di MATTEO GERBONI
L’ottimismo che viene dalla scienza. Un virus senza speranza. Scateniamo l’inferno della scienza. Tutti i titoli dei suoi post sui social (con migliaia di fans) sono un prezioso inno alla fiducia. Non capita tanto spesso che un virologo di fama mondiale si dichiari così apertamente nemico giurato delle fake news. Da settimane è in prima linea per sconfiggere il virus e mettere a tacere chi diffonde notizie inventate, ingannevoli o distorte.
Il curriculum di Guido Silvestri, 57 anni, senigalliese, parla chiaro. Professore ordinario e capo dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta, direttore della Divisione di Microbiologia e Immunologia allo Yerkes National Primate Research Center, e membro dell’Emory Vaccine Center. Dal 2001 dirige un laboratorio di ricerca specializzato nello studio dell’infezione da HIV, di cui è considerato uno dei massimi esperti al mondo.
Ha un incredibile bagaglio di esperienze, nozioni, capacità di sintesi, logiche ferree, intuizioni, sesto senso. Diceva il grande Kong Qiu che per essere efficaci ci vogliono tre virtù: umanità, energia e conoscenza. Il professore lascia trasparire di avere tutte queste qualità nella sua intervista a ‘Piazza Levante’.
Silvestri parte subito in quarta: “Faccio una premessa, che è ormai come un disco rotto, ma – credetemi – è la pura verità. La presenza della scienza è la vera, grande differenza tra oggi e il 1348 della morte nera, o il 1630 della peste manzoniana, o il 1918 della influenza Spagnola. Oggi questo virus ha il suo quarto d’ora di celebrità, ma nessuna speranza contro la nostra scienza”.
Lei è un apprezzato luminare, da dove nasce questo ottimismo? Ragione o volontà?
“Sto trascorrendo giornate pazzesche. Vivo immerso a tempo pieno in questa lotta frenetica contro il virus, ed essendo in costante contatto con i più grandi esperti al mondo in questo campo, potrei veramente scrivere pagine e pagine sui progressi che facciamo quotidianamente. Progressi di cui sui media si parla abbastanza poco e spesso in modo confuso, mentre si sprecano i titoloni di giornali sulle brutte notizie”.
Anche il calo dei nuovi casi in Italia lascia intravvedere un filo di luce.
“È stato necessario un po’ più tempo di quanto mi aspettassi dopo la grande chiusura del 9-10 marzo, ma il calo dei nuovi casi (e dei morti per giorno) sta finalmente avverandosi, in modo non velocissimo, ma costante. Se seguiremo l’esempio della Cina, nel giro di 3-4 settimane i nuovi casi saranno ridotti del tutto o quasi. Direi quindi che la ‘triplice alleanza’ di isolamento, immunità naturale ed arrivo della bella stagione sta iniziando a fare effetto in modo significativo. Poi naturalmente non bisognerà cantare vittoria e mettersi a fare le cicale, ma si dovrà definire la migliore strategia per gestire la transizione della pandemia”.
Il caldo influisce nel processo di resa del virus? Si leggono diverse correnti di pensiero.
“Come detto molte volte, si moltiplicano i segnali secondo cui Covid 19 è meno contagioso ed anche meno letale dove fa più caldo. Ai dati di Sud Est Asia, Africa, Middle-East e Central America e Caraibi fa riscontro il marcato gradiente di mortalità Nord-Sud che si riscontra in Italia, in Spagna e qui in America, dove l’80% dei morti si contano negli stati più a Nord (dove però vive solo il 40% degli americani). Ricordo che i Coronavirus hanno da sempre un andamento stagionale. Infatti, quando ho chiesto al mio amico Ralph Baric – professore alla University of North Carolina e scienziato che sta a questi virus come Maradona stava al calcio – se il caldo ci aiuterà, la sua risposta è stata: ‘There is no doubt about it’. Non aggiungo altro”.
I nuovi test sierologici sono attendibili? Potranno essere utili nella fase due?
“Nessun test sierologico è attendibile al 100%. In termini tecnici parliamo di ‘specificità’ (che vuol dire quanti di quelli che risultano positivi al test sono effettivamente portatori di anticorpi contro il virus di Covid 19) e di ‘sensibilità’ (che vuol dire quanti dei negativi sono effettivamente senza anticorpi). La cosa importante è che la performance dei test sierologici aumenti col tempo e con l’uso di nuovi reagenti sempre migliori. Comunque bisogna ricordare che questi test saranno fondamentali nel gestire la transizione da pandemia a endemia in quanto ci permetteranno di monitorare il livello di immunità contro il virus che è presente nella popolazione. Si dovranno fare a tappeto su tutto il territorio e in tempo reale”.
Nuovi farmaci per i pazienti che hanno contratto il virus?
“La scienza sta andando all’attacco ed ogni giorno si potrebbe scrivere di nuove scoperte. Faccio un esempio che coinvolge la nostra Emory University e riguarda il farmaco EIDD-2810, prodotto del Emory Institute for Drug Development diretto da George Painter e Dennis Liotta (già co-inventore di Emcitrabine, un farmaco usato su milioni di pazienti con HIV). EIDD-2810 è un inibitore dell’enzima chiave del coronavirus, la RNA polimerasi RNA dipendente, ed a differenza del suo ‘cugino’ Remdesivir è efficace anche per via orale. La efficacia di EIDD-2810 contro vari coronavirus (tra cui SARS-CoV-2) è stata dimostrata in un articolo apparso sulla prestigiosa rivista ‘Science Translational Medicine’, in uno studio fatto in collaborazione con ‘Maradona’ Baric e scienziati della Vanderbilt University. Presto inizieranno gli studi clinici sull’uomo. Mi creda, potrei raccontare altri numerosi casi come questo. La scienza vincerà sul virus”.
Professore è una più una certezza o una speranza?
“Ogni giorno che passa aumenta la nostra conoscenza del virus, della malattia e dei meccanismi patogenetici (come anche di quelli protettivi). I test virologici e sierologici per determinare la presenza del Covid e lo stato dell’immunità anticorpale diventano, come dicevo, sempre più specifici e sensibili. Si sperimentano di continuo nuovi farmaci antivirali (come il EIDD-2801) ed al contempo farmaci che bloccano la risposta iper-infiammatoria che è alla base delle più gravi complicanze polmonari (cito il baricitinib). Si sviluppano anticorpi monoclonali neutralizzanti per uso terapeutico, mentre si studia l’effetto curativo del plasma dei pazienti ‘guariti’. Diversi candidati vaccini sono testati sui modelli animali e andranno presto in fase clinica. Il tutto mentre i nostri amici rianimatori, infettivologi, pneumologi etc diventano sempre più bravi a gestire le complicanze severe del virus”.
Differenze tra l’HIV e il Coronavirus?
“A differenza di HIV – un nemico enormemente più insidioso che in trent’anni ha fatto quasi 35 milioni di morti e per il quale non abbiamo ancora né una cura definitiva né un vaccino – SARS-CoV-2 è un virus incapace di nascondersi (in termini tecnici: di integrarsi nel genoma dell’ospite) e non molto bravo a mutare, quindi rimanendo molto più vulnerabile alla risposta immune dell’ospite. Per cui, se è purtroppo inevitabile che il Covid 19 farà ancora molti morti nelle prossime settimane e forse mesi, è ancora più chiaro che sarà presto sconfitto dalla nostra capacità di studiarlo e neutralizzarlo”.
La diffusione del virus in America. I numeri sono allarmanti.
“Qualche giorno fa un giornale nazionale italiano titolava ‘Catastrofe America’. La situazione è effettivamente critica a New York, e dura a Detroit, Chicago e New Orleans. Vanno invece meglio del previsto le cose a Los Angeles (dove si temeva un disastro), San Francisco, Seattle, Philadelphia, Texas e Florida (oltre che Atlanta). La previsione dei morti totali da Covid 19 in Usa del prestigioso Institute for Health Metrics and Evaluation (http://covid19.healthdata.org/) della University of Washington a Seattle, è passata dal range 100.000-240.000 – che aveva fatto gridare alla catastrofe – al range 31.000-126.000 di oggi (con proiezione media a 60.000). Sempre tanti, ma molto meno della previsione precedente”.
Che rapporto ha con i suoi colleghi delle altre nazioni?
“La lotta al virus ci sta facendo riscoprire come la medicina sia una grande fratellanza universale, esattamente come lo è la scienza. Lavoriamo fianco a fianco con colleghi di tante nazioni, dalla Cina alla Iran, dal Messico alla Korea. La medicina e la scienza sono di tutti e per tutti, in Italia e nel resto del mondo. Ci sentiamo tutti molto uniti. Penso a medici, infermieri, biologi, tecnici di laboratorio, ma anche ai militari, alla protezione civile. Onore alle persone che con il loro lavoro ed il loro coraggio ci salvano la pelle nel momento del bisogno. Ricordiamoci di loro oggi, durante questa crisi, ma non dimentichiamoli quando la crisi sarà passata”.
Ho letto che le sta molto a cuore il concetto di Rinascimento scientifico.
“Avremo un grande Rinascimento scientifico se capiremo i danni enormi provocati dalle bufale. Mi riferisco al ‘negazionismo’ di chi negava i pericoli di Covid 19, come vent’anni fa altri negavano l’esistenza dell’AIDS. Mi riferisco agli ‘animalisti’, che mettono ostacoli alla ricerca che può darci un vaccino per il Coronavirus. Mi riferisco a chi promuove terapie senza senso, come l’omeopatia, e a chi, per fare quattro soldi, dice che i vaccini sono tossici e pericolosi”.
Ha una posizione molto dura. Chiudiamo con un messaggio positivo, quando finirà questo incubo?
“Vi ricordate la scena iniziale del film ‘Gladiator’? È quella in cui il generale Maximus (Russell Crowe) dice ai suoi soldati ‘Al mio segnale, scatenate l’inferno’. Mi rendo conto che per molti di voi è difficile rendersene conto, al chiuso delle vostre case, tormentati dalle brutte notizie e dalle scemenze non-stop di complottisti e ciarlatani. Eppure, proprio in questi giorni così cupi, in centinaia di laboratori ed ospedali di tutto il mondo si è scatenato contro il Covid 19 l’inferno benefico della scienza”.