di ALBERTO BRUZZONE
Il solo termine è già di per sé molto poco ben augurante: dimensionamento scolastico. Perché significa istituti tagliati, personale in meno, classi accorpate, servizi che verranno a mancare. Eppure, così è e così sarà, in base alle direttive nazionali: la geografia della scuola in tutto il paese è destinata a cambiare e la Liguria non uscirà indenne.
A pagare particolare dazio saranno soprattutto le scuole dell’entroterra, dove già la battaglia contro lo spopolamento è quotidiana. Tutto questo è previsto dalla legge 197/2022: è un percorso agli inizi, tante sono le incognite, ma l’obiettivo finale, invece, è perfettamente noto. Accorpare, ridurre il numero dei dirigenti, razionalizzare sì, ma all’insegna dei tagli. E come sarà la qualità dell’insegnamento? E come rimarranno radicati i servizi? Esattamente come accade per la sanità, anche per l’istruzione si va avanti con l’accetta.
Il dibattito è molto caldo a livello nazionale e in Liguria è stato portato nelle aule del Consiglio Regionale nei giorni scorsi, a seguito dell’interrogazione a risposta immediata che il consigliere Pippo Rossetti del Partito Democratico ha rivolto all’assessora alla Formazione, Simona Ferro. Il documento di Rossetti porta la firma anche di Luca Garibaldi, Roberto Arboscello, Enrico Ioculano, Davide Natale e Armando Sanna, sempre del Partito Democratico.
I consiglieri ricordano che “la legge 197/2022 ha introdotto una misura relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni comporterà, di fatto, la riduzione, non solo delle sedi, che verranno accorpate, ma anche del contingente dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi. Tale personale sarà quasi dimezzato rispetto a oggi: si passerà, infatti, dai 7.461 del 2024/2025, ovvero il primo anno in cui entrerà in vigore la sopra richiamata misura, fino ai 3.144 del 2031/2032: si tratta di 3.346 dirigenti scolastici in meno, con un conseguente impatto negativo nei territori già in difficoltà, come le aree interne e le zone marginali”.
I conti sono presto fatti: “Secondo le prime stime, a causa di tali norme, oltre settecento istituti scolastici, di ogni ordine e grado, potrebbero essere soppressi e accorpati su tutto il territorio nazionale. Queste disposizioni causeranno inevitabilmente un taglio dei servizi nei territori più fragili, con un aumento delle disuguaglianze educative a discapito del diritto all’istruzione. Solamente in Liguria, queste norme porteranno progressivamente alla riduzione di venti istituti scolastici nell’anno scolastico 2026/27 rispetto al numero dell’anno scolastico 2022/2023. E queste soppressioni aumenteranno notevolmente, inoltre, il carico di studenti negli altri istituti, con ripercussioni negative sulla didattica degli alunni a causa dell’elevato numero di studenti per classe e sul lavoro di docenti e personale amministrativo”.
Il problema delle aree interne è il primo che viene alla mente perché qui “la chiusura di alcune scuole, oltre a ledere il diritto all’istruzione, potrebbe causare anche la perdita di decine di posti di lavoro, con conseguente impoverimento e spopolamento dei territori”.
Rossetti e i suoi colleghi consiglieri ricordano che “in tal senso, quattro regioni, ovvero Emilia Romagna, Toscana, Puglia e Campania, hanno impugnato la norma davanti alla Corte Costituzionale per lesione delle competenze regionali in materia di istruzione e autonomia scolastica, denunciando i gravi rischi che le misure introdotte rischiano di produrre sul sistema di istruzione, soprattutto nei territori meno popolosi e più fragili. Lo scorso 24 maggio si è riunita la commissione competente della Conferenza Stato Regioni per esprimersi sullo schema di decreto relativo alla definizione del contingente organico di dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione per il triennio 2024-2027, che si è chiusa con il mancato accordo tra Stato e Regioni per il voto contrario delle regioni Campania, Emilia Romagna, Puglia, Abruzzo, Sardegna e Toscana, governate sia da giunte di centrosinistra che di centrodestra: il decreto, infatti, non fa che confermare le gravi conseguenze che la norma introdotta dalla legge di bilancio produrrà in termini di accorpamenti e tagli in numerose aree del nostro paese, intervenendo pesantemente sulle autonomie scolastiche presenti. Le norme in questione, infatti, individuano i parametri correttivi per determinare e ripartire i contingenti dei dirigenti scolastici, prevedendo una riduzione degli organici, costringendo ad accorpare numerosi istituti, senza una reale condivisione con le regioni”.
I consiglieri hanno chiesto in aula quale sia “la posizione di Regione Liguria rispetto al confronto tra Governoe Regioni” e quali iniziative urgenti “si intendano conseguentemente assumere al fine di salvaguardare il diritto all’istruzione e i livelli occupazionali presenti, con particolare riferimento alle aree marginali e interne”.
Secondo l’assessora Ferro, è presto per avere un quadro preciso, “perché il testo definitivo del decreto ministeriale non è ancora stato pubblicato, quindi non è ancora possibile ragionare nel dettaglio sulle scelte da fare per l’organizzazione della rete scolastica. Ad ogni modo, la legge di bilancio 197 del 2022 non prevede chiusure di plessi scolastici, non interviene sui criteri di formazione delle classi e non favorisce il rischio di ‘classi pollaio’. In base alle indicazioni del Ministero, nel triennio 2024/2027 per la Liguria è prevista una diminuzione da 170 a 167 dirigenti, ma ad oggi sono 162 in totale (148 in servizio nelle scuole e 14 distaccati a vario titolo). Le istituzioni scolastiche autonome, invece, diminuiranno nello stesso triennio il numero dei dirigenti da 188 a 186: di queste ultime, 14 sono sottodimensionate rispetto ai criteri stabiliti dal Ministero e rispondono alle esigenze specifiche dei territori montani e in generale delle aree interne”. È indubbio, però, che la situazione debba rimanere monitorata.