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Giovedì 13 novembre 2025 - Numero 400

L’Istituto Assarotti: una realtà chiavarese con centocinquanta anni di servizio, la solidarietà che non si è mai fermata

Il futuro deve trovare in queste storie straordinarie i riferimenti per continuare il proprio cammino
L'Istituto Assarotti si trova attualmente in corso Millo
L'Istituto Assarotti si trova attualmente in corso Millo
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di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *

La città di Chiavari ha una tradizione secolare di grande valore per quanto riguarda l’assistenza e il sostegno nei confronti della comunità. Sin dal tredicesimo secolo, con la fondazione della Chiesa di San Francesco, furono attivate le prime strutture di soccorso: in Capo Borgo l’Ospedale di San Cristoforo, ad ovest il Lazzaretto di Sant’Eustachio.

Se nella prima fase, lunghissima, fu il principio religioso della carità a sostenere questi servizi, nella seconda metà del Settecento si assistette ad un profondo cambiamento culturale e di metodo. In particolare, la trasformazione della società e lo stesso concetto di municipalità mutarono il significato dei servizi sociali, ed apposite leggi ne riformularono i principi e il compito civile. 

Furono i benefattori privati i veri protagonisti di questa fase, in cui la carità cristiana trovava il sostegno civico della solidarietà, una motivazione con elementi di novità che creò in città un vero e proprio movimento. 

Il 7 dicembre del 1737 si disponeva quanto scritto nel testamento di Giovanni Battista Della Torre. Il dettato prescriveva l’eredità universale alla moglie Benedetta Maschio con l’obbligo di erigere una scuola per i fanciulli del territorio, la cui conduzione sarebbe stata affidata ai Padri delle Scuole Pie. Benedetta Maschio non mancò d’assicurare al progetto, come disposto dal marito, la loro dimora di Via Rivarola: il 18 dicembre del 1749 poteva così iniziare l’attività scolastica in Chiavari. L’anno scolastico successivo si completava definitivamente l’esercizio dell’attività educativa: otto Scolopi, sei Padri e due Fratelli, iniziarono il loro mandato sotto la premurosa guida di Padre Gaetano Perpinto. Il successo del lascito testamentario dei Della Torre Maschio costituì negli anni a venire un vero e proprio faro, indicando un cammino che non si arrestò mai. 

Il 25 agosto del 1874 seguiva il medesimo percorso Giovanni Battista Assarotti, dettando le disposizioni per creare in Chiavari uno «stabilimento» per il sostegno ai sordomuti. Tale nobile iniziativa riproponeva nella nostra città quanto già sperimentato a Genova dallo zio paterno, lo scolopio Ottavio Assarotti. Il sacerdote delle Scuole Pie aveva infatti avviato, sin dal 1811, una sperimentazione per il recupero dei sordomuti. In particolare, aveva ripreso e attualizzato il metodo dell’abate francese Charles-Michel de l’Épée (Versailles, 25 novembre 1712 – Parigi, 23 dicembre 1789). Si trattava di concretizzare un protocollo per costruire una semiotica di segni e labiali in grado di permettere una comunicazione ai sordomuti. Il metodo di Padre Ottavio Assarotti rivoluzionò le possibilità di quanti erano colpiti dall’handicap e la sua sagrestia, nella chiesa di Sant’Andrea, divenne ben presto riferimento per tutto il territorio genovese. Gli aiuti non mancarono, e si arrivò alla Fondazione Nazionale Sordomuti, un istituto specializzato d’accoglienza e formazione. 

La stessa esperienza fu riproposta in Chiavari da Giovanni Battista Assarotti, in un primo tempo in Via Grimaldi, successivamente, con la realizzazione dell’edificio sede del Pio Istituto Assarotti per Sordo-Muti, nell’attuale Corso Millo. Il primo articolo dello statuto ripercorre le tappe fondative: “Il Pio Istituto Assarotti pei sordo-muti fu fondato in Chiavari dal Cavaliere Gio. Batta Assarotti con suo testamento 25 agosto 1874 in forma segreta, presentato al Notaro Giovanni Ageno alla residenza di Genova con atto 14 settembre 1874, aperto e pubblicato dallo stesso Notaro il 10 marzo 1875″. 

Nell’agosto del 1874 Giobatta Assarotti aveva già scritto una importante testimonianza che caratterizzerà il suo dettato: “La sottoprefettura del Circondario di Chiavari manca di un mezzo qualunque di istruzione dei poveri sordo muti, volendo per quanto me lo concedono le forze del mio patrimonio provvedo a questi infelici, intendo e voglio che tutto il mio reddito venga impiegato nella formazione e mantenimento di un Istituto per l’educazione e l’istruzione dei sordo muti dell’uno e dell’altro sesso. Sarà dal pari permesso a chiunque a mandare a scuola individui sordo muti e a tutti sarà data gratuitamente l’istruzione opportuna”.

Per realizzare quanto disposto dall’atto, l’Assarotti destinava la propria eredità e l’abitazione di Via Fieschi, l’attuale Via Vittorio Veneto, ad essere  ceduta per realizzare l’edificio dell’attuale sede. Il progetto dell’Assarotti si poté compiere grazie alla fondazione di un Ente Morale, autorizzato con decreto del 10 novembre 1875, e agli ulteriori benefattori che condivisero il suo lascito: Repetto Anna nel 1889 con £ 27.000; Lagorio Antonio con una rendita annua di £ 1.000; Sanguineti Bartolomeo con £ 5.000; Ottone Eugenio con £ 6.000; Massa Giacomo con £ 25.000. Non dobbiamo poi  dimenticare che l’area dove sorge l’edificio fu donata da Antonio Morando, ennesimo benefattore e proprietario dell’intero paraggio in cui  sorgeranno altri istituti sempre sostenuti dalla sua generosità. 

Ora quanti fossero residenti nel Circondario di Chiavari potevano qui trovare un percorso di valorizzazione. Era richiesto il compimento dell’ottavo anno d’età, e dopo un corso di otto anni si veniva licenziati con una cultura e istruzione scolastica avanzata. Il corso prevedeva l’insegnamento delle tradizionali materie di studio e l’apprendimento di mestieri nell’ambito artigianale. 

Molto importante per il futuro dell’istituto fu la presenza in Chiavari, in qualità di direttore dal 1885, del professore fiorentino Antonio Gonnelli Cioni, uno dei padri del moderno inserimento sociale dei diversamente abili. A Chiavari il professor Gonnelli Cioni avviò esperimenti di pedagogia scientifica e mise in pratica il primo centro per frenastenici, anticipando i tempi per l’inserimento scolastico dei giovani portatori d’handicap. Sono passati ben centocinquanta anni dall’avvio di questa esperienza e il percorso della solidarietà non si è mai fermato. Il futuro deve trovare in queste storie straordinarie i riferimenti per continuare il proprio cammino.

(* storico e studioso delle tradizioni locali)

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