porta avanti sino alla sua morte, avvenuta nel 1918. Da lì, i suoi successori, con alterne fortune, tengono aperto il centro sino agli anni Sessanta”.
Quindi, un periodo di ‘buco’, ma negli anni Ottanta un gruppo di appassionati rimette insieme la sede e riprende le attività. “A far ripartire l’entusiasmo e l’interesse – racconta Monteverde – sono le previsioni meteo alla televisione, in particolare quelle del colonnello Edmondo Bernacca, che a quei tempi era una celebrità”. Siamo ben lontani dalle previsioni su Internet, dai meteorologi improvvisati, dalle belle ragazze in gonna e tacchi a spillo che ci dicono che tempo farà. Bernacca è un’istituzione. E miete parecchi seguaci. “Pian piano, l’Osservatorio riprende forma e ora è pienamente operativo, senza nessuna interruzione, dal 2012. La parte delle previsioni meteo e dell’osservazione dei fenomeni atmosferici è naturalmente quella prevalente, ma facciamo anche molto altro”.

Una ricchissima attività
Raffaelli entra nel dettaglio: “Stiamo cercando di creare una rete di stazioni meteorologiche per aumentare la copertura già buona di quelle regionali. In particolare, ci stiamo concentrando su alcune ‘zone d’ombra’ rimaste in Val d’Aveto e nella Val di Vara, per integrare il già ottimo monitoraggio. Come Osservatorio Raffaelli, gestiamo ben diciotto stazioni. A queste, vanno aggiunte le stazioni idrometriche per monitorare i fiumi. Ci sono due sensori idrometrici e nella Val Petronio abbiamo ventiquattro postazioni. Poi faremo altrettanto per i corsi d’acqua della Val d’Aveto e della Val di Vara”.
Un’attività intesa e capillare. Non a caso, quando ci sono le allerte, l’Osservatorio Raffaelli è in prima linea, con aggiornamenti costanti sulla sua pagina Facebook, con post, fotografie, video. “Possiamo contare su una fitta rete di collaboratori che mandano il loro contributo. E’ una bella realtà, ma soprattutto è molto utile. Naturalmente, non siamo sostitutivi di Arpal, anzi collaboriamo molto bene con l’ente ‘ufficiale’. Lo scambio direi che è reciproco. Ci diamo una mano a vicenda. Noi andiamo ai loro convegni, loro vengono ai nostri. Ci conosciamo e ci stimiamo”.
E’ un lavoro altamente qualificato. Per mezzi e per competenze. “Abbiamo un rapporto consolidato con il Comune di Casarza, che ci concede anche un contributo economico annuale, ma ovviamente monitoriamo più ad ampio raggio, anche su Genova e sulla Spezia. Cerchiamo d’informare i cittadini, che spesso sono ancora molto spaesati di fronte alle allerte. E’ stato fatto un grosso lavoro sulla comunicazione, sui comportamenti da tenere, su cosa fare, su cosa non fare. Ma non basta mai”.
Attualmente, l’Osservatorio Raffaelli conta circa una settantina di iscritti. A settembre si aprirà la campagna di tesseramento per il 2019 e naturalmente l’auspicio è di aumentare il numero. “Per noi è importante avere tanti associati, perché in pratica – dice Monteverde – tutto il nostro sostentamento arriva dalle tessere. E posso assicurare che le spese sono molte. A partire dal mantenimento della sede e delle varie stazioni meteo sparse sul territorio”.


Tra i soci, studiosi ed esperti

Alla voce entrate ci sono anche i proventi che derivano dalle attività dell’Osservatorio. L’altro grande filone. “Organizziamo appuntamenti di livello, a scopo divulgativo. Presentazioni, incontri, escursioni. Spieghiamo i fenomeni meteorologici ma non solo. Parliamo di agricoltura, di allevamento, di alberi, di funghi, di moltissimi argomenti. Lo facciamo sia con gli adulti che con le scuole. Il tutto grazie alla preparazione dei nostri soci. Molti sono geologi, altri studiosi di agraria. E’ sempre interessante starli ad ascoltare”. L’Osservatorio, inoltre, monitora il lago glaciale di Bargone attraverso dei piezometri, allo scopo di studiare le biodiversità. Ci sono laboratori per i bambini. “Facciamo tutto a puro scopo di volontariato e per passione”.
La sede attuale è in via Francolano, a Casarza. “Ma – confessa Monteverde – vorremmo tornare prima o poi nella storica sede di Bargone, dov’era iniziato tutto ad opera di don Raffaelli”. Il sacerdote moriva cento anni fa. Nelle prossime settimane, i suoi successori porranno una lapide commemorativa proprio a Bargone. “Lo dobbiamo a lui e alle tante persone che arrivano in paese e chiedono dove sia l’Osservatorio. Sperando un giorno di poter essere nuovamente lì”.
Intanto, la ricca attività è completata da altre due missioni: la pulizia dei sentieri (l’Osservatorio aderisce al circuito Fie – Federazione Italiana Escursionismo) e la protezione civile. Quindici volontari sono impegnati sul territorio, a dare il loro contributo, nelle situazioni di pericolo, di emergenza ma anche con l’attività ordinaria.

Che dire: per essere volontari, quelli dell’Osservatorio Raffaelli sono molto, ma molto volonterosi. E meritano tutta la stima e il rispetto possibili.

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