di DANILO SANGUINETI
Il singhiozzo. Quello del cammino di un campionato di serie D e quello che potrebbe venire, per la rabbia repressa, ai presidenti di Sestri Levante e Lavagnese. Se prima accollarsi la conduzione amministrativa e finanziaria di un club che è dilettantistico per definizione legale sportiva ma che è professionistico per costi finanziari e rischi economici, dava un leggero mal di testa, oggi come oggi procura un’emicrania da trigemino impazzito.
Mettetevi nei panni di Stefano Risaliti, che da dieci anni timona il vascello corsaro tra secche e scogli insidiosissimi verso il miglior approdo possibile – una tranquilla permanenza nella massima categoria dilettanti- o di Stefano Compagnoni, da 22 in cabina di pilotaggio dell’ultracentenario sodalizio bianconero, con contorno di record (19 giri in serie D senza mai uscire di pista…) e riconoscimenti.
In estate si sono accostate ai nastri di partenza di una categoria duramente colpita dal primo lockdown e che faticosamente aveva progettato di rimettersi in piedi e di provare a condurre una stagione quasi normale, con i rischi di uno sport di contatto come il calcio senza avere le garanzie assegnate ai professionisti (tamponi e controlli medici almeno tre volte a settimana). Un rischio calcolato, una scommessa che volevano testardamente intraprendere. Per ritrovarsi due mesi dopo in mezzo a una palude, con il pantano che non hanno creato né hanno voluto che li circonda da ogni parte. Sabbie mobili del tipo più letale: ogni mossa che fanno peggiora la situazione, ogni via di scampo appare preclusa.
Stefano Compagnoni ha passato l’estate a preparare la rinascita del campo Riboli, a trovare i fondi necessari – quasi mezzo milione – per rifare il fondo in sintetico di ultimissima generazione, adeguare luci e spogliatoi, rimettere in sesto le tribune, le recinzioni e gli spalti devastati lo scorso inverno da una tromba d’aria. Ed ora che l’opera è compiuta… “Mi sento come uno sprinter che sia stato squalificato appena dopo essere scattato dal blocco di partenza, non per un errore suo ma perché lo hanno appena informato che il traguardo è stato spostato più in là, anzi lo hanno cancellato”.
Il numero uno bianconero non può concedersi l’arrabbiatura che ha portato il suo direttore sportivo Adani a sparare ad alzo zero. “Oggi come oggi, è un campionato ‘falsato’ in parte. Era da preventivare, visto lo stop dello scorso anno; facendo questa premessa, dico che il protocollo che abbiamo oggi in serie D non permette lo svolgimento delle partite. Ci sono poi tante società che, su questo protocollo, ci hanno marciato: sicuramente qualche calciatore si è trovato positivo, ma non ho dubbi che molte società, a seconda del momento, hanno approfittato di questa cosa. Si è arrivati a rinviare 8 partite in un girone, non posso pensare che tutte queste società abbiano avuto casi di positività. Fatta la legge, trovato l’inganno: ci sono sempre i furbi, fermo restando che il protocollo va adeguato in modo che questi furbetti non possano agire. La LND è stata costretta a fermarsi, visto che il campionato era diventato una farsa”.
La Lega Nazionale Dilettanti ha scelto dopo un referendum tra tutte le società di fermarsi per un mese abbondante per recuperare buona parte delle oltre 100 partite non disputate finora e ripartire domenica 29 novembre in maniera più o meno regolare. Compagnoni controbatte: “Mi pare una pia speranza. A scanso di equivoci, la Lavagnese era per bloccare tutto, non per questa sosta di un mese che molto probabilmente non risolverà niente. Noi domenica 15 novembre dovremmo giocare con il Legnano, mercoledì 18 novembre con il Saluzzo, poi ripartire a dicembre, affrontando il Bra. Intanto faccio notare che su otto partite in calendario siamo riusciti a disputarne due in due mesi e mezzo. Adesso ce ne mettono due in casa in quattro giorni. Vi lascio capire come l’abbiano presa mister Nucera e i ragazzi. Poi c’è il discorso che nel frattempo la Liguria è diventata zona arancione e deve affrontare squadre che vengono da due zone rosse. Il campo Riboli potrà essere aperto? Possiamo fare allenamenti con giocatori che vengono quasi tutti da altri comuni, quindi in teoria non dovrebbero neppure mettere piede a Lavagna?”.
Domande legittime. E c’è di più. “Io ero felice come un bambino per aver trovato, con il concorso di tanti privati che vogliono bene alla Lavagnese, il modo di ricostruire il campo e dare alla città uno stadio di questo nome. Pensavo soprattutto al settore giovanile, da rilanciare in grande stile. Tutto inutile, i ragazzi non possono venire al Riboli, attività sospesa. Mi resta la prima squadra che affronta un torneo a singhiozzo dove nessuno gioca ad armi pari. Che amarezza! Unica consolazione che la storia centenaria del nostro club andrà avanti”.
Proprio il riguardo alla ultrasecolare avventura calcistica è l’unico motivo che trattiene il presidente del Sestri Levante Stefano Risaliti da portare le chiavi del Sivori e della stessa Unione Sportiva in Comune. Vittorio Raffo, suo ascoltato consigliere, concorda con il suo furibondo boss.
“Il presidente ha un diavolo per capello. E ne ha ben donde. Un torneo concepito in questo modo non doveva neppure iniziare. Hanno concentrato nel girone A le società delle zone più a rischio, Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta e purtroppo anche la Liguria. Un girone da 20 squadre per di più. Dalla prima giornata sino allo stop non c’è stato un solo turno regolare. Noi al referendum della Lega Dilettanti abbiano risposto con una controproposta: sospendere sino al prossimo anno, non solo un mese. Hanno conteggiato la risposta tra quelle contrarie. Segno che ai piani alti sono sordi o fanno finta di esserlo. Ripetiamo: meglio fermarci e attendere che la situazione sanitaria si chiarisca o che almeno si attenui l’emergenza. Altrimenti sono ‘tapulli’ che non chiudono il buco”.
Raffo ha altre controproposte: “Se vogliono proseguire a ogni costo, che almeno blocchino le retrocessioni, perché i verdetti del campo sono totalmente falsati. Secondo, che ci diano un protocollo valido per la categoria da qui a giugno, niente cambi in corsa e regole applicate rigidamente, andando a scovare chi fa il furbo e rinvia le partite quando gli viene comodo. Infine, il discorso dei test sierologici: benissimo, mettiamoli obbligatori per tutte le squadre a patto che siano pagati dalla Figc. Avranno per caso il coraggio di accollarli a un club che paga giocatori che non giocano, che non incassa dai biglietti di ingresso e dal servizio ristorazione, che ha il settore giovanile in frigorifero senza averne colpa?”.
Povere Lavagnese e Sestri! Società serie, rette da presidenti partecipi e previdenti, che debbono confrontarsi con enti e uomini questi sì dilettanti nella piena accezione del termine.