di ANTONIO GOZZI
Riportare il Tribunale a Chiavari sarà un’impresa difficile e per raggiungere l’obiettivo è necessaria la massima coesione e unità di tutte le forze in campo: istituzioni, forze politiche, associazioni sindacali e di impresa, ordini professionali, enti culturali, insomma di tutte le forze vive non solo della città ma di tutto il levante ligure.
Infatti secondo le indicazioni che arrivano da Roma la circoscrizione dell’eventuale recuperato Tribunale dovrà essere più ampia di quella del vecchio Tribunale di Chiavari.
La partenza del lavoro non è stata delle migliori: costituzione di una Commissione consigliare troppo debole e senza reali poteri per affrontare il problema, polemiche sulle sue insufficienze da parte del primo cittadino e della maggioranza che lo sostiene, dimissioni conseguenti di una parte dei membri della Commissione stessa (quelli di minoranza, che avevano come Presidente l’ingenuo avvocato Nicola Orecchia).
Ora, dopo più di due mesi persi, si ricomincia da capo; e le questioni sono sempre le stesse, quelle che ‘Piazza Levante’ ha più volte indicato.
Innanzitutto è necessario trovare rapidamente gli spazi per trasferire con il loro consenso i servizi e le amministrazioni che sono state collocate nel nuovo palazzo di giustizia.
Oggi si capisce bene perché da anni ‘Piazza Levante’ sostiene la necessità di disporre di spazi direzionali in città da mettere a disposizione di servizi avanzati. Se si vuol tornare a svolgere la funzione di capoluogo del Levante ligure non si può fare a meno di strutture e spazi idonei.
Non solo negli ultimi anni l’Amministrazione Comunale non ha operato in tal senso, perdendo qualche occasione che pure si era presentata (Tirrenia Gas e area Cantero Ginocchio) a colmare la lacuna. Ma addirittura ha tolto il vincolo privatistico di destinazione d’uso a servizi e direzionalità dal Palazzo Ferden, che per quarant’anni aveva eccellentemente assolto il ruolo. E così oggi gli spazi mancano.
Sul Ferden qualche riflessione ancora si può fare. L’immobile in realtà nelle previsioni del Puc presenta ancora un vincolo urbanistico e cioè pubblico a ‘servizi pubblici statali’: così se non andiamo errati recita la legenda delle carte del Puc. Salvaguardando i diritti dei privati che hanno comprato in buona fede parte dell’immobile destinandolo ad attività sanitarie avanzate, potrebbero esserci ancora spazi utili per rilocalizzare servizi collocati in questo momento nell’edificio del nuovo palazzo di giustizia.
Un altro contenitore disponibile, almeno in via transitoria, è costituito dal vecchio palazzo di giustizia, a tutt’oggi ancora inutilizzato e collocato al centro della città.
Purtroppo lo stato dell’immobile versa in un colpevole abbandono. Il Comune, proprietario della struttura, non ha neanche realizzato minimi interventi conservativi volti alla conservazione in buono stato dell’immobile, come ad esempio interventi urgenti sul tetto volti ad evitare infiltrazioni d’acqua. Tuttavia almeno una parte degli spazi potrebbe essere ancora disponibile (una porzione di edificio è stata assegnata, al di fuori di un disegno complessivo, alla Soprintendenza archeologica per la ricollocazione del Civico Museo Archeologico oggi situato a Villa Rocca).
Esistono altri spazi disponibili? L’Amministrazione comunale dovrebbe senza indugio censirli, se esistono, in modo da poter dire che il nuovo Palazzo di Giustizia può essere completamente liberato per ospitare il ritorno del Tribunale.
Gli spazi disponibili determinano il progetto del nuovo Tribunale, con le funzioni e i servizi in esso ricompresi. Si sente parlare di un’ipotesi riduttiva dell’operazione, con il trasferimento a Chiavari soltanto di alcune attività del congestionatissimo Tribunale di Genova, come ad esempio il Tribunale dei minori. Ci sembra, questa, la solita manifestazione ‘genovacentrica’ e cioè di quella cultura accentratrice che, col proclamare efficienze e riduzioni di costi peraltro mai viste, è stata determinante nel momento della soppressione del Tribunale di Chiavari.
Occorre lavorare per l’istituzione di un vero e proprio Tribunale autonomo, con un suo presidente, i suoi giudici, la sua Procura della Repubblica, i suoi servizi ancillari.
Anche il Levante ligure, zona tradizionalmente tranquilla, ha infatti bisogno di un suo presidio di legalità, come dimostrano alcune vicende degli ultimi anni. Basta parlare con i Carabinieri e la Polizia di Stato per comprendere come sia difficile, faticoso e alla fine non del tutto efficiente il rapporto tra questi corpi che proteggono il territorio e l’Ufficio della Procura della Repubblica di Genova, distante da noi e comprensibilmente concentrato sui temi della legalità nel capoluogo, che con il suo porto costituisce un fronte sempre caldo e delicato per il contrasto alla criminalità organizzata.
Anche questo tema meriterebbe un approfondimento e una discussione che fino ad oggi non c’è stata.
In generale l’interlocuzione sul progetto di Tribunale va condotta a Roma con il Ministero, ma anche a livello locale con un confronto serrato con la Commissione della Corte d’Appello.
In queste interlocuzioni Chiavari deve essere aiutata dalla Regione, e in particolare dal suo Presidente Giovanni Toti e da tutti i parlamentari liguri di maggioranza e di minoranza. Occorre partire da una dichiarazione solenne di condivisione del progetto da parte di tutti.
A questo riguardo, perché la Società Economica, che rappresenta non solo Chiavari ma tutto il territorio del Tigullio, non si fa promotrice di un incontro con tutti i parlamentari liguri e con tutti i consiglieri regionali per proporre la sottoscrizione di un solenne documento di condivisione?
Sarebbe un’iniziativa molto importante e strategica che metterebbe la gloriosa istituzione di via Ravaschieri al centro delle attività per riportare a Chiavari il Tribunale.