di ALBERTO BRUZZONE
“Una riforma di prossimità, che parte dal basso e che guarda ai territori e soprattutto ai bisogni di chi si deve curare. Sì a una sanità condivisa e capillare che sappia intercettare i cambiamenti di una regione che è la più anziana d’Europa e affronta un calo demografico costante. No all’accentramento dannoso proposto da Bucci. Servono risorse, ascolto e una visione d’insieme”. Così i gruppi di opposizione in Consiglio Regionale – Partito Democratico, Alleanza Verdi e sinistra, Movimento 5 Stelle e Lista Orlando Presidente – hanno spiegato introducendo la loro controriforma della sanità illustrata davanti all’Ospedale San Martino di Genova.
“Presentiamo una proposta che parte dall’idea di una sanità che guarda ai cittadini e a tutto il territorio ligure, per questo proponiamo il rafforzamento delle Aree operative ottimali sovra aziendali rispetto all’attuale articolazione, divise su tre macro aree: Ponente, Levante e Area metropolitana. Questi ambiti territoriali saranno in grado di garantire un servizio di maggiore prossimità e assicurare prestazioni sanitarie di elevata complessità, con una distribuzione geografica compatibile a una piena accessibilità dei cittadini”.
Secondo le minoranze, “l’unica Asl non riuscirebbe a garantire una distribuzione ottimale del servizio, soprattutto in un territorio complesso com’è quello ligure. Siamo per l’avvio di un processo di transizione graduale che parta da uno studio dei fabbisogni della popolazione su cui basare il modello di sanità di cui la Liguria ha davvero bisogno, e non viceversa. Siamo la regione più anziana d’Europa e questo è un dato di cui non si può non tenere conto, visto che l’invecchiamento comporta un aumento delle patologie croniche e degenerative e la necessità di continuità assistenziale. Bisogna costruire un modello di prossimità che guarda ai territori e alle loro peculiarità. L’unica Asl rischia di costringere i cittadini a prestazioni diagnostiche o di analisi in zone molto distanti dalla propria residenza, fenomeno a cui già oggi assistiamo e che, senza specifiche chiare, con la riforma di Bucci, rischia di amplificarsi”.
Per questo i gruppi in Consiglio Regionale hanno presentato “un documento che parte dal basso e che coinvolge associazioni, personale, enti locali. Siamo per un coordinamento unificato degli ospedali San Martino, Galliera, Villa Scassi, Gaslini, Evangelico, Sestri Ponente, Pontedecimo e futuro ospedale di Erzelli e di Comunità, per migliorare i percorsi e i servizi ospedalieri. Una riforma che non può prescindere dall’unione di sanità e welfare integrando piano socio sanitario e piano sociale integrato. Serve un nuovo patto con i medici di medicina generale per una sanità di prossimità e più vicina ai cittadini. La riforma di Bucci va nella direzione opposta: accentra e allontana la sanità dai territori. Lavoreremo in consiglio regionale affinché non avvenga: la presentazione della nostra controriforma il primo passo”. Dopo la presentazione, il documento è stato consegnato al presidente Bucci e condiviso pubblicamente con forze sociali, associazioni del settore, enti locali e sul territorio. “Sono assolutamente disponibile e considero una bella cosa se alcune idee dell’opposizione vengono inserite dentro la riforma – sostiene il presidente della Regione – Penso che sia importante anche per tutto il territorio per far vedere che tutti quanti abbiamo partecipato a una cosa che va a toccare tutti i cittadini in Liguria. Appena mi daranno il documento, lo analizziamo e poi vediamo”.
LA RIFORMA DEL CENTROSINISTRA IN SINTESI
- Sì a uno studio dei fabbisogni della popolazione sullo stato di salute della nostra comunità regionale, dei bisogni insoddisfatti e dell’inappropriatezza, che precede il modello da assumere, non viceversa;
- Sì al rafforzamento delle tre Aree operative ottimali (AOO) Ponente, Area Metropolitana, Levante: costituiscono articolazioni sovra aziendali rispetto all’attuale articolazione. No a un’unica Asl;
- Sì a costruire un modello di prossimità. No all’accentramento;
- Sì ad avviare un processo di transizione graduale ed efficace. No a una riforma approssimativa costruita in corsa e di corsa;
- Sì a un coordinamento unificato degli ospedali San Martino, Galliera, Villa Scassi, Gaslini, Evangelico, Sestri Ponente, Pontedecimo e futuro ospedale di Erzelli e di Comunità. No alla fusione;
- Sì a riportare la delega all’edilizia ospedaliera sotto l’assessorato alla Sanità. No al sistema dei commissari;
- Sì a una riforma della sanità che avanzi insieme al Piano socio sanitario e al Piano sociale integrato, per migliorare l’integrazione dei servizi alla persona;
- Sì a un nuovo patto con i medici di medicina generale per una sanità di prossimità;
- Restituire centralità ai sindaci.
IL PD: “DICIAMO NO A UNA RIFORMA PASTICCIATA”
Adesso la riforma di Bucci e della Giunta Regionale sarà esaminata prima dalla competente Commissione Regionale, e poi andrà al voto in Consiglio, il tutto entro il mese di dicembre prossimo.
“Nessuna regione italiana ha scelto di concentrare tutto il sistema sanitario in un’unica azienda come propone il presidente Bucci. La sua riforma salta passaggi fondamentali di partecipazione, pianificazione e ascolto dei territori. Così si rischia di allontanare le decisioni da chi ogni giorno si prende cura delle persone e conosce i bisogni reali delle comunità. Anche le Marche, unica regione ad avere applicato nel 2002 l’impostazione proposta da Bucci, sono tornate indietro, ritenendo che quel sistema esasperasse la centralizzazione delle decisioni; appesantisse l’organizzazione e deresponsabilizzasse i livelli locali”. Così in una nota Davide Natale, segretario Pd Liguria, e Katia Piccardo, responsabile sanità Pd Liguria, tornano a parlare della riforma della sanità ligure.
“Tutte le regioni che hanno avviato una riforma sanitaria, si caratterizzano per un’attenzione verso i territori, favorendo sistemi di rete e decentrati. Bucci e la sua Giunta invece vogliono andare avanti senza ascoltare quanto sta emergendo dai territori, da chi lavora nel settore, dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni da sempre impegnate per la difesa della sanità pubblica. Una riforma, quella presentata nei giorni scorsi, pasticciata e che non tiene conto delle difficoltà di gestione dei diversi processi amministrativi e di cura, delle peculiarità del territorio ligure, dell’età media dei cittadini, dell’assenza di politiche sanitarie territoriali all’altezza delle necessità dei cittadini, della rete degli ospedali ancora da realizzare. Insomma, una riforma al buio”.
A questo, proseguono gli esponenti dem, “va aggiunta l’assenza del ruolo dei sindaci il cui coinvolgimento è di vitale importanza sia per quanto riguarda i servizi sanitari sia per le interconnessioni con i servizi sociosanitari e sociali. Tutto questo manca nella riforma di Bucci. Per questo come Pd auspichiamo che la proposta che i gruppi di opposizione hanno presentato e a cui abbiamo assicurato il nostro contributo possa essere la base da cui partire per porre al centro delle politiche i cittadini e i territori con i relativi bisogni e necessità. Non accetteremo soluzioni semplicistiche, frettolose e raffazzonate. L’unica azienda che andava chiusa era Liguria salute, ma invece non è stato fatto”.
MA BUCCI INSISTE: “AUMENTEREMO GLI INVESTIMENTI SUL PIANO SANITARIO”
“L’obiettivo principale della riforma sanitaria in Liguria è per i cittadini, che devono capire che stiamo portando la sanità a un livello alto, non è una riforma per tagliare i costi ma è esattamente l’opposto, per aumentare gli investimenti nell’ambito sanitario”. Così il presidente della Regione Liguria Marco Bucci presenta la riforma della sanità in un incontro all’ospedale Villa Scassi di Genova.
Prima la presentazione della riforma e poi un lungo confronto con infermieri, medici e dirigenti dell’area sanitaria, della Asl 3, che è andato avanti tra domande e risposte per quasi due ore. Presenti l’assessore regionale alla Sanità Massimo Nicolò e il direttore generale dell’area Salute della Regione Paolo Bordon, per illustrare i contenuti della riforma della sanità regionale, raccogliere osservazioni e contributi dal personale.
La riforma, spiegano, “ridisegna l’assetto del sistema sanitario regionale per renderlo flessibile, moderno, più vicino ai cittadini e in grado di rispondere in modo uniforme ai bisogni di salute di una regione che presenta la popolazione più anziana d’Italia e d’Europa”.
Tra i punti principali il riordino dell’assetto organizzativo delle aziende sanitarie locali (Asl) con un nuovo modello di governance attraverso la nascita dell’Azienda Tutela Salute Ligure (Atsl), “un’unica azienda sanitaria regionale che sostituirà le attuali cinque Asl, mantenendo la vicinanza ai cittadini ma superando la frammentazione gestionale, con funzioni strategiche di coordinamento amministrativo, tecnico e logistico che consentiranno di generare economie di scala e liberare risorse da destinare all’assistenza”.
La riforma prevede anche la riorganizzazione della rete ospedaliera, con la nascita della nuova Azienda Ospedaliera Metropolitana di Genova, che integrerà gli ospedali Policlinico San Martino, Galliera e Villa Scassi. Il nuovo assetto mira a “ottimizzare la produzione chirurgica e l’utilizzo delle sale operatorie, ridurre le liste d’attesa, rafforzare le sinergie tra strutture ad alta specializzazione”.
“Avremo due grosse aziende – spiega Nicolò – una territoriale che avrà al suo interno le cinque aree che avranno un apparato sanitario potenziato, perché vogliamo portare più risorse alla sanità, un’altra dedicata al sistema ospedaliero genovese”.