di ANTONINO DI BELLA *
Appena uscito sabato scorso dalla presentazione della videoinchiesta dedicata allo sciagurato progetto del depuratore in Colmata, tenutasi al Teatro Caritas a cura del comitato guidato da Andrea Sanguineti, ho avuto l’ennesima conferma, se non ce ne fosse già bisogno, che il Tigullio e Chiavari siano destinati a rimanere sempre più ai margini della vita politica dei prossimi decenni a meno che non si verifichi un’inversione di tendenza piuttosto robusta.
Rimanendo però all’argomento depuratore, e non facendone una questione di ‘tifo politico’, la realtà appare molto preoccupante. Già nei precedenti incontri al Defilla e nel pomeriggio del 17 u.s. al cinema Mignon, questo organizzato da Il Bandolo, le sensazioni sull’opera erano negative.
Poi, non solo per gli aspetti tecnici snocciolati dal suddetto video ma soprattutto per l’impatto che tale opera avrà oltre che per le immediate vicinanze dell’impianto anche per tutta la città, zone periferiche comprese, la sensazione è diventata realtà.
Come sia stato possibile è presto detto: la mancanza o quasi di peso politico, anzi di potere contrattuale, del Tigullio in genere e di Chiavari in particolare e poi la forza di Iren vero ‘potere forte’ capace con i suoi mezzi, anche economici, di condizionare il nostro territorio. Ma questo ennesimo esempio di opere calate dall’alto ha già visto anche l’inizio della costruzione della cosiddetta Diga Perfigli a Lavagna con conseguente muretto da erigere anche sulla sponda chiavarese perché chi dice di voler proteggere le due città da piene centenarie alzando un muro gigantesco che sta già rovinando gli orti e u seggiun napoleonico cancellando una testimonianza di vita, anzi di cultura contadina, ha deciso che andava bene così.
Per quanto riguarda il depuratore credo non ci sia contropartita che possa giustificare una simile scelta, scelta che come sappiamo parte da molto lontano e che vede la responsabilità, politica s’intende, passare in tante mani dai colori e dalle aree partitiche diverse. C’è poi da fare un mea culpa da parte di quei comuni, anche del Tigullio, che votarono a favore, quindi contro Chiavari, per piazzare nella città dei portici una ‘cosa’ in cemento e ferro che rimarrà per sempre e che erediteranno i nostri figli sempre che non se ne siano andati prima perché il nostro territorio, altro argomento scottante, non offrirà nessun tipo di sbocco lavorativo.
Eppure Chiavari si è fatta in passato carico dei problemi dei comuni vicini, quando ad esempio c’è stato da votare una mozione per la costruzione del tunnel della Fontanabuona, ora è il momento che Chiavari venga rispettata per il suo ruolo di comune capofila e che l’opera mastodontica del depuratore rimanga solo un progetto sulla carta. Se questa battaglia fosse vinta non vincerebbe solo la città ma l’intero Tigullio e dimostrerebbe che il nostro territorio può affrontare altre sfide, prima tra le quali quella del Tribunale del Levante che se attuato darebbe quell’inversione di rotta a cui all’inizio accennavo. E in futuro vista la gestione della Città Metropolitana, dove Genova ormai non è più solo matrigna ma vorrebbe essere anche padrona della vita delle persone, e viste le proposte che stanno per uscire in Parlamento, ci potrebbe essere un ripensamento sulle province e il Tigullio deve trovarsi pronto per trovare il suo spazio anche di carattere amministrativo e magari diventare provincia… Questo è solo un sogno ma come, diceva Jim Morrison, “a volte il vincitore è un sognatore che non ha mai mollato”.
(* storico e cultore di tradizioni locali, già delegato sindacale di Hi-Lex)