di DANILO SANGUINETI
Sembra facile appendere il caschetto e le scarpette da corsa alla rastrelliera. In realtà per un ciclista che è stato ai vertici del movimento professionistico nazionale non è mai veramente il tempo di andare in pensione. Così è per Luca Raggio, ex Pro che pure da un biennio si dedica a tempo pieno al progetto del Team PiùSport Levante, una società che seleziona e segue con grandissimo scrupolo i talenti del Levante (ciclismo su strada e MTB dai 6 ai 16 anni) e ha anche una agguerrita sezione Master. Luca a neppure 26 anni, con una carriera professionistica in corso d’opera, decise nel 2021 che era giunto il momento di smettere. Una risoluzione non facile da prendere, ma una volta presa portata a termine senza esitazioni.
Nato in Fontanabuona, residente a Coreglia Ligure, cresciuto con i colori del G.S. Levante, è passista-scalatore, indossa la maglia dell’U.C. Casano Overall. Nel 2016 alla Maserati di Vigevano un vero e proprio top team tra i dilettanti. Il salto di qualità nel 2017: in primavera vince il Giro della Provincia di Biella e il Trofeo Matteotti, si piazza decimo al Giro d’Italia Under 23, secondo tra gli atleti italiani. Davide Cassani, commissario tecnico della Nazionale, lo sceglie per la squadra che partecipa al Tour of the Alps, il vecchio Giro del Trentino. Ad appena 22 anni (è nato il 26 marzo 1995) gli arriva la proposta tanto attesa: la Wilier Triestina-Selle Italia gli propone un biennale. Nel 2019 sempre con il team ora sponsorizzato Vini Zabum e poi Neri Sottoli. Una partecipazione alla Milano-Sanremo e validi piazzamenti come un secondo posto al Giro del Taiyuan, in Cina. Nel 2020 la firma con la D’Amico Um Tools e poi tutto si interrompe causa pandemia. Luca getta la spugna.
Due anni da direttore tecnico e team leader non gli hanno spento il fuoco sacro. Si cimenta nelle maratone e nelle kermesse per Master più prestigiose dell’intero calendario nazionale. E ottiene come accaduto due volte in estate successi da applausi. L’ultimo in ordine di tempo pochi giorni fa: si è imposto nel percorso lungo (165 km – 3000 m di dislivello) della 51esima edizione della ‘Granfondo Matildica-Merida’ con un’azione degna di nota scattando nel primo chilometro di gara, dapprima in fuga assieme ad Andrea Bais per 110 km e poi resistendo in solitaria negli ultimi 50 km di gara.
Ha iscritto il suo nome nell’albo d’oro della seconda Granfondo più antica d’Italia. A Reggio, Raggio ha tagliato il traguardo con 1’16” sul secondo. “In più – aggiunge con noncuranza lo stesso Luca Raggio – mi sono guadagnato un posto per i Mondiali Master. Solo che non sono interessato. Devo seguire i miei ragazzi”.
Neppure il successo a giugno nella Granfondo della ‘Fausto Coppi Officine Mattio 2023’ lo smuove dai suoi proponimenti. “Fa sempre piacere vincere. Un minimo mi sono sempre allenato. Mi serve principalmente per tenermi in forma anche se devo dire che negli ultimi tempi il circuito dei Master si è molto allargato, c’è anche un discreto giro di soldi. Diciamo che per ora mi serve per fare pubblicità al nostro Team. Poi vedremo nei prossimi anni se avrò voglia e tempo per farne altre”. Perché in primo piano deve restare la squadra e il Progetto SportPiù Levante. “I nostri ragazzi stanno crescendo e stanno crescendo bene. I numeri delle iscrizioni sono stazionari, stiamo crescendo dopo una partenza complicata causa pandemia. Abbiamo deciso che debbono provare diverse discipline, quindi li portiamo su strada ma curiamo anche la MTB e le gare Enduro. Il programma è di farli lavorare su strada nei mesi favorevoli, primavera ed estate, poi nel periodo invernale un po’ più di fuoristrada”. L’ostacolo più grande è la…concorrenza. “Il ciclismo è una disciplina faticosa. E deve confrontarsi con gli allettamenti di altri sport più facili e magari più glamour. Se non c’è una tradizione nella famiglia, è complicato convincere i ragazzi. Molti miei allievi sono venuti perché i genitori dicevano ‘C’è Luca che gli allena’, mi conoscono, sono di queste parti. Poi ci sono i timori, comprensibili per carità, dei genitori. C’è poca cultura del ciclismo in Italia in generale, e nel Levante in particolare. Io li seguo e li mando in strada solo quando sono assolutamente tranquillo. Mi fido perché sono ragazzi responsabili, certo farlo capire a padri e madri è un po’ più complicato”. I suoi protetti arrivano da ogni parte della regione. “C’è una ragazza che arriva da Genova, Camilla, davvero brava, poi ragazzini da Chiavari e Carasco, oltre che diversi dalla Fontanabuona. Io d’inverno lavoro tanto nelle scuole, continuerò a farlo anche se nel prossimo anno scolastico intendo dedicarmi soprattutto alla mia valle, ai miei posti, Cicagna e San Colombano. Occorre seminare tanto, il raccolto arriverà”.