[vc_row][vc_column][vc_column_text](r.p.l.) La Chiavari dei portici riscopre due antichi manufatti e lo spazio attorno diventa un nuovo polo culturale, in una città che vuole sempre più aprirsi all’arte contemporanea di qualità.
Succede tutto alla Società Economica di via Ravaschieri. Sabato scorso, con tanto di taglio del nastro, è stato inaugurato ‘Il Portico Ritrovato’, un antico luogo medievale a due archi, che dopo essere stato chiuso nel Seicento, rinasce a nuova vita e diventa uno spazio espositivo.
Dopo il ‘Bibliogiardino’ intitolato a Renato Mario Gozzi, ecco un altro ampliamento della prestigiosa istituzione chiavarese, da sempre tra i motori culturali più importanti di tutto il Tigullio. “Abbiamo preso la decisione – racconta Francesco Bruzzo, presidente della Società Economica – nell’Ufficio di Presidenza. Dopo il dono del presidente Antonio Gozzi con il giardino che diventa sala di lettura, ecco un’altra area inesplorata messa a servizio del pubblico e dell’arte. Abbiamo recuperato questi portici che erano rimasti chiusi. Potranno servire per gli artisti che abbiano un certo interesse alla visibilità ma, più in generale, questo è uno spazio di cui vogliamo che si riappropri tutta la città. Un momento di incontro con l’arte”.
E proprio di arte si parla, grazie alla mostra ‘Sfumature’, una personale dell’artista e fotografa Lia Gnecco. “Espongo – afferma – i miei scatti, che essendo sfumati sono molto simili a dei quadri. E’ un percorso che mi caratterizza e con il quale, al tempo stesso, cerco di distinguermi il più possibile dagli altri”. La mostra di Lia Gnecco sarà visitabile, a ingresso libero, sino al 22 dicembre, con il seguente orario: dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19. Poi, il ‘Portico Ritrovato’ resterà a disposizione di altri artisti.
Cesare Dotti, membro della Società Economica e studioso di storia, ha svolto ricerche su questi portici. “Uno spazio che mancava, all’interno della nostra sede. Grazie a questa scelta, riusciamo a valorizzare quello che abbiamo nelle nostre disponibilità. Ora speriamo che lo spazio, di volta in volta, venga riempito con eventi di qualità e di richiamo”.
La nota storica di Cesare Dotti
Nell’edificio a ponente dell’attuale civico 15 di via Ravaschieri, civico in cui sono unificati gli accessi di due distinte case contigue, il piano terreno fu ristrutturato per realizzare la Sala Ghio-Schiffini per conferenze e manifestazioni, inaugurata dalla Società Economica di Chiavari nel 1985.
In fondo alla sala, prospiciente alla via, si creò un vano di disimpegno. Il suo volume corrisponde all’antico portico medioevale a due archi, chiuso nella seconda decade del Seicento, di una casa, già proprietà del notaio Michele Solari, inserita, con le sue due aperture per piano, nella palazzata settentrionale del Borgo lungo del XII-XIII secolo. Va ricordato che le case lungo la via, prima asse centrale in quel borgo ‘a stecca’, poi la più a monte nel piano urbanistico del 1178, erano porticate per tutta la lunghezza dei due lati. Oggi quel vano, le cui strutture sono state restaurate ed evidenziate verso l’interno, lasciando all’esterno l’aspetto sei-settecentesco, viene messo a disposizione dalla Società come spazio espositivo per eventi selezionati con il nome ‘Il Portico Ritrovato’.
All’inizio del Seicento, per la tendenza all’inurbamento della gente del contado, a Chiavari così come a Genova e in tutti borghi murati, la carenza di spazio portò a sopraelevare di molti piani i bassi edifici medioevali, spesso in pietra a vista (con successiva intonacatura, per uniformazione estetica, delle facciate e sviluppo delle pitture trompe-l’œil) e ogni palmo di terreno pubblico era conteso tra i privati e l’autorità. Quella fame di spazio è attestata nelle cronache chiavaresi anche dalle chiusure di portici, oltre che dall’usurpazione di suoli pubblici, di strade e strutture difensive e, per coltivi e costruzioni abusive, di fossati e di siti arenili, soprattutto di nuova formazione.
Forse il primo, nel 1599, fu Geronimo Falcone che, nel borgo di Rupinaro, iniziò a murare un suo archivolto ostacolando il pubblico passaggio e danneggiando Maria Rivarola, sua vicina, che si oppose appellandosi all’autorità. I Padri del Comune, nel settembre di quell’anno, gli intimarono di sospendere i lavori, dando mandato al Vicario di Chiavari di fare un sopralluogo e di riferire: la relazione, corredata di un bel disegno, è conservata nell’Archivio storico del Comune di Genova. La chiusura, richiesta dal Falcone, non fu concessa. Il rifacimento cinque-seicentesco di alcuni edifici sul lato monte di via Ravaschieri diede l’avvio alla chiusura di numerosi portici preesistenti.
In questo tratto viario i portici furono murati tra il 1613 e il 1619 con tale danno estetico e funzionale da provocare l’intervento del Senato della Repubblica, che emanò norme apposite con un Decreto del 1619. Si fece eccezione per le case di Ambrogio Urso e i fratelli Giuseppe e Cornelio Della Cella, cui era già stato concesso il permesso del Senato di chiudere i loro portici.
La Società Economica, prima ospitata presso la casa del marchese Rivarola, poi presso il duca Grimaldi e i P.P. Scolopi, prese infine in affitto dal marchese Torriglia, per la sua biblioteca e la sala delle adunanze, una casa accanto alla chiesa di San Giovanni: nel 1820, grazie ai buoni uffici del marchese Rivarola, poté acquistarla. Nel 1886 riuscì ad acquistare la casa confinante, a ponente di essa, dal socio notaio Michele Solari, titolare della nota filatura a vapore di bachi sita alla marina accanto al Conservatorio delle monache. Le due case, poi fuse in un unico stabile che manteneva solo la scala della prima, come altre contigue sono da secoli prive del portico ma quello di casa Solari è sopravvissuto alla chiusura ed è lo spazio suggestivo che oggi chiamiamo ‘Il Portico Ritrovato’.
IL SERVIZIO A CURA DI MARISA SPINA[/vc_column_text][vc_video link=”https://youtu.be/l8n4kgh0CBE” align=”center”][/vc_column][/vc_row]