di XAVIER JACOBELLI *
Su la testa, Italia. Il futuro è più azzurro di quanto non si voglia credere, anche dopo la frustrante sconfitta con l’Inghilterra e la brutta vittoria con Malta nelle prime due tappe della corsa a Germania 2024 dei campioni d’Europa in carica.

Intendiamoci. Le difficoltà del gioco e degli interpreti della Nazionale maggiore sono state evidenti e meno male che Retegui è risultato la nota più lieta nell’arco delle due partite. Tuttavia, Mancini vincendo allo stadio Ta’ Qali ha rimesso in carreggiata la squadra nella classifica del girone C, galeotta anche la sconfitta dell’Ucraina a Wembley. Adesso, il ct può preparare per tempo la sfida alla Spagna nella semifinale di Nations League (15 giugno). Peraltro, anche De La Fuente ha i suoi problemi, se è vero com’è vero che, battuta la Norvegia senza Haaland, le Furie Rosse sono cadute malamente in Scozia. Eppure, le buone notizie per il nostro calcio, il cui massimo campionato registra quasi il 70% di presenza straniera media, arrivano proprio dalle rappresentative azzurrine.
Dopo l’Under 21 di Nicolato e l’Under 17 di Corradi, anche l’Under 19 di Bollini si è qualificata alla fase finale dell’Europeo di categoria. L’Under 20 di Nunziata, invece, scenderà in lizza nel Mondiale che dovrebbe disputarsi in Indonesia (20 maggio-11 giugno; il sorteggio è in programma il 31 marzo). Il condizionale è d’obbligo poiché la Fifa ha minacciato di spostare la sede del torneo qualora l’Indonesia continuasse a opporsi alla presenza di Israele.
Nunziata è molto fiducioso sulle chances azzurre: “Se avrò a disposizione tutti i nati nel 2003, potremo arrivare sino in fondo”. Baldanzi, Casadei, Gnonto, Miretti e Scalvini sono i desiderata del ct Under 20 e non si stenta a capire perché, considerato il valore dei talenti soprannominati, con Gnonto e Scalvini che fanno già parte in pianta stabile del Gruppo Mancini. Nell’attesa di conoscere quali saranno le scelte dei tecnici federali, una considerazione s’impone: è falso che il calcio italiano non abbia più talenti e lo dimostra piazzando Under 21, Under 19, Under 17 fra le prime otto Nazionali d’Europa e mandando al Mondiale l’Under 20, già bronzo nel 2017 e quarta nel 2019. E’ vero, invece, che nel calcio italiano siano pochi i tecnici dotati del coraggio necessario per lanciare i giovani e credere in loro, in un contesto in cui brilla l’egoismo dei club, lesti a saltare sul bus scoperto dei campioni d’Europa ridiscendendone precipitosamente dopo l’eliminazione nella corsa al mondiale qatariota.
Dove, d’altro canto, non risulta che Brasile, Spagna, Germania e Inghilterra, rispettivamente campioni iridati nel 2002, nel 2010, nel 2014 e nel 1966, si siano coperti di gloria. In questa congiuntura, Mancini, Nicolato, Nunziata, Bollini, Corradi e Viscidi, il supervisore delle nazionali giovanili, stanno facendo salti mortali carpiati. Alla buon’ora, le società dovrebbero capire capirlo: se la Nazionale è forte, anche il calcio che la esprime è forte. Ignorarlo o, peggio ancora, fare finta di non saperlo, è un peccato mortale.
(* giornalista, già direttore di ‘Tuttosport’ e del ‘Corriere dello Sport’)