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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

La psicologa Erika Panchieri: “Il modello educativo? Dev’essere una giusta miscela tra autorità del passato ed emozioni del presente”

“Esiste una giusta dose di frustrazione che può anche essere positiva e che rappresenta il giusto e necessario allenamento per sviluppare le proprie qualità di sopravvivenza”
Adolescenti e modelli educativi: un dibattito sempre aperto e attuale
Adolescenti e modelli educativi: un dibattito sempre aperto e attuale
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di ALBERTO BRUZZONE

“Serve un nuovo patto educativo, che sappia prendere il meglio di una certa educazione autoritaria tipica del passato e il meglio di una certa educazione emozionale tipica dei tempi moderni. Trovare questa giusta miscela è il concetto chiave”. 

La psicologa e psicoterapeuta Erika Panchieri, molto conosciuta e apprezzata in tutto il Tigullio anche grazie al progetto ‘La ScuolAscolta’ che ha condotto per diversi anni negli istituti scolastici grazie al sostegno del Fondo Chiara Rama, oltre che per la sua indubbia professionalità, interviene nel dibattito lanciato da ‘Piazza Levante’ a seguito dell’episodio di violenza della sera di Ferragosto a Sori, quando un tredicenne ha accoltellato un quattordicenne, sul piazzale della parrocchia, per un like di troppo (ovviamente a suo parere) sui social network.

Sul tema, ma più in generale sulla situazione degli adolescenti e sulla mancanza di forti modelli educativi e di punti di riferimento solidi, ‘Piazza Levante’ ha ascoltato nel numero scorso lo psichiatra Paolo Crepet (leggi qui l’articolo).

Oggi è la volta di Erika Panchieri, che propone le sue interessanti e sempre preziose riflessioni. “Anzitutto, se parliamo di adolescenti, dobbiamo distinguere due differenti tipologie di agìto. Le azioni che servono per staccarsi dall’essere bambino e, al tempo stesso, per ribadire la propria diversità dagli adulti, che sono propedeutiche a un percorso di crescita e che sono consuete a una certa età; e le azioni che sono dei veri e propri atti criminali. Mi soffermerei sulla prima tipologia, perché è la più comune e anche perché uno che commette azioni delinquenziali non le fa perché è adolescente, ma le fa con una sua precisa intenzione”.

Secondo Erika Panchieri, “se vogliamo soffermarci sugli adolescenti, è normale aspettarsi dei comportamenti conflittuali e a volte anche provocatori nei confronti degli adulti. Fa parte del normale percorso di crescita e di maturazione, ma chiaramente parliamo di situazioni che vanno comunque gestite. In primis dai genitori, ma poi anche dagli altri modelli e centri educativi: penso alla scuola, allo sport, ai vari gruppi”.

Gestire prima per non dover combattere poi. “Occorrono approcci giusti in ogni situazione, e non è per nulla semplice. La società ha attraversato un passato caratterizzato da una grande autorevolezza per giungere a un presente dove l’educazione è un fatto emozionale, dove l’adulto fatica a dire dei no, dove le regole sono sfumate e dove si fa di tutto per proteggere i propri figli dagli insuccessi, dal dolore, dalla sconfitta e dalle frustrazioni”.

La psicologa Erika Panchieri

E invece, secondo la psicologa e psicoterapeuta, “esiste una giusta dose di frustrazione che può anche essere positiva e che rappresenta il giusto e necessario allenamento per sviluppare le proprie qualità di sopravvivenza. Questo costa una certa fatica, spesso un soggetto se non riesce a stare in questo clima tende a perdere il controllo. Ma si tratta dell’approccio giusto e il compito del genitore, o della famiglia in generale, è quello di tenere la barra ferma. Dare i limiti, porre le regole dopo avere spiegate, ribadire i ruoli. Il tutto senza mai dimenticare la parte emotiva. E qui veniamo con il salvare quanto di buono c’è nell’educazione di oggi. Perché del buono c’è e non è tutto da buttare via”.

Dove sta allora il buono? “Sta nella parte di empatia, di comprensione, di dialogo. Parlo di un livello metacognitivo, e spiego questo concetto. L’adulto, per dare le giuste regole e farsi seguire dall’adolescente, deve prima avere la capacità di mostrare consapevolezza verso se stesso, verso il proprio pensiero, verso il suo funzionamento emotivo, perché tutto questo aiuta a gestire meglio i rapporti. Spesso i genitori hanno loro per primi un brutto rapporto con il dolore e con la frustrazione, ed ecco perché sbagliano nell’educare i figli. Non bisogna aver paura della rabbia, della sconfitta, della difficoltà, perché fanno parte della vita e sono occasione e stimolo. Non bisogna mai perdere la fiducia nei ragazzi, perché hanno grandissime capacità pratiche e di adattamento, quando si trovano nelle condizioni non favorevoli”.

Quanto all’utilizzo dei social network, Erika Panchieri ritiene che “bisogna scindere l’oggettiva capacità che hanno i giovani di utilizzare i dispositivi tecnologici dalla preparazione rispetto al ricevere così tanti stimoli e informazioni, come avviene quando si ha un device in mano. Mi spiego meglio: un bambino di otto anni può essere bravissimo, anche più di un adulto, a ‘smanettare’ sul cellulare, ma non ha gli strumenti per poterlo gestire. L’utilizzo consapevole è fondamentale e su questo bisogna essere molto rigidi, specie sui social. Ci sono disposizioni di legge, secondo cui l’iscrizione ai social non potrebbe avvenire prima di una certa età. Non le rispetta nessuno e invece questo andrebbe fatto. Anzi, faccio un discorso inverso: queste disposizioni sono sin troppo blande. E qui torniamo al discorso dei limiti”.

Tanto fanno le dinamiche di gruppo: “Perché se un bambino riceve un limite e tutti gli altri della sua cerchia no, inizierà a chiedersi come mai solo lui l’ha ricevuto. E qui i genitori dovranno saper resistere. Non solo: bisognerebbe far squadra tra persone e famiglie e andare tutti verso una determinata direzione. In generale, comunque, nel rapporto tra genitori e figli deve restare una certa asimmetria che è alla base del rispetto dei ruoli. E sull’educazione ci sono aspetti del passato e del presente che vanno rottamati, ma quello che esiste di buono, e che ho cercato di spiegare, è la base su cui costruire i ragazzi e le ragazze che saranno uomini e donne del domani”. 

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