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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

L’inguardabile recupero delle aree ex Italgas di Chiavari: un’occasione persa per la città, per colpa dell’amministrazione

La lettera di un nostro lettore riapre il dibattito sulla mancata destinazione pubblica e su tutti gli errori commessi dal Comune, a cominciare dalle due palazzine alte otto piani che erano state progettate
Il cantiere dell'area ex Italgas di Chiavari e, sullo sfondo, la sede di quello che sarebbe dovuto essere il tribunale
Il cantiere dell'area ex Italgas di Chiavari e, sullo sfondo, la sede di quello che sarebbe dovuto essere il tribunale
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Da un nostro lettore riceviamo e volentieri pubblichiamo.

“Da chiavarese, e con un minimo di senso estetico, mi domando, riferendomi a due semplici casi in corso di evoluzione che interessano la mia città quanto segue.

Area ex Italgas. Di peggio non si poteva vedere. La monumentale prospettiva dell’entrata del fake tribunale (costruzione ora relegata a innumerevoli servizi di pubblica utilità) che si sarebbe potuta godere da piazza Roma anche nella sua purtroppo ridotta funzione ora è preceduta nell’approccio prospettico dalla visione di un guazzabuglio di posticci box, quasi una baraccopoli, in pieno centro città, posti sopra una piastra sopraelevata contenitiva dei sottostanti reflui della storica industria del gas (invito i chiavaresi a prenderne visione). A complemento, sempre dalla medesima prospettiva (vista da nord verso sud) si può osservare che al termine del detto guazzabuglio c’è un muro che isola del tutto l’entrata dal centro (piazza Roma) verso il fake tribunale. All’edificio, così moderno e ben svettante nella città e agli uffici pubblici in esso contenuti, si accede paradossalmente con un tortuoso percorso secondario del tutto insignificante se non offensivo per gli utenti dei servizi pubblici, che si conclude in una scalinata talmente scabercia che nessuno vorrebbe nel proprio condominio.

Muro di viale Kasman lato fiume Entella. Ammessa e non concessa l’opportunità dell’intervento, qui la posa in opera lato strada di lastroni prefabbricati simil muro a secco, all’ingresso della città, oltre a essere banale, del tutto antiestetica, antagonistica alla visione dell’usuale storico piano di campagna, è anche sicuramente foriera di quegli imbrattamenti fatti a vario titolo che puntualmente si osservano nelle vie periferiche di accesso ai centri urbani. Da ultimo e questo è un caso che esula dai primi due e forse è una mia fissazione, mi domando il senso del permanere della griglia che in colmata a mare separa quella parte di città dal mare”.

    (r.p.l.) Proprio ieri, siamo andati in via Trieste, nel luogo indicato dal nostro lettore, abbiamo scattato alcune fotografie che pubblichiamo e non possiamo che dargli ragione. Il recupero dell’area ex Italgas è obbrobrioso e inguardabile. Già il fake tribunale, come lo chiama il nostro lettore, non è mai stato il massimo dell’estetica, ma quel che si presenta davanti è ancora peggio. Un ammasso di cemento e un impegno, quello delle aree verdi, che per il momento è ancora da mantenere. Così pare concludersi la triste vicenda delle aree ex Italgas, quando le soluzioni che si potevano mettere in campo erano differenti e una vera riqualificazione era possibile. Ma, purtroppo, non è successo niente di tutto ciò. Niente palazzine, è vero – e meno male – ma anche niente spazi per la città. E le aree verdi sono poco più che una cornicetta. 

    La società che si occupa dello sviluppo dell’operazione si chiama Ostro Chiavari. Nello schema di convenzione con il Comune, si legge che i proprietari s’impegnano a realizzare nell’area ex Italgas: “Percorso di accesso pedonale e ciclabile al livello rialzato dell’edificio pubblico retrostante che oggi ha accesso da corso De Michiel; ristrutturazione marciapiede pedonale su via Trieste; parcheggi pubblici e ciclo posteggi; aree verdi con funzioni di integrazione paesaggistica”.

    Il permesso, rilasciato dal Comune di Chiavari nel giugno 2022, prevede “la demolizione delle volumetrie esistenti e la realizzazione di una autorimessa privata costituita da box e posti auto in parte da assoggettare a vincolo pertinenziale (n. 8 posti auto e n. 20 box) entro la data di ultimazione dei lavori ed in parte non gravati da vincolo pertinenziale (n. 25 posti auto e n. 44 box)”. Terminata la realizzazione, è prevista la cessione a titolo gratuito, al Comune di Chiavari, di: “cinque stalli pubblici; percorso ciclo pedonale di collegamento tra via Trieste e la piazza sopraelevata antistante l’immobile ove hanno sede l’Agenzia delle Entrate e altri uffici pubblici; il rifacimento del marciapiede di via Trieste per una lunghezza pari al fronte della proprietà del soggetto attuatore; la realizzazione di verde pubblico con funzione di integrazione paesaggistica; la realizzazione di cicloposteggi”. Quindi, al termine dell’operazione, il Comune guadagnerà cinque posti auto e il percorso di collegamento, ma tutto il resto rimarrà privato.

    E allora, su questo caso che mostra tutta la debolezza e la mancanza di prospettiva dell’attuale amministrazione chiavarese, val la pena ricordare la storia. 

    Nel maggio 2019, ‘Piazza Levante’ denunciò che l’attuale maggioranza a Palazzo Bianco aveva volutamente lasciato scadere il Piano Urbanistico Comunale (Puc) varato dal predecessore Roberto Levaggi, che per l’ex Italgas prevedeva verde e parcheggi. Tornava quindi automaticamente in vigore il Piano Regolatore del 2002 voluto dall’allora sindaco Vittorio Agostino, molto più ‘aperto’ rispetto al cemento. E infatti spuntava in questo periodo un progetto da parte dello studio di architettura Giugiaro di Torino, depositato in Comune, che prevedeva la costruzione, al posto del capannone, di due palazzine alte otto piani.

    Nel silenzio generale dell’amministrazione e della città si organizzava in quei mesi una resistenza degli abitanti della zona, il Comitato di Via Trieste, che chiedeva spiegazioni alla Civica amministrazione, impegnata da questo momento in poi ad arrampicarsi sugli specchi. ‘Piazza Levante’ chiedeva una presa di posizione da parte della maggioranza, e segnatamente del consigliere Giardini e del consigliere Canepa, altrove strenui nemici della cementificazione, ma non otteneva risposte.

    Il Comitato di Via Trieste è battagliero: rispetto al nuovo Puc venivano presentate quasi duecento osservazioni riguardanti solamente quella zona, la questione finiva in Consiglio Comunale grazie al fervore e alla passione messe in campo dalle minoranze, il dibattito politico si accendeva, eppure l’amministrazione non riusciva a uscire dall’imbarazzo, non riusciva a trovare appigli né scappatoie.

    Nel giugno 2019 esponenti della maggioranza, tra cui l’avvocato Segalerba, si dichiaravano contrari al progetto Italgas (ma come? L’iter non era andato avanti negli uffici tecnici del Comune durante la loro amministrazione? Forse a loro insaputa?) e con grande disinvoltura chiedevano addirittura di iscriversi al Comitato. Il Comitato dignitosamente rifiutava. Le firme sfioravano le novecento unità.

    Intanto spuntava un render del progetto, con due palazzine alte otto piani e tutti gli spazi di pertinenza privati. Unico spazio pubblico, un corridoio che collegava l’area al nuovo tribunale.

    Palazzo Bianco affidava addirittura ad un consulente l’incarico di dimostrare, senza peraltro riuscirvi, che la responsabilità di questo cemento ricadeva sulla precedente amministrazione.

    Ma la Regione Liguria nel luglio del 2019 confermava che il Puc Levaggi prevedeva per l’area verde e parcheggi, e che l’edificabilità si è ottenuta mediante la scadenza di questo stesso Puc permessa dall’amministrazione Di Capua. La Regione sottolineava inoltre come la trasformazione dell’area in zona residenziale prevedeva un’importante e costosa operazione di bonifica del suolo.

    Intanto, il Comitato di Via Trieste superava le mille firme contro l’operazione. Sempre nel luglio 2019 si chiariva un altro tassello della vicenda: la richiesta di declassamento della zona da rossa a gialla nel piano di bacino era stata presentata da Italgas in Regione nel maggio 2018, quando ancora valeva il Puc Levaggi e nella zona quindi non si poteva costruire. La Regione dava parere favorevole nel luglio dello stesso anno, e ne dava comunicazione oltreché ad Italgas, al progettista e al Comune di Chiavari. A questo punto, mancava solo il Puc: e puntualmente, a fine anno il Puc veniva lasciato scadere. Il cerchio era completato, la zona era edificabile, e l’amministrazione lo sapeva perfettamente.

    E arriviamo all’agosto 2019. È solo a questo punto che in maggioranza ‘volano gli stracci’, come titolava ‘Piazza Levante’ il 1° agosto 2019. Il consigliere Giovanni Giardini, che a detta della pagina Facebook di Avanti Chiavari aveva fino ad allora partecipato a tutte le riunioni riguardanti il progetto Italgas e che si fregiava della carica di consulente del sindaco in materia urbanistica, se ne usciva a sorpresa con la tesi che il progetto non era fattibile, destando un comprensibile sconcerto tra i membri della sua stessa maggioranza. La quale non tardava a rispondergli sempre dalla pagina Facebook di Avanti Chiavari ricordandogli di essere stato uno dei protagonisti del progetto Italgas. Partiva una serie di accuse reciproche e messaggi trasversali che sfociavano in un infuocato Consiglio Comunale di fine agosto, in cui Giardini sentiva “puzza di bruciato” (ma poi non specificava la natura della puzza), lasciava l’incarico, passava in minoranza e iniziava a diramare comunicati dove sosteneva che tutto è accaduto a sua insaputa.

    Nel pieno della calura estiva, il Consiglio Comunale votava un ordine del giorno di contrarietà al progetto, contro anche il parere della Commissione Edilizia.

    Un gran pasticcio insomma, risolvibile solamente avviando una trattativa con Italgas. Che in effetti partiva e, a dicembre del 2019, si aprivano degli spiragli: l’azienda era pronta ad abbandonare il progetto e realizzare qualcosa di più ‘pubblico’ e a beneficio dei cittadini. Da lì in poi, i passaggi sono veloci. Nel febbraio 2020 il sindaco informava i cittadini che stava trattando con Italgas per cercare di realizzare posti auto e spazi verdi in una zona molto gravata dal traffico. 

    Non essendo poi pervenuta alcuna notizia, il Comitato in data 6 luglio 2020 chiedeva al sindaco informazioni in merito. Il 13 gennaio 2021 il Comitato apprendeva finalmente dal sindaco che il progetto di edilizia residenziale era stato bocciato e si stava trattando con la proprietà per acquisire l’area in questione. Il 31 marzo 2021 l’ufficio stampa del Comune comunicava che il primo cittadino Marco Di Capua, a seguito di un colloquio avvenuto a Milano il giorno precedente con la dirigenza Italgas, riteneva fondamentale realizzare in quell’area spazi verdi e parcheggi. Il 29 aprile 2021, durante il Consiglio Comunale, il sindaco ribadiva nuovamente la gratuità dell’area e l’impegno a non edificare. A sorpresa, pochi giorni dopo iniziavano a circolare voci di possibili acquisti dell’area da parte di varie società, ma il Comitato, rassicurato dalle dichiarazioni nel Consiglio comunale del 29 aprile, non dava credito a tali voci anche se, di lì a poco, suo malgrado si doveva ricredere.

    L’area veniva effettivamente ceduta ad altri privati per un pugno di lenticchie, quando il Comune avrebbe potuto facilmente comprarla e destinarla all’uso di servizi a favore dei cittadini. L’impegno a non edificare non è stato mantenuto. La gratuità non è stata mantenuta. Al contrario. L’area è privata. E pure edificata in maniera obbrobriosa. 

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