di ALBERTO BRUZZONE
“Saremo al fianco dei comuni del Parco del Beigua nel loro ricorso al Tar contro la delibera della Regione Liguria, dello scorso fine febbraio, che autorizza la ricerca di titanio all’interno di quel territorio”.
L’impegno è manifestato ufficialmente da Santo Grammatico, che parla in qualità di presidente di Legambiente Liguria e annuncia di voler quindi appoggiare, in tutto e per tutto, le amministrazioni comunali di Urbe e Sassello, guidate rispettivamente dai sindaci Fabrizio Antoci e Daniele Buschiazzo, quest’ultimo anche presidente del Parco.
È una zona lontana da noi di ‘Piazza Levante’, visto che parliamo dell’entroterra di Savona, ma siccome si tratta di una battaglia sacrosanta per la difesa dell’ambiente e per la salvaguardia di un parco, la sposiamo in tutto e per tutto, dando spazio in questo numero alle considerazioni di Legambiente.
“La raccolta di firme su Change.org – racconta Santo Grammatico – è stata un vero successo e abbiamo raggiunto quota venticinquemila adesioni. Oltre a un importante movimento politico, si è creato un importante movimento d’opinione per contrastare l’indirizzo espresso dall’amministrazione regionale”.
Chi volesse, può ancora firmare, basta andare a questo link: https://www.change.org/p/regione-liguria-no-alla-miniera-nel-comprensorio-del-parco-naturale-regionale-del-beigua. “A noi – prosegue il presidente di Legambiente Liguria – non bastano le rassicurazioni dell’assessore regionale Marco Scajola, il quale dice che nel Parco del Beigua non avverrà alcuna attività estrattiva. Noi chiediamo che venga pure ritirata la delibera che ne autorizza la ricerca. Il discorso è molto semplice: se non si vuole aprire un’attività legata al titanio, che senso ha andare a cercarlo?”.
Secondo Grammatico, “il problema è che viene ribadita la linea politica, ma non sconfessata la linea tecnica del decreto dirigenziale, che autorizza le ricerche per tre anni nel comprensorio del Beigua. Per coerenza, ci aspettiamo che la Regione non si costituisca in giudizio nel ricorso al Tar che stanno approntando gli enti locali insieme alle organizzazioni e associazioni del terzo settore o, ancora meglio, ritiri nelle forme consentite il decreto stesso. Siamo contenti del coinvolgimento dell’Università di Genova, che possiede grandi competenze e da anni svolge con i propri professori e studenti le campagne naturalistiche nel comprensorio del Beigua e che potrà, con la mole di dati bibliografici esistenti, dare il proprio contributo nel rinnovare la necessità di aumentare le garanzie a protezione di questo territorio”.
Legambiente non ha dubbi: “Riteniamo questa una scelta sbagliata, anche se limitata ai 229 ettari, sui 458 interessati complessivamente, che si trovano ai margini del confine del Parco del Beigua, perché è evidente che tutti gli impatti negativi dell’apertura di attività minerarie ricadrebbero nell’area Parco. Con la scusa della ricerca scientifica si verifica un precedente pericoloso, preludio a un’attività insostenibile per impatto ambientale e lontana dai desideri di sviluppo delle comunità locali, che da anni si oppongono a qualsiasi ipotesi di apertura di attività estrattive. Legambiente è vicina ai cittadini che vivono e operano nel Parco del Beigua”.
Purtroppo, è un atteggiamento non nuovo, da parte della Regione Liguria, che anche sull’istituzione del Parco Nazionale di Portofino, come più volte rimarcato anche dalla nostra testata, sta facendo flanella e non pare proprio intenzionata a valutare un ampliamento dei confini per consentire lo sblocco dell’iter da parte del Ministero.
Il tutto mentre, proprio ieri, è emersa anche l’ipotesi di concedere la licenza alla società australiana Alta Zinc per studiare le miniere di Gambatesa e del Monte Bianco. “Sono tutte attività che non prevedono la minima tutela del territorio”, commenta Santo Grammatico. “Dobbiamo tenere gli occhi molto aperti, perché queste decisioni rischiano di avere delle conseguenze gravissime e irreversibili”.
A chiedere chiarimenti alla Regione, intanto, è anche il nuovo e assai strategico Ministero della Transizione Ecologica, che è guidato da Roberto Cingolani. La Direzione Generale per il Patrimonio Naturalistico del Ministero, dopo una segnalazione della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, ha inviato una nota in particolare per capire se le operazioni minerarie preliminari ricadano all’interno dei confini del Geoparco, o se comunque interessino in modo diretto o indiretto valori naturali del sito, caratteristiche e requisiti sulla cui base l’area protetta è stata riconosciuta sul piano internazionale.
A comunicarlo è l’Ente Parco, sottolineando che la richiesta sottintende il rischio di perdere il riconoscimento di Unesco Global Geopark, ottenuto dal Parco del Beigua nel 2015. Nella nota di risposta al Ministero, il Parco ha ricostruito la vicenda, dagli anni Settanta fino alla recente autorizzazione alla Compagnia Europea per il Titanio per valutare la distribuzione e definire le concentrazioni delle mineralizzazioni di rutilo su area esterna al territorio del Parco ma che nei fatti, segnala l’Ente Parco, interessa anche 46 ettari della Zona Speciale di Conservazione ‘Beigua – Monte Dente – Gargassa – Pavaglione’ e 50 ettari ulteriori di Geoparco nel Comune di Sassello.
“Questa parziale apertura configura dunque scenari preoccupanti”, afferma l’Ente, sia perché contraria alla strategia di sviluppo sostenibile nel comprensorio del Geoparco, sia per le gravissime ripercussioni che potrebbe avere nei confronti della salute dei cittadini e dell’integrità ambientale dell’area.
“L’Ente Parco, insieme ai Comuni di Sassello e Urbe e con il pieno appoggio della Comunità del Parco, dei Comuni del distretto di promozione turistica ‘Riviera e Parco del Beigua’ e delle associazioni locali con cui collabora, ricorrerà in giudizio contro questo provvedimento per confermare il suo totale diniego a qualsiasi forma di sfruttamento minerario del comprensorio del Geoparco”.
Anche il Segretario Generale della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco si muove per avere chiarimenti e scrive al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare in merito alla ricerca di titanio nel sottosuolo del comprensorio, sito Unesco inserito nella lista dei Geoparchi Globali. Enrico Vicenti si è rivolto al Ministero per evidenziare i fatti di questi ultimi giorni.
Un altro parco della Liguria è in pericolo. Ma quando si riuscirà a capire che l’ambiente è una risorsa?