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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

L’Agriturismo Villa Rosa ad Arzeno: una perla del territorio che resiste grazie all’energia di Ornella De Paoli

Siamo a Ne, epicentro della Val Graveglia: qui è partito tutto nel 1975 per merito di un’altra donna, Idilia Beronio”
L'Agriturismo Villa Rosa ad Arzeno esiste da moltissimi anni
L'Agriturismo Villa Rosa ad Arzeno esiste da moltissimi anni
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di DANILO SANGUINETI

La fortezza nella solitudine. Anche nella vita reale ci sono persone che sfoggiano insospettabili capacità, attingono a un serbatoio quasi inesauribile di coraggio, capaci di resistere a soverchianti avversari. Non sono supereroi – o supereroine nel nostro caso – sono soldati di un esercito più esteso di quanto si pensi, di operatori economici che difendono il loro territorio non importa quanto sia trascurato per non dire danneggiato da amministrazioni che rappresentano il peggio delle sovrastrutture statali. Gente convinta che anche nel paesino più minuscolo della valle più appartata del Levante si possono trovare delle gemme.

Un territorio come la Val Graveglia, che ha accusato in maniera profonda i mutamenti provocati e dalla globalizzazione dei mercati e dall’esaurimento dei filoni minerari, sua principale risorsa per decenni, per rilanciarsi deve fare leva su ciò che ha di precipuo e non scimmiottare usi e proposte di altri “mondi”. Ci si deve battere con le armi che si hanno in loco e non confidare esclusivamente sul sostegno esterno. Vale per le guerre correnti e vale per quelle battaglie economiche in corso apparentemente meno cruente, ma altrettanto se non più determinanti sul lungo termine. Restano nella valle attraversata dal Graveglia degli avamposti resistenziali che si oppongono con una proposta totalmente autoctona ai lussi, dall’alto determinati, del turismo di massa che va sempre negli stessi posti a fare sempre le stesse cose.

È il caso dell’Agriturismo Villa Rosa ad Arzeno, frazione minuscola del piccolo comune di Ne, epicentro della Val Graveglia. In via Arzeno 55 ad Arzeno l’azienda guidata da Ornella De Paoli, a quota 603 (metri sul livello del mare), è posta quasi al centro della conca delimitata a nord est dal passo del Biscia, a nord dal massiccio del Zatta e, ad ovest riceve ombra dal complesso della miniera di Gambatesa, sorta nel 1876 per sfruttare fino all’ultimo ciottolo il più grande filone europeo di manganese e che oggi è solo un museo, neppure aperto a tempo pieno. Basterebbe questo per comprendere come la signora Ornella che gestisce in un agglomerato che non arriva a ottanta anime, con l’aiuto part time dei tre figli, la struttura che è azienda agricola, ristorante e struttura ricettiva, composta da quattro camere matrimoniali corredate di bagno autonomo e numerosi comfort più una grande mansarda perfetta per una famiglia con più bambini

Villa Rosa non è stata trovata bella pronta da Ornella, sessantenne combattiva, quando nel 1988 vi arrivò dalla natia Varese Ligure. In linea d’aria uno spostamento di dieci chilometri, nella pratica l’emigrazione da una valle “civilizzata” ad una delle più appartate e, diciamolo, più dimenticate dell’intero Levante. Villa Rosa era nata nel 1975 per volontà di un’altra donna di ferro, la suocera di Ornella, Idilia Beronio. “Quasi trent’anni fa entrai nell’azienda agricola perché amavo il posto, amavo cosa facevamo, le coltivazioni, la cucina, le pietanze ma anche i prati ed i boschi dove andavamo a cogliere i prodotti. Nel 2000 mi venne affidata la direzione dell’azienda, avevo le idee e l’entusiasmo per ampliare l’offerta. Per prima cosa ristrutturammo l’intero edificio, creando nella casa dove c’era il ristorante le camere per ospitare i turisti”.

Uno sforzo notevole ma fatto con gioia da una persona che credeva con fermezza alle possibilità del suo territorio. Una fede che le vicissitudini, in parte imponderabili, in parte prevedibili da governanti, vicini e lontani, meno miopi, hanno intaccato ma non cancellato, almeno non ancora. “In quegli anni ci sembrava tutto facile. La nostra cucina e la nostra ospitalità incontravano il favore di molti. Le miniere ristrutturate per poter essere visitate, il museo annesso, erano un faro che attraeva nel nostro minuscolo Arzeno tanta gente”.

Nel 2014 la prima forzatura. “Siamo stati obbligati a diventare un agriturismo, altrimenti, stando alla normativa vigente, non potevamo fornire ai nostri ospiti i prodotti della nostra azienda agricola. Infatti i regolamenti del settore prevedono che chi utilizza le proprie materie prime in cucina abbia l’obbligo di trasformarsi in Agriturismo”. A quel primo sacrificio ne sono seguiti altri. “Rendendoci conto che nella zona bisognava aumentare le offerte per un turismo che si era fatto più esigente avevamo pensato di prendere delle bici per incoraggiare le escursioni su due ruote. Esperimento interrotto per via delle normative. Qui siamo dentro il Parco dell’Aveto e ci sono procedure abbastanza complicate per avere determinate autorizzazioni”.

Non parliamo poi del discorso Gambatesa. “Oggi come oggi non si può visitarle e c’è il rischio che i grandi sforzi (costati molto denaro) per farle diventare un museo polifunzionante vadano perduti”. Si è in attesa che la Regione per conto dell’Ente Parco, trovi un gestore dell’impianto. “Aperte potrebbero fare tutta la differenza del mondo per Villa Rosa. Ci teniamo su con il costante successo che incontra la nostra cucina”. 

Perché quello che Ornella De Paoli sottintende per modestia è che le sue ricette ed i suoi piatti spaccano. Basta chiedere alle oltre 70 persone che a Capodanno si sono ritrovate nel ristorante dell’Agriturismo per onorare un menù da sogno. Antipasti: insalata russa, affettati del territorio, torte salate. Primi piatti: ravioli “au Tuccu” e tagliatelle con farina di castagne condite con salsa di noce. Secondi piatti: lenticchie e cotechino, punta di vitello cotta nel testo di terracotta secondo l’antica tradizione della valle. Brindisi di mezzanotte con panettone e spumante per accogliere il nuovo anno. Per il quarto anno consecutivo Villa Rosa ha fatto en plein e c’erano anche sei partecipanti venuti apposta da Roma. Il comodo servizio navetta, con 40 posti a sedere, ha permesso a tutti di spostarsi in sicurezza e tranquillità, aggiungendo un tocco di comfort alla serata. 

Il “Capodanno del Minatore 2025” ha proposto anche una novità: un servizio navetta tra Arzeno e i centri della costa, pulmini per un totale di 40 posti a sedere. “Vorremmo tenere aperto tutto l’anno ma è giocoforza negli attuali frangenti tenere aperto solo sabato e domenica. Siamo costretti a fare delle scelte. Garantiamo i weekend tutto l’anno, ma solo nella stagione estiva apriamo la agripizzeria dove si possono gustare prelibate pizze con ingredienti tutti a chilometro zero. Puntiamo sulla gola dei nostri clienti, molti dei quali diventano degli habitué di Villa Rosa grazie ai nostri prodotti. Nell’azienda agricola prepariamo insaccati, utilizziamo la farina macinata dal nostro grano, coltiviamo patate e tantissimi ortaggi di stagione. Queste materie prime le potete trovare trasformate e lavorate nelle portate del nostro agriturismo, che parlano sia il linguaggio della Cucina tipica Genovese che quello della Valle. La carne ed i ripieni sono ancora cotti come si faceva una volta sotto i testi di terracotta, tutta la nostra pasta fresca è fatta a mano”. 

Ornella negli ultimi tempi si è sentita stanca. “La voglia di mollare, di andare in pensione, si fa forte di fronte agli ostacoli che burocrazia e la poca collaborazione che riceviamo dallo stato ci propongono quasi a ciclo continuo”. A controbilanciare ci sono i clienti fedeli. “Sono tanti. Siamo certi che ci vengono a trovare perché ci apprezzano o sono stati consigliati da chi ci ha apprezzato. Siamo onesti: Arzeno è fuori delle “rotte” turistiche, chi capita qui lo fa consapevolmente non per caso”. 

Storie minime con valenza massima. In un’epoca dove ci si bea delle magnifiche progressive sorti che attendono lo Stivale e ci si entusiasma per i progetti faraonici, si è dimenticato che per raggiungere le stelle andrebbero prima riorganizzate le stalle (pure in senso non figurato). 

Le isole non si trovano solo in mezzo al mare. Arzeno è un lembo di terra, magnifica, dimenticato più dagli uomini che dalle divinità Nella corrente della storia restano per fortuna a galla scialuppe alle quali sono aggrappate persone – gente seria e testarda – che meriterebbero un salvagente o almeno di non essere tirate a fondo dai gorghi di una crescita che si pensa sempre e solo felice.

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