di ALBERTO BRUZZONE
Il lavoro di una psicologa qualificata è già prezioso come il pane in tempi ‘ordinari’, figuriamoci in tempi di emergenza sanitaria legata al Coronavirus. Anche Erika Panchieri, professionista molto nota in tutto il Levante ligure – sia per la sua attività in studio che per il progetto ‘ScuolAscolta’, giunto alla sesta edizione e condotto su incarico del Fondo Chiara Rama in moltissimi istituti di Chiavari e di Carasco – si è fermata presso la sua abitazione, in queste settimane, ma non ha affatto smesso di lavorare. Anzi, la sua esperienza è servita e sta servendo per portare avanti numerose iniziative.
Si procede ‘da remoto’, ma ugualmente fornendo un importante contributo sia in termini di assistenza e di ascolto dei pazienti privati; sia nel portare avanti, anche con le classi chiuse e le lezioni ferme, il progetto ‘ScuolAscolta’; sia nel prestare la propria opera in sostegno di chiunque abbia problemi con l’insegnamento a distanza e con l’organizzazione dei cicli didattici di bambini e ragazzi.
Un segmento, quest’ultimo, che vede Erika Panchieri di supporto non solo ai docenti ma anche ai genitori e agli studenti stessi. È proprio quando i tempi diventano più duri, come indubbiamente lo sono questi, che servono anzitutto anestesisti, rianimatori, infermieri e personale sanitario da impiegare negli ospedali. Ma poi c’è tutto lo strascico di problemi che il Coronavirus sta portando, e inevitabilmente continuerà a portare, anche quando scenderà l’onda lunga dei contagi (si spera sino a sparire), a livello psicologico e di stress. Ed ecco che i medici dell’anima e della testa, ovvero gli psicologi, entrano in gioco a pieno campo, con un ruolo da titolari inamovibili.
Erika Panchieri (nella foto a destra) racconta: “Ormai lavoro da casa da un paio di settimane, e sto portando avanti non solo le mie attività tradizionali, ma anche questo nuovo filone dell’assistenza relativa all’homeschooling, vale a dire l’istruzione domiciliare. L’Ordine degli Psicologi ci consente di lavorare, visto che siamo all’interno delle attività previste dai decreti governativi, ma ci ha suggerito di farlo a distanza e non negli studi, per evitare che troppe persone siano in circolazione. Io, nei giorni scorsi, ho contattato tutti i miei pazienti. Per chi ha accettato, andiamo avanti attraverso videosedute”.
Anche il progetto ‘ScuolAscolta’, dopo una fase di stop che è coincisa con i primi giorni di chiusura degli istituti scolastici, è ripartito: “Abbiamo deciso di spostarci online, ne abbiamo parlato con il Fondo Chiara Rama e dallo scorso 17 marzo siamo nuovamente operativi. In questo periodo, ancor più delicato nel solito, non solo non era giusto chiudere il servizio, ma sarebbe stato pure errato. Perché è il momento in cui ve n’è più bisogno. Abbiamo però messo una limitazione: il progetto è limitato a genitori, docenti e studenti maggiorenni, che possono chiedere direttamente via mail un appuntamento alla psicologa di riferimento (oltre a Erika Panchieri, in ‘ScuolAscolta’ è impegnata pure la collega Chiara Feno, ndr). Quindi, viene indicata la procedura per la compilazione dei moduli inerenti alla privacy. I colloqui restano gratuiti e avvengono in remoto, tramite videochiamata su WhatsApp, Skype o Google Meet). Questa modalità di funzionamento resterà in essere sino alla riapertura delle scuole”.
E, proprio sino alla riapertura delle scuole, sarà necessario solcare tutti i percorsi possibili della didattica a distanza: “Mi sono lanciata – illustra Erika Panchieri – in una prima consulenza gratuita sull’homeschooling, perché mi sono giunte parecchie richieste. Questa mia attività è stata promossa anche dalla collega Stefania Andreoli, che ha un importante seguito sia in televisione che sui social network, il che ha fatto sì che mi arrivassero domande pure da fuori regione. Sull’istruzione domiciliare, i consigli sono soprattutto sull’apprendimento: genitori che fanno fatica a far svolgere i compiti ai propri figli, madri che chiedono come ci si possa sostituire alle insegnanti, strategie e comportamenti da tenere. Si va dal più banale e consueto ‘come faccio a farlo studiare’ al versante più emotivo: come gestire il momento, come parlare di questa emergenza sanitaria, specialmente ai bambini più piccoli. La consulenza è quasi sempre telefonica, dopo un primo contatto via mail, oppure avviene su Skype”.
Consulenza e supporto sono le parole chiave, insomma. Lo sono adesso, in piena epidemia, ma c’è da starne certi che lo saranno anche nel futuro. Perché, anche quando si saranno azzerati i contagi, gli ospedali saranno meno sotto pressione e si potrà nuovamente uscire di casa, le conseguenze che avrà prodotto il Coronavirus saranno immense.
Su questo, Erika Panchieri è pienamente d’accordo: “Anzitutto il lento ritorno alla normalità comporterà un’emergenza dei sanitari, in post trauma da stress. Poi, ci saranno i traumi di tutte quelle persone che, in questi giorni, hanno perso qualcuno, senza aver avuto la possibilità di rielaborare il lutto, senza poter celebrare alcun tipo di funerale, laico o religioso che sia. E queste sono le prime categorie che mi vengono in mente”.
Ma come non parlare, poi, dei bambini che vivono in famiglie e sono oggetto di maltrattamenti, delle donne chiuse in casa con i loro ‘aguzzini’, delle mamme separate su cui è piombato l’intero peso della gestione familiare, dei papà separati che per mesi non hanno potuto vedere i loro figli, delle persone anziane che per intere settimane sono rimaste sole. Saranno macerie, insomma.
“Ne sono convinta – commenta Erika Panchieri – e difatti il ritorno alla normalità andrà gestito in modo graduale, evitando le ‘abbuffate’. È come quando si finisce una dieta: l’abbuffata è rischiosa perché può far ritornare di botto alle vecchie abitudini alimentari. Non ce lo possiamo permettere. La ripartenza dovrà essere graduale, almeno fino a quando non ci diranno che l’emergenza sanitaria sarà realmente finita. È bene che si aprano i cancelli, ma non che si spalanchino del tutto. Quindi consiglio di restare ben attenti”.
Da evitare, quindi, l’effetto ‘Copacabana’, perché si potrebbe fare un piacere al virus. E di piaceri, a questo diavolo di Coronavirus, ne abbiamo concessi già fin troppi.