di DANILO SANGUINETI
Di questi tempi il turista più che allettato va braccato, una battuta di caccia senza requie. Per portare, meglio riportare, gente in Val d’Aveto bisogna proporre sport “h24, 7 giorni su 7, 12 mesi su 12”. L’offerta della “Scuola Sci&Mtb Santo Stefano d’Aveto” è onnicomprensiva: d’inverno si scia, d’estate si pedala, nelle altre due stagioni si alterna. Il territorio dell’alta valle fornisce piste, sentieri, percorsi che si interfacciano. Addirittura ciò che va bene per una disciplina può essere adattato ad un’altra. Alle pendici del massiccio del Maggiorasca o dalle basi degli spuntoni di Penna e Groppo Rosso si può fare sci di fondo, quando c’è abbondanza di materiale nevoso, sullo stesso sentiero, dove sotto il solo che filtra dai larici, mesi prima sfrecciavano le MTB o le bici da Downhill. Per gli incontentabili gli stessi “anelli” possono essere coperti persino con il più antico mezzo di locomozione, il “Tiesse” ossia “Tacchi e Suole”, scarpinando. Certo servono gli istruttori giusti, maestri ed allenatori che sappiano valutare dove e come puoi arrivare. La montagna – come il mare del resto – è spietata con chi “presume” di conoscerli.
Massimo Tosi, santostefanino doc, che ha respirato boschi e altura prima ancora di imparare a camminare, leader della scuola, ha fatto una ragione di vita del “sapere andare per le montagne”. Con ogni mezzo. “Ho 52 anni e continuo ad amare questi posti come se li percorressi per la prima volta. Il mio lavoro di maestro di sci e istruttore di MTB potrei svolgerlo anche altrove, ho conseguito le competenze e gli attestati necessari, ho decine di collaborazioni e partecipazioni con scuole sparse per l’intero arco alpino non solo in Italia, ma qui sono le mie radici e non ho intenzione di mollare, nonostante tutto”. Ecco il “nonostante tutto” (e forse anche “tutti” di Tosi un po’ preoccupa, Per comprendere a cosa si riferisce occorre prima capire cosa propone la Scuola Sci&MTB di Santo Stefano.
Partiamo dalle Mountain Bike: “Organizziamo tour guidati ed escursioni in MTB: si visitano gli angoli più belli e suggestivi della Val d’Aveto accompagnati dai maestri MTB. Potete contattarci, troveremo l’escursione più adatta alle vostre esigenze. Si possono affrontare i percorsi con maggiore sicurezza o semplicemente si può migliorare tecnica. Organizziamo corsi per bambini e adulti o lezioni individuali che in breve tempo portano a passare intere giornate in MTB.
Per i ragazzi e bambini organizziamo escursioni all’insegna del divertimento in sella alle nostre MTB. Due anche qui i traguardi: migliorare la tecnica, imparare a conoscere ed apprezzare lo splendido ambiente montano che ci circonda”. Mister Tosi batte sull’importanza della conoscenza dei mezzi. Sia di quello meccanico che di quello fisico. Le proprie capacità atletiche. “Mi pare scontato l’utilità di una guida che ti accompagni percorsi sconosciuti. Senza l’impegno o la difficoltà di consultare mappe cartacee e/o GPS tracks , ci si può godere l’escursione, inerpicandosi sui sentieri e concentrandosi sulle discese. I nostri maestri conoscono i trail e sono aggiornati sul loro stato di percorribilità; possono assegnarvi il percorso giusto in base alla vostra tecnica; forniscono suggerimenti tecnici per affrontare sezioni difficili o momenti impegnativi; garantiscono assistenza tecnica durante l’escursione per eventuali piccole riparazioni e conosce i punti di assistenza più vicini”.
Come bonus, conoscendo le montagne, la natura e la storia delle nostre valli, possono “incorniciare” la vostra escursione con la storia della vallata. La Scuola ignora le vacanze. “Noi non apriamo mai la stagione perché siamo sempre presenti sul terreno, anche quando il tempo non è clemente ed i turisti scarseggiano. In questi periodi diamo comunque un servizio e dedichiamo tempo al mantenimento dei sentieri cosicché nella bella stagione biker ed escursionisti possano godersi la nostra splendida vallata”.
Un pullmino a nove posti più carrello portabici consente di spostarsi ovunque nella conca avetana. Accertata la copertura totale con le bici, che succede quando l’inverno morde troppo i polpacci anche del più temerario tra i biker? Tosi ed i suoi ragazzi inforcano gli sci.
“Anche qui l’offerta è varia. Se si vuole migliorare la sciata in campo libero e tra i pali si viene seguiti dai nostri allenatori che col loro supporto tecnico, analisi video e allenamenti su tracciati, contribuiranno a migliorare la tecnica. I corsi si svolgono durante la stagione invernale nella nostra stazione, con periodi di allenamento primaverili estivi ed autunnali sui ghiacciai più belli d’Europa. Organizziamo giornate di sci, con trasporto incluso, all’insegna del divertimento senza dimenticare di curare l’aspetto tecnico e con l’obiettivo di migliorare la sciata del nostro allievo. Possiamo portare nelle stazioni alpine a noi più vicine e convenienti cercando di far trascorrere una giornata indimenticabile”.
E qui siamo alle dolenti note. Perché spostarsi. Cosa manca alla stazione sciistica del Monte Bue e dintorni? Percorsi magari non estesi – 3 km di piste, dalla Baby alla Nera – ma a un tiro di schioppo dalla costa, ad un’ora di viaggio dal capoluogo come dalle valli a ridosso della costa. Stiamo parlando dell’unica stazione sciistica della regione.
“La risposta sta in due parole: innevamento programmato. Senza di esso, nella attuale fase di cambiamento climatico, dalla portata e dalla durata discutibili, ma della cui incidenza nessuno può dubitare, lo sci a Santo non potrà non dico resistere, ma neppure esistere”.
Massimo Tosi non pretende di avere la verità ma sa indubbiamente di cosa si parla.
“L’innevamento programmato è un sistema automatizzato di produzione di neve artificiale che si attiva non appena vengono rilevate condizioni atmosferiche ottimali (temperatura sotto lo zero e assenza di vento). Grazie a sensori meteo e software di controllo, l’impianto gestisce in autonomia l’erogazione di acqua e aria compressa per creare cristalli di neve tecnica. L’acqua, proveniente da bacini o corsi d’acqua locali, viene pompata a pressione elevata (20–80 bar). Attraverso ugelli specifici, l’acqua si atomizza in gocce finissime. Le gocce vengono miscelate con aria compressa per favorire la nucleazione, ovvero la formazione dei primi nuclei di ghiaccio. Durante la caduta, le particelle solidificano e si depositano al suolo come neve simulando il processo naturale di cristallizzazione”.
Santo Stefano non ha al momento l’hardware che necessita. “Cannoni sparaneve o lance mobili. Compressori d’aria e pompe ad alta pressione. Rete di tubazioni interrate e serbatoi di accumulo. Sensori ambientali (temperatura, umidità, vento)”.
In più un sistema di controllo centralizzato (software ATASSpro o simili). L’efficienza dell’innevamento programmato dipende soprattutto dalla temperatura di bulbo umido, un indice che combina temperatura e umidità relativa. In condizioni ottimali (es. temperatura tra ‑2 °C e ‑12 °C e umidità bassa), i generatori producono i migliori fiocchi. L’automazione avvia e spegne l’impianto in base a soglie predefinite, massimizzando la qualità della neve e riducendo i consumi energetici. Con 1 m³ d’acqua si ottengono circa 2,5 m³ di neve tecnica. Per creare uno strato di 30 cm su 1 ha di pista servono tra 1.000 e 1.200 m³ d’acqua. Nella stagione 2018-19 l’innevamento programmato ha utilizzato circa 11 milioni di m³ d’acqua in Italia, coprendo fino al 70–80 % delle superfici sciabili. È vietato l’uso di additivi chimici nell’acqua impiegata per innevare.
L’acqua deve essere analizzata e giudicata idonea da laboratori accreditati. Ogni gestore effettua controlli interni per mantenere i parametri di qualità prescritti.
Volendo la realizzazione di serbatoi e dighe temporanee consentirebbe un utilizzo più razionale delle risorse idriche. “Un investimento importante ma non un’opera faraonica. Io mi limito ad osservare che nella stazione del Monte Penice, al confine fra il territorio dell’Oltrepò Pavese della valle Staffora e il Piacentino della val Trebbia e val Tidone, nei pressi di Bobbio, a circa 1100 metri slm, lo hanno realizzato. E se ci riescono loro, noi che abbiamo le piste tra i 1450 metri del Prato della Cipolla e la cima del Monte Bue a oltre 1700 metri, cosa potremmo fare?” Tosi si ferma qui. Si intuisce la sua amarezza per la mancanza di prospettiva nelle scelte di amministratori e operatori economici della valle. “Non voglio fare polemica, ne ho discusso tante volte. Capisco le ragioni di chi non la vede in questo modo ma sono convinto che ora sia arrivato il momento di scelte coraggiose. Non possiamo pensare di campare sui due mesi estivi, e pochi altri weekend nel corso dell’anno. O allunghiamo i periodi di apertura, riusciamo a canalizzare con razionalità i flussi dei clienti o per chi vive di turismo saranno tempi sempre più grami”. Non è un discorso interessato. “Io avrei fin da oggi alternative pronte altrove. Ma non voglio mollare qui, perché credo nella mia patria, nella mia gente”.
Tosi come il capitano Bellodi nel finale del Giorno della Civetta di Sciascia. Sa, lucidamente, di amare la Val d’Aveto e che ci tornerà comunque. “Mi ci romperò la testa: disse a voce alta”.