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di MARCO ARVATI *
Durante il weekend il direttore dell’Ufficio del Budget statunitense, Russell Vought, già noto perché una delle menti dietro il piano ultraconservatore Project 2025, ha mosso guerra a un’altra agenzia federale: il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB), che si occupa di diritti dei consumatori sui temi di natura finanziaria. Il modo in cui l’amministrazione si è mossa è molto simile a come ha fatto con precedenti agenzie: ha chiuso gli uffici, ha intimato ai dipendenti di rimanere a casa, ha imposto che non venissero assegnate nuove mansioni lavorative e ha detto che non ritiene necessario l’agenzia ottenga un nuovo giro di finanziamenti: i soldi ancora in cassa dovrebbero servire solo a pagare gli ultimi stipendi. Quello che ha fatto Vought – di fatto – è chiudere CFPB, anche se non ne ha l’autorità, che è in capo al Congresso.
La storia di quest’agenzia è particolare e ha molto a che vedere con le paure dei cittadini successive alla crisi del 2008. La prima idea di far nascere un’agenzia che difendesse i consumatori da prodotti finanziari dubbi, agendo dove mancava una legge che imponesse una regolamentazione ferrea, è di Barack Obama. La sua creazione risale al 2011, inserita all’interno della nota legge Dodd-Frank che doveva porre serie regolamentazioni a Wall Street, e da subito osteggiata dal mondo della finanza, per via dei paletti che imponeva e delle multe salate imposte a chi non si atteneva ai regolamenti. La sua vigilanza, che ha come focus l’eliminazione delle pratiche scorrette nel sistema finanziario, si è col tempo estesa a un vasto numero di settori, tra cui i mutui, le carte di credito e i prestiti studenteschi. L’obiettivo era rispondere alla totale assenza di regole che aveva portato, in ultima analisi, alla crisi finanziaria globale, dovuta alla bolla speculativa nel settore immobiliare, generata dai cosiddetti mutui subprime. Proprio la vigilanza sui mutui contratti con enti non bancari è stato il primo focus dell’agenzia.
Negli anni CFPB si è rivelata uno degli enti federali di maggior successo: in 14 anni ha garantito circa 20 miliardi di rimborsi ai cittadini americani. Di recente Wells Fargo, grossa multinazionale dei servizi finanziari, è stata multata per quasi 4 miliardi di dollari per via di pratiche varie di mismanagement. Proprio per questo, nei cittadini americani c’è un forte consenso verso l’agenzia, vista come una protezione seria del consumatore contro le speculazioni: il 91% dei cittadini ritiene infatti che i servizi finanziari vadano in qualche modo regolati.
La senatrice democratica Elizabeth Warren, una delle più note sostenitrici di CFPB, ha criticato apertamente la decisione, ha ricordato il ruolo dell’agenzia e dichiarato che “CFPB è nata per proteggere le famiglie americane e solo il Congresso, in caso lo volesse, può chiuderla”. Alle critiche di Warren si aggiunge una protesta dei dipendenti dell’agenzia, che si sono riuniti davanti alla sede chiedendo di poter continuare a lavorare e due cause intentate contro l’amministrazione dai rappresentanti sindacali di CFPB.
Ma se l’agenzia ha svolto esattamente i compiti per cui è nata, ha portato risultati ed è apprezzata dalla popolazione, perché i repubblicani si sono sempre intestati questa battaglia? Inizialmente perché l’agenzia era invisa a Wall Street, coerentemente all’idea liberista che il mercato più non è regolato più prospera e successivamente perché ha pestato i piedi alle aziende del settore tecnologico, che negli ultimi anni hanno tentato di espandersi nel settore finanziario. Lo stesso Elon Musk, uomo ombra dell’amministrazione Trump, si è scagliato apertamente sul suo social, X, contro CFPB: le motivazioni sono più o meno le stesse che vengono addotte per le altre agenzie, il fatto che sarebbero enclavi del mondo woke atte a sprecare i soldi dei cittadini. La realtà, però, è che Musk vorrebbe rendere X una everything app, sul modello dei social media cinesi. Il suo desiderio sarebbe quello di aprirla a molteplici funzioni, tra cui pagamenti e compravendite. La volontà di Musk di offrire servizi finanziari attraverso un social media si scontra apertamente con la regolamentazione di CFPB: la sua esistenza presuppone una vigilanza serrata sul settore, e la possibilità per Musk di dover pagare multe milionarie in caso non rispetti i regolamenti.
Un’agenzia popolare tra i cittadini sta venendo smantellata senza alcun motivo se non il fatto che si pone come possibile ostacolo a un arricchimento ancora maggiore dei magnati vicini al Presidente: il ruolo del settore tecnologico sulla nuova amministrazione è sempre più chiaro. Ed è qualcosa di molto sinistro.
(* collaboratore di Jefferson, scrive anche per Harvard Business Review Italia)