di ALBERTO BRUZZONE
Un anno e mezzo fa, 21 marzo del 2018, nel primo numero di ‘Piazza Levante’ l’articolo in primo piano era intitolato: ‘Liguria, la decrescita è infelice. Ripartire dal rapporto Ambrosetti per uscire dalla crisi’. Noi, ma non soltanto noi, lo ricordiamo molto bene.
Citando ad ampie mani lo studio eseguito da The European House – Ambrosetti, uno dei think tank più prestigiosi a livello europeo e primo in Italia per autorevolezza dei suoi lavori e livello dei suoi componenti, ricordavamo come, secondo il documento finale, la Gronda e più in generale le infrastrutture, sia stradali che ferroviarie, fossero la chiave di volta per far uscire la Liguria dall’isolamento e consentire alla regione di non perdere troppa distanza dalle altre del Nord Italia, oltre che al porto di Genova di restare tra i principali player del Mediterraneo.
Era il 21 marzo, e ripetiamo la data non per caso. Perché, a quell’epoca, era ancora in piedi il Ponte Morandi. Non solo dal 14 agosto in poi lo scenario è cambiato negativamente, a livello di traffici e di turismo (i primi dati relativi al 2019, nonostante le rassicurazioni, sono drammatici), ma quell’isolamento di cui il Rapporto Ambrosetti parlava mesi prima si è accentuato ed è diventato ancor più dannoso dal punto di vista strategico.
Un quadro desolante del genere (tutte le statistiche sono ampiamente di segno negativo, Genova rimane bellissima ma economicamente è in ginocchio) dovrebbe spingere la politica a fare, ad agire, a prendere decisioni sulla scorta anche dell’emergenza, a investire risorse e buona volontà.
Dovrebbe. Peccato che al governo ci siano quelli del Movimento 5 Stelle (i predicatori della ‘decrescita felice’) e a guidare il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti c’è quel Danilo Toninelli (nella foto a fianco) che pare aver fatto del no a tutto e a tutti la sua filosofia.
Il caso-Gronda (nella foto in alto un render del progetto), esploso la scorsa settimana, è in questo senso emblematico e suona per la Liguria come una condanna perpetua. Secondo Toninelli, “l’iter autorizzativo della Gronda di Genova è sospeso perché è in corso di avanzamento il procedimento amministrativo che potrebbe portare alla revoca della concessione”.
Così ha parlato il responsabile del dicastero. Data 18 luglio 2019. E sono parole pesantissime e gravissime: perché non c’è uno straccio di accenno alla valutazione costi/benefici, non c’è un ragionamento che sia uno dal punto di vista economico, non c’è una minima visione strategica, non c’è un cavolo di prospettiva.
La Gronda va fermata, leggendo le parole del ministro, solo a causa di questa battaglia del Movimento 5 Stelle contro Autostrade, che è ben lontana dal finire e i cui esiti sono assai incerti. Ora, si può discutere all’infinito sulle responsabilità che il gestore ha avuto nel crollo del Ponte Morandi (e che, sempre più, paiono da dividere proprio con il Ministero e con l’apparato centrale), ma spostare la guerra su tutti gli altri campi provoca effetti collaterali che qui, in Liguria, imprenditori, aziende, professionisti saranno costretti a pagare per decenni.
Il Movimento 5 Stelle non ha mai avuto a cuore né questo, né le sorti dell’occupazione – basti pensare alle intemerate e pressoché quotidiane boutade da parte del ministro Luigi Di Maio (risparmiamo di farne un elenco per pura pietà) – e la butta in caciara al solo scopo di stuzzicare la pancia dell’elettorato e strappare un minimo consenso. Peccato che in Liguria il giochino l’abbiano capito (quasi) tutti e che inizi ampiamente a stufare.
In questo quadro complesso, che cosa fa la Lega, l’altro alleato di governo? Salvini ha alzato un po’ la voce, dopo il licenziamento dell’unico professore della controversa commissione incaricata dell’analisi costi/benefici a essersi pronunciato a favore della Tav, Pierluigi Coppola: “Non ci siamo, se l’unico atto di Toninelli è licenziare l’unico professore a favore”, ha detto il vice premier. Poi, proprio martedì, il premier Conte ha dato il via libera alla Tav. Almeno quello.
Ma nel Paese degli accordicchi, il Governo rimane in bilico senza mai cadere. Che cosa aspetta la Lega a dare un sonoro calcio nel sedere a questi incompetenti? A questi teorici del no a prescindere? A questi finti paladini della vita slow?
Il Rapporto Ambrosetti parla chiaro. Ci piace qui riportarlo per intero, laddove si parla di infrastrutture.
La Regione ha l’urgenza di portare a termine alcune opere strategiche per la competitività del sistema-Liguria, per molto tempo bloccate a causa di difficoltà di programmazione. Tra queste citiamo a titolo d’esempio:
- Il Terzo Valico: si tratta del corridoio ferroviario ad alta capacità veloce che collega Genova con Rotterdam e che creerà un collegamento strategico tra gli hub portuali più importanti d’Europa, garantendo un nuovo ruolo di primo piano al porto di Genova. Il Terzo Valico rappresenta una delle opere più importanti che si stanno realizzando in Italia, in quanto consentirà di trasportare i flussi provenienti dal bacino del Mediterraneo verso il Nord Italia e il resto dell’Europa continentale. Inoltre, l’opera consentirà una rapida connessione fra Genova e le principali linee ferroviarie del Nord-Italia e fra Genova e altre due città metropolitane dell’area del Nord-Ovest (Milano e Torino). Per questo motivo, il Terzo Valico può essere considerata una ‘opera- simbolo’ per la Liguria e per l’intero sistema-Paese, dato che pone al centro degli investimenti infrastrutturali la volontà di sostenere il sistema produttivo, portuale ed industriale del Nord Italia.
- La Gronda di Ponente: Genova è l’unica grande città italiana a non avere ancora ammodernato la propria rete autostradale, che tuttora mantiene la configurazione originaria degli anni Settanta del secolo scorso. Da tempo però i dati sui flussi di traffico evidenziano la necessità di un intervento di potenziamento delle infrastrutture autostradali genovesi, che risultano ormai inadeguate a svolgere sia le funzioni connesse agli spostamenti extra-urbani sia quelle legate alla ridistribuzione del traffico urbano. Il completamento della Gronda è fondamentale per la città di Genova, per il Ponente ligure e per la competitività del sistema portuale regionale.
- Il nodo ferroviario di Genova: l’opera (già avviata) prevede il potenziamento, l’adeguamento tecnologico e la razionalizzazione del nodo genovese con particolare riferimento alle esigenze del bacino portuale e alla ‘specializzazione’ dei flussi di traffico. Essa consentirà, infatti, la separazione dei flussi di traffico del sistema ferroviario metropolitano e a carattere locale da quelli a media-lunga percorrenza (sia viaggiatori che merci), in particolare lungo l’asse costiero cittadino. Sono previste nuove fermate ferroviarie per ottimizzare la valenza del servizio di trasporto urbano.
- La riconversione e valorizzazione del waterfront urbano di La Spezia: si tratta di un progetto destinato ad influire sulla vocazione e sulla percezione complessiva della città, del suo porto e del suo golfo. Il progetto conseguente al Master Plan è stato affidato dall’Autorità Portuale all’architetto Llavador, risultato vincitore di un concorso internazionale, ed attualmente è in corso di approfondimento per quanto riguarda le parti maggiormente consolidate e, in particolare, il nuovo terminal crociere.
Questa è la base su cui dovrebbe ragionare un buon amministratore pubblico, invece di giocare alla politica. Non passa un giorno che questo improvvisato e sempre più raccogliticcio Governo gialloverde produca danni incalcolabili al nostro Paese.
Resta solo da sperare che, quando arriverà il tanto atteso momento, ce li potremo togliere dalle scatole. E che sarà, vivaddio, per sempre.