di ALBERTO BRUZZONE
Prima della pandemia, a Genova le unità immobiliari a disposizione per le locazioni brevi di tipo turistico erano 2800 (la principale piattaforma, come noto, è Airbnb, ma poi ve ne sono molte altre). Attualmente, secondo i dati comunicati dalla Regione Liguria, che tiene il registro di queste attività, sono 7175, per un totale di 33863 posti letto. A ben vedere, quindi, il dato è più che raddoppiato e anche nel resto della Liguria questo trend sta andando fortissimo: 5704 unità immobiliari a Imperia (per un totale di 26240 posti letto); 5056 a La Spezia (21552 posti letto); 8741 a Savona (41074 posti letto). In generale, quindi, in regione ci sono 26676 alloggi per un totale di 122729 posti letto.
Questa ‘esplosione’ delle locazioni brevi turistiche non è senza conseguenze: succede, come nel resto d’Italia, specie intorno ai principali centri (Milano, Roma, Firenze e Venezia), che gli affitti brevi hanno riempito il mercato e non si trovano più immobili da locare con affitti ordinari (contratti di quattro anni o con la formula tre più due). Non si trovano e, se si trovano, i prezzi sono alle stelle, trascinati dal mercato parallelo sulle piattaforme. In questo quadro ci sono i primi sindaci di capoluoghi di regione che chiedono l’introduzione di norme più restrittive per le locazioni brevi.
“Questa rischia di diventare una vera e propria bolla – commenta Sara Janececk, perito ed esperta in stime immobiliari, oltre che nel consiglio direttivo di Ape Confedilizia – Genova è partita più tardi rispetto ad altre città, ma adesso le locazioni a uso turistico sono esplose, specie dopo la pandemia. I proprietari hanno avuto paura di trovarsi con immobili sfitti e si sono affidati a questo nuovo business sulle varie piattaforme on line, poi gestite dal vivo, ovviamente da società in loco. Ma questi proprietari impiegheranno due anni almeno a valutarne la convenienza economica rispetto un contratto transitorio a canone concordato in cedolare”.
La necessità di una regolamentazione è vista positivamente da Sebastiano Tuillier, responsabile commerciale di Specialisti Immobiliari, la principale agenzia immobiliare della Liguria: “Gli affitti brevi erano nati con ben altra filosofia: l’occasione di un poco di reddito aggiuntivo per una casa non ‘produttiva’ in un certo lasso di tempo. Non doveva diventare una hôtellerie. Non può esserci una società che gestisce contemporaneamente trecento alloggi con affitti saltuari, è un discorso che per forza di cose deve essere disciplinato”.
Secondo Tuillier, “hanno ragione i sindaci, perché la situazione è effettivamente scappata di mano”. Dal Comune di Genova, l’assessora al Turismo, Alessandra Bianchi, spiega: “Al momento non pensiamo di associarci agli altri comuni italiani, ma lo faremo senz’altro qualora se ne avvertirà l’esigenza. In questo momento, ci siamo concentrati invece sul lavoro di controllo e verifica di queste unità immobiliari”. Regione Liguria fa sapere dai suoi uffici che “la situazione è maggiormente critica nella provincia della Spezia, specialmente nella zona delle Cinque Terre, e poi sulla Riviera di Ponente, mentre le conseguenze del boom degli affitti brevi si fanno sentire meno nel centro di Genova”.
Ma tutto questo basta per inquietare gli albergatori. FederAlberghi ha varato il gruppo FederAlberghi Extra, sindacato che si occupa esclusivamente delle attività recettive extralberghiere: “Proprio nei giorni scorsi – racconta Aldo Werdin, presidente di FederAlberghi Ascom Liguria – i nostri rappresentanti hanno incontrato il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, per sollecitare una legge nazionale che regoli il sistema degli affitti brevi e hanno chiesto che questa attività sia equiparata alle aziende recettive anche in fatto di obblighi e doveri. È giunto il momento di normare un fenomeno diventato ormai ampiamente selvaggio: sono d’accordo con i sindaci che hanno rivolto questo appello al Governo. Tutto questo genera un disservizio verso quei cittadini che cercano un immobile da affittare per tutto l’anno”. La fotografia la fornisce benissimo Sebastiano Tuillier: «Nel centro di Firenze non vivono più fiorentini. Non ce la fanno a trovare una casa. Non vogliamo che diventi così ovunque».
Al coro si unisce anche Bruno Manganaro, segretario del Sunia Cgil di Genova (ovvero il Sindacato Unitario Nazionale Inquilini Assegnatari): “Chiederò ufficialmente alla civica amministrazione di Genova di aprire un tavolo urgente sul tema degli affitti brevi turistici. È in atto una vera e propria speculazione immobiliare, può portare gravi conseguenze e la situazione va gestita. Si è parlato di bolla speculativa ed è un termine pienamente corretto. Chi ricorre a un affitto turistico guadagna in centoventi giorni quanto un altro proprietario guadagna in tutto l’anno con un normale contratto. Vanno poste delle regole, come hanno iniziato a comprendere città come Firenze, Venezia, Roma e Milano. Genova è sempre più una città a vocazione turistica e c’è la necessità che segua questa strada”.
Perché è una bolla speculativa? Secondo Manganaro, “lo è perché si tolgono dal mercato immobili da affittare in maniera tradizionale, in un momento in cui c’è altissima richiesta di locazioni a lungo termine, visto che i mutui per l’acquisto sono in contrazione e visto che i giovani hanno lavori precari e spesso non possono dare garanzie alle banche. Questo incremento degli affitti brevi, veicolati attraverso le piattaforme, svuota i centri storici dei residenti tradizionali. È vero che nei centri di Firenze e di Venezia si fatica a trovare persone nate lì. Se non vogliamo che anche Genova si spopoli, bisogna intervenire”. Manganaro cita uno studio da parte dell’Università La Sapienza di Roma, mentre sta prendendo sempre più campo il Comitato Alta Tensione Abitativa, nato allo scopo di proporre una legge “per colmare un vuoto normativo con una regolamentazione nazionale che consegni ai comuni uno strumento concreto per limitare la diffusione incontrollata delle locazioni brevi, al fine di salvaguardare la residenzialità. Il boom degli affitti brevi ha infatti ridotto la disponibilità di abitazioni per residenti e portato a un diffuso aumento dei canoni, senza che le amministrazioni locali abbiano la possibilità di intervenire efficacemente per ridurre gli effetti deleteri sul mercato immobiliare”.
Del caso si è parlato martedì scorso anche in Consiglio Regionale. Fabio Tosi (Movimento 5 Stelle) ha presentato un’interrogazione, sottoscritta dal collega del gruppo, in cui ha segnalato alla Giunta che “a Spezia, Recco, Camogli, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Zoagli, Chiavari, Lavagna, Sestri Levante, Alassio, Albissola Marina, Varazze, Loano, Arenzano, Finale Ligure, Diano Marina ci sono 148 case vacanze e 8.821 appartamenti ammobiliati ad uso turistico e in diversi comuni della Liguria è diventato impossibile trovare abitazioni con contratto 4+4 o con affitto canone concordato 3+2”.
L’assessore al Turismo, Augusto Sartori, ha condiviso le preoccupazioni del consigliere relativamente al problema sollevato nell’interrogazione e ha ricordato che il Comune di Venezia ha normato a un massimo di 120 giorni all’anno il periodo di locazione breve e che altre città, come Milano e Bologna, stanno procedendo nella stessa direzione. Sartori si è impegnato a intervenire presso il Ministero del Turismo per sollecitare una rapida soluzione del problema a livello nazionale.