“Sarà un anno bellissimo”, rispondeva solo poche settimane fa il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte a chi gli faceva notare che la congiuntura stava peggiorando velocemente e che in poco tempo si sarebbe profilato il rischio di un’Italia in recessione economica.
La strampalata affermazione dell’Avvocato del Popolo, contraddetta senza scampo dai dati via via provenienti da diversi centri di osservazione ed istituzioni, conferma ancora una volta l’improvvisazione e la grave incompetenza di chi ci governa.
Guardando l’evoluzione delle stime negli ultimi mesi, si capiscono la gravità della situazione italiana e le grandi incognite su cosa succederà nel prossimo futuro.
Il governo gialloverde parte a settembre 2018, nella nota di aggiornamento al DEF, con una previsione di crescita del PIL dell’1.5% nel 2019.
A dicembre, dopo tre mesi di duro confronto con la Commissione Europea che non riteneva minimamente credibile la previsione del governo italiano, la stima di crescita del PIL per il 2019 viene ridotta nella legge di bilancio all’1%.
La Banca d’Italia non convalida nemmeno questa previsione e a gennaio, solo un mese dopo l’approvazione della finanziaria, la riduce allo 0,6%, attirandosi le accuse di disfattismo da parte di molti esponenti di governo e parlamentari della Lega e dei 5S.
Anche il Fondo Monetario Internazionale, sempre a gennaio, rivede la sua stima e la porta al livello indicato dalla Banca d’Italia.
Ma le cose peggiorano rapidamente, e a febbraio la Commissione Europea riduce la previsione della crescita del PIL italiano per il 2019 allo 0,2%.
A marzo Standard & Poor’s arriva allo 0,1%, e Confindustria allo 0. Solo pochi giorni fa diversi Centri Studi e alcuni Fondi di investimento incominciano a parlare di crescita negativa, che oscillerebbe tra il -0,2 e il -0,6%, se non succedono disastri peggiori.
Recessione bella e buona dunque, con tutto ciò che purtroppo ne conseguirà. Colpisce in particolare il fatto che la recessione riguarda solo l’Italia, perché la previsione di crescita europea per il 2019 si attesta intorno all’1,5%. Un differenziale con l’Italia che potrebbe essere del 2%, il doppio circa del tradizionale gap di crescita tra il nostro Paese e il resto d’Europa, registrato già da molti anni.
La congiuntura economica mondiale rallenta quasi ovunque, ma l’Italia ci ha messo di brutto del suo: raddoppio dello spread, conseguenza del dissennato scontro con l’Europa sulla legge finanziaria, finito poi come imposto da Bruxelles; provvedimenti sbagliati come il decreto dignità che di fatto ha ridotto le possibilità di occupazione; scontri sulle grandi opere e blocco dei cantieri; caduta della fiducia degli imprenditori e degli investitori e conseguente blocco degli investimenti; grossi dubbi sugli effetti reali e le conseguenze di quota 100 e reddito di cittadinanza stanno diventando una miscela esplosiva messa insieme dagli incompetenti al governo che rischia seriamente di far saltare il Paese.
C’è in giro enorme preoccupazione e sconcerto, a partire da cosa si dovrà fare nella finanziaria 2020.
Ai 23 miliardi che bisogna trovare per bloccare l’aumento automatico dell’IVA si aggiungeranno infatti altri 16/17 miliardi che sono le conseguenze sia dell’aumento degli interessi sul debito pubblico causato dal raddoppio dello spread sia delle minori entrate fiscali (soprattutto per IVA) che conseguiranno alla recessione.
Dove trovare questi 40 miliardi? Nessuno lo sa, e i grilloleghisti non ne vogliono neanche sentir parlare, forse sperano in chissà quale miracolo. Ma in assenza di miracoli, che di questi tempi non abbondano, bisognerà mettere le mani nelle tasche degli italiani, che ancora una volta pagheranno il conto dell’incapacità di chi li governa.
Questa è la facile previsione di un autunno terribile, degna conclusione di un anno bellissimo. Svegliatevi!