di ROSA CAPPATO
Mobilitazione a Camogli per proteggere un bene storico della città. È di pochi giorni fa l’inserimento ufficiale del bene tutelato, l’ex ospedale di Camogli, nell’elenco speciale dell’Associazione per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione.
La campagna ‘Lista Rossa’ di ‘Italia Nostra’ è lo strumento attraverso il quale l’associazione raccoglie segnalazioni ogni giorno, da oltre 10 anni, dalle proprie sezioni e da cittadini attenti e responsabili, di beni comuni o paesaggi in abbandono, siti archeologici meno conosciuti, centri storici, borghi, castelli, monumenti in pericolo.
La ‘Lista Rossa’ è nata dall’urgenza di pensare a come difendere un immenso patrimonio da superficialità e incuria. Dopo la prima edizione del 2011-2012, ‘Italia Nostra’, presente e attiva anche a Camogli, ha proseguito nella costruzione dell’elenco dando il via a un ‘censimento’, così la ‘Lista Rossa’ è diventata di fatto una delle azioni identitarie dell’ente Aps, senza finalità di lucro.
La sezione di Genova è presieduta da Stefano Fera: a Camogli è sul campo Antonella Piano. La sua segnalazione nella ‘Lista Rossa’ risale al 2022, rivista e ufficializzata a marzo, dopo due anni di commissione. La stessa Piano si è occupata di raccogliere una gran quantità di materiale storico, a dimostrazione dell’importanza di questa operazione. Il rischio è che lì dove un tempo sorgeva l’ospedale, ‘Ss. Prospero e Caterina’, in corso Mazzini, nascano altre seconde case, nuovi immobili per le vacanze, che si vanno ad aggiungere a quelli già esistenti, la cui presenza aumenta l’impressione di una città viva solo in estate o durante i grandi eventi.
L’antica struttura dell’ospedale civile di Camogli, denominata ‘Ss. Prospero e Caterina’, risale alla fine dell’800, mentre il complesso più recente è del 1954. La benefattrice camogliese Felicina Casabona vedova Ferrari donò al Municipio una somma per l’epoca ingente di 65.000 lire e una parte del terreno di sua proprietà, per la costruzione di un nuovo ospedale, non essendo più sufficiente quello vecchio per la popolazione del 1890.
“Lì sono stati assistiti i nostri nonni – spiega Antonella Piano – la popolazione tiene molto a questo bene e non ne dimentica il lustro. ‘Italia Nostra’ vigila su questo bene anche se oramai appartiene ad un privato. Resta comunque un vincolo e su questo si sorveglierà”. Sconosciuta la nuova proprietà per la popolazione, il Comune ha tentato qualche incontro, ma nulla può fare essendosi trovato davanti all’atto già compiuto.
Il consigliere comunale Claudio Giovanni Pompei, quando era all’opposizione, si era battuto spesso per l’ex ospedale, illustrando il vincolo ospedaliero di una delle due palazzine. Denunciò nel 2022 la presentazione dell’immobile sul sito della società ‘CDP Immobiliare S.r.l.’, dove si leggeva: “È plausibile ipotizzare un percorso di valorizzazione concertato con la Pubblica Amministrazione che consenta il parziale cambio d’uso e/o comunque una flessibilità delle funzioni insediabili”. A giugno dello stesso anno si scoprì in consiglio comunale il passaggio di proprietà da CDP ad altro proprietario. Purtroppo la rinuncia all’esercizio del diritto di prelazione sull’alienazione del bene camoglino, soggetto a vincolo culturale, è stata decisa il giorno 16 di quel mese, con delibera della giunta comunale guidata dell’ex sindaco e proponente dell’iniziativa, Francesco Olivari, con voto unanime dei colleghi: Elisabetta Anversa, Elisabetta Abamo, Agostino Revello e Italo Mannucci.
Nella motivazione in cui si nega l’interesse pubblico, si legge che: “L’acquisizione della proprietà della sola parte ‘corpo antico’ non risulterebbe funzionale all’efficiente svolgimento di attività di servizio pubblico da parte del Comune” e che “l’utilizzo dell’immobile richiederebbe ingenti interventi di ristrutturazione, che l’ente non ritiene opportuno affrontare”.
“Ma il luogo è ricco di storia – prosegue Antonella Piano – e le persone non l’hanno dimenticata”. Il sindaco Giovanni Anelli afferma di voler chiedere ai nuovi proprietari di ottimizzare il massimo per Camogli, possibilmente con realizzazioni urbanistiche, ma è consapevole del nulla osta della Regione su varie iniziative presentate dai nuovi acquirenti: il Comune può fare poco, ma chiedere qualcosa. Nella documentazione conservata e prodotta da Piano c’è anche il bollettino 1951, dei mesi aprile e maggio, del santuario della Madonna del Boschetto. Si parla dell’ospedale di Camogli trattando il tema della beneficenza, “qualità insita fra questo popolo laborioso e forte, svolta nelle varie manifestazioni della pubblica carità con sempre maggiori incremento ed oculata organizzazione”.
L’ospedale viene citato quale monumento più grande che rimane a testimonianza di un passato augusto di opere buone, di gloria e onore. Il concittadino e storico Luigi Costa ci ha scritto il volume: “Gli ospedali di Camogli attraverso nove secoli di beneficenza”. Vi è illustrato l’evolversi dell’ospitalità nei secoli remoti, che all’inizio nacque a Ruta. Nel 1873 furono assunte tre suore della Misericordia di Savona per occuparsi dei poveri degli ammalati, accompagnate dalla futura Santa Maria Giuseppa Rossello. Costa scrive che la struttura, “dopo tante dilazioni e crucci divenne una realtà con una piccola cappella dove veniva celebrata la messa dal francescano Don Lavarello”. Poi, con l’ampliarsi del tessuto urbano e il passaggio della ferrovia, il fabbricato venne spostato: nel 1890 la benefattrice Casabona fece formale offerta al municipio di Camogli. Le pratiche furono lunghe e non prive di contrasti anche per l’opposizione dei proprietari terrieri e la scelta della località, ma nel 1892 l’impresario edile Pietro Angelo Capurro iniziava il lavoro di costruzione che si è prolungato fino all’inaugurazione, il 2 febbraio 1896. La struttura divenne il massimo istituto di beneficenza cittadina da quel giorno e lo stesso volume che ne riporta la storia, con prefazione dello scrittore Agostino Queirolo, fu venduto a totale beneficio dell’ospedale.
L’architetto Antonio Tixi, che lo realizzò, fu incaricato di cercare i migliori materiali e il ferro per i solai venne fatto arrivare dalla Germania. Dopo Casabona il nosocomio venne mantenuto grazie ai numerosi lasciti dei cittadini più abbienti. Passata la gestione alla Regione è stata acquisita dalla Cassa Depositi e Prestiti Immobiliare.
Oggi ‘Italia Nostra’ ipotizza in futuro che si consenta un “parziale cambio d’uso, quindi potenziali altre case-vacanza”. Ma non si possono ignorare i suoi elementi di pregio. “La parte storica, in stile gotico-medievale – si legge nella segnalazione – caratterizzata da torrette e dal classico rivestimento ligure in pietra chiara e scura, è soggetta a vincolo storico-artistico secondo il provvedimento di tutela D.lgs n 42/2004, art. 10 comma 1. Si sviluppa su quattro piani fuori terra. È situata in posizione sopraelevata, abbastanza centrale, in un contesto panoramico di gran pregio, di fronte al mare, con un’area pertinenziale adibita a verde. È in muratura mista e pietra mentre il tetto è a lastre di ardesia”.
L’interesse pubblico del bene così è riassunto: “Il vecchio ospedale è sempre stato vanto e gloria della città tant’è che veniva gestito da un apposito Comitato Civico. La sua importanza trova riscontro soprattutto nel contesto socio-economico di Camogli, che tra la metà e la fine del XIX secolo possedeva una flotta mercantile considerevole, addirittura superiore a quella del porto di Amburgo; quindi, terra di armatori, comandanti e marinai. Durante tutto il periodo del suo funzionamento, il vecchio ospedale era considerato la più importante istituzione cittadina e nel tempo si era saputo anche rinnovare dal punto di vista sanitario. Un importante ed imprescindibile punto di riferimento per tutta la comunità”. L’associazione e molti camoglini continueranno a mantenere alta l’attenzione sul destino di questi edifici.