di ALBERTO BRUZZONE
Da qualche tempo, sono sempre di più le sedute e gli appuntamenti istituzionali che prevedono la presenza di un interprete che traduca quanto viene detto nella lingua dei segni. Queste figure professionali le vediamo sempre più spesso, abbiamo imparato a conoscerle e a capire quanto il loro lavoro sia prezioso. Appuntamenti istituzionali, ma anche eventi privati, ogni situazione dove è importante che chiunque abbia accesso alla comunicazione.
D’altronde, esiste ora una normativa che riconosce la lingua dei segni italiana (LIS) come lingua ufficiale dello Stato italiano e che stabilisce un preciso iter dal punto di vista formativo. È stato messo dal legislatore un punto fermo (il 19 maggio 2021 con l’articolo 34-ter del cosiddetto Decreto Sostegni), e tutto questo va a vantaggio sia dei sordi sia di chi lavora per l’inclusione.
In questa filiera, il ruolo dell’Università è diventato centrale, “perché prima la formazione degli interpreti di lingua dei segni passava attraverso organizzazioni e associazioni, mentre ora lo step necessario per poter intraprendere quest’attività a livello professionale sono gli Atenei”. A parlare è Danilo Monteverde, stimato traduttore e interprete: ha conseguito la laurea triennale in Traduzione e interpretazione a Genova, poi ha ottenuto la laurea magistrale all’Università di Heidelberg, in Germania, quindi si è stabilito in Svizzera, dove tuttora lavora come traduttore per il Governo svizzero, facendo la spola con l’Italia. A Genova, è docente presso la sezione di Germanistica del Dipartimento di Lingue e culture moderne (DLCM) e, a partire dal 14 febbraio, terrà il laboratorio ‘Fondamenti di LIS: laboratorio di avvicinamento alla Lingua dei Segni Italiana’.
L’offerta formativa rientra a pieno titolo all’interno dell’attività del DLCM: “Abbiamo deciso di introdurre questo laboratorio di lingua dei segni – afferma Chiara Fedriani, professoressa associata di Glottologia e Linguistica – sull’onda del recente riconoscimento della LIS da parte dello Stato italiano. Abbiamo voluto intercettare il fortissimo interesse dei nostri studenti verso questa lingua: quando la menzioniamo nei nostri corsi di Linguistica e Interpretazione, vediamo sempre brillare una vivissima curiosità negli occhi di chi ascolta”.
Sino a questo momento, gli interpreti si formavano presso l’Ente Nazionale Sordi o altre associazioni e organizzazioni: “Ma questi rimangono operativi per i corsi di primo, secondo e terzo livello, non per la formazione specifica degli interpreti”, aggiunge Danilo Monteverde.
La risposta alla prima edizione del laboratorio di LIS è stata eccezionale. “Entusiasmante ed entusiastica”, commenta Chiara Fedriani: in pochissime ore sono pervenute tantissime richieste e adesso c’è solo da iniziare con questa nuova avventura. Il corso, fornito “con il gentile patrocinio e supporto dell’Associazione nazionale degli interpreti di Lingua dei Segni Italiana ANIMU”, come ci tiene a sottolineare Monteverde, “si pone l’obiettivo di avvicinare coloro che vi parteciperanno al mondo della LIS, un mondo in cui la comunicazione passa per un canale molto diverso da quello che siamo soliti associare alle lingue parlate: il canale visivo-gestuale”.
Ma come sarà concepita questa proposta formativa? Il laboratorio sarà articolato in sei ore di lezioni teoriche e dodici ore di esercitazioni pratiche: “Nell’ambito delle lezioni teoriche – illustra Monteverde – ci si concentrerà su alcuni aspetti legati, tra le altre cose, alla storia della LIS e alla cultura dei sordi, mentre durante le ore dedicate alle esercitazioni pratiche il focus sarà messo in particolare sulla gestione dello ‘spazio segnico’ – un elemento di prima importanza per il corretto apprendimento della LIS -, sull’espressività e, naturalmente, su alcuni aspetti lessicali e sintattici della lingua. Le lezioni, che vedranno tra l’altro la partecipazione di ospiti di alto profilo (sordi e non), saranno in parte intervallate da settimane di pausa in cui verranno assegnati esercizi da svolgere in autonomia, finalizzati all’elaborazione e all’acquisizione dei meccanismi più rilevanti della LIS”.
La prova finale consisterà nella preparazione di un video in LIS su un tema concordato con il docente. La frequenza del corso e la prova finale permetteranno di acquisire 2 crediti formativi. L’istituzionalizzazione dell’interprete di lingua dei segni significa anche un maggiore riconoscimento dal punto di vista professionale: si tratta di una figura sempre più ricercata, quindi le opportunità di lavoro stanno aumentando. Ci sono enti, come la Regione Piemonte, che hanno incrementato i loro contributi per diffondere l’apprendimento della LIS, mentre in Puglia la LIS è una disciplina che inizia a essere insegnata all’interno della scuola dell’obbligo. Il tutto nell’ottica dell’inclusione. Piccoli grandi passi verso un’uguaglianza sociale sempre più concreta, e non solamente enunciata nelle carte.