di DANILO SANGUINETI
Lo shock causato dall’interruzione della serie d’oro iniziata nel 2006 e arrivata senza alcun tentennamento al 2019 era grande. La Pro Recco da quando fu presa sotto l’ala ampia (per possibilità economiche) di Gabriele Volpi poteva tentennare in campo europeo ma in casa faceva sempre e solo il comodo suo. Quattordici scudetti, bastonando a più riprese Savona, Posillipo e Brescia.
Fino allo scorso 26 maggio, quando l’impossibile accade. Gli arcirivali della A.N. Brescia sconfiggono – e onta delle onte senza dover arrivare alla ‘bella’ – i biancocelesti di Hernandez alla quarta gara dei play off (serie 3-1). Un fulmine a ciel sereno che rischiava di incrinare le certezze della macchina da guerra recchelina. Un solo pensiero impediva il naufragio. Da lì a pochi giorni scattava la Final Eight di Champions League, quella coppa che il patron Volpi e il presidente Felugo inseguivano dal 2015 e che negli anni scorsi era sfuggita nei modi più beffardi.
A Belgrado da giovedì 3 a sabato 5 giugno contro sette avversarie agguerrite, i campioni in carica, i magiari del Ferencvaros che due anni fa (nel 2020 la competizione doveva essere ospitata da Recco a Punta S. Anna ma saltò causa Covid) avevano battuto tra lo stupore generale la super-mega squadra con tutti i più forti al mondo guidata dal super-mega allenatore, il santone Ratko Rudic.
La batosta passata e quella recente erano altrettanti incentivi per i de profundis che gli avversari del club biancoceleste – numerosi e cresciuti a dismisura in questo quindicennio di trionfi – avevano pronti in canna. Si sussurrava di un budget ridotto messo a disposizione del presidente Felugo. Di inevitabili tagli che la società sarebbe stata costretta a fare. La smentita arriva secca e scioccante.
Il Recco mette le mani sulla sua nona Coppa dei Campioni che le consente di staccare nella classifica all time le due grandi rivali, il Partizan Belgrado e Mladost Croazia ferme a quota sette. I biancocelesti hanno vinto nel 1965 (con Eraldo Pizzo condottiero in acqua e oggi a 83 anni alfiere a bordo vasca nel ruolo di dirigente biancoceleste), nel 1984, 2003 (le coppe di Baldineti, prima giocatore e poi allenatore) e infine il salto verso l’empireo della Volpi Age: 2007, 2008, 2010, 2012, 2015 e 2021. In cinque occasioni con annesso triplete, ossia vittoria di campionato, coppa Italia e Champions League nella stessa stagione.
Maurizio Felugo (nella foto qui sopra con Jonathan Del Galdo) che era il leader in acqua delle squadre vincenti dal 2007 al 2015 esulta due volte perché è la prima che vince da presidente. Ha cancellato l’ultimo zero in un palmares da dirigente che si avvia a essere ricco quanto quello accumulato in vent’anni da giocatore dotato di estro e capacità tecnica. Potrebbe lasciarsi andare a toni trionfalistici ma non è nel suo Dna. Un’ora dopo il trionfo di Belgrado era già al lavoro per allestire la squadra che nella stagione 21-22 tenterà di fare meglio, firmare un altro triplete e riprendersi lo scudetto ‘scippato’ dagli arcirivali lombardi. Perché il successo in campo europeo (che per la pallanuoto equivale a mondiale) è non un trampolino di lancio, ma una vetta raggiunta: c’è da scollinare, c’è subito una discesa da evitare.
È finito un ciclo, lo si è capito nei giorni seguenti la finalissima. La Final Eight ha visto il Recco crescere di gara in gara: facile vittoria ma gioco non impeccabile a spese della Waspo Hannover nei quarti. Una semifinale tesa e vinta in rimonta a spese di un Barceloneta molto più preparato e competitivo del previsto. Infine la finale che era anche la rivincita del 2019. Aveva visto giusto il mister della Pro Recco, lo spagnolo Gabi Hernandez, 46 anni, tecnico bravo ma non certo di ‘primo livello’.
“Il bello dello sport è che ti dà sempre la possibilità di una rivincita. La qualità dei giocatori si vede in momenti difficili come questi. La coppa non dev’essere un’ossessione, ma un obiettivo”. Il match decisivo nella piscina Vlaho Orlic della capitale serba, sabato 5 giugno, ne è stata la conferma. Il Ferencvaros macinato in progressione, una vittoria larga (9-6) maturata nel terzo e quarto tempo, la squadra allestita dal presidente Felugo e guidata dal tecnico Hernandez entusiasma per il cuore, il ritmo, le giocate, quel senso di appartenenza forgiato dal coach spagnolo nell’arco della stagione.
Nel sollevare la coppa il tecnico che in molti avevano preso sottogamba, meno carismatico e dei predecessori (Rudic, Pomilio, Milanovic, Porzio), ha stupito due volte in pochi giorni. Ha commentato con grande moderazione la vittoria: “Nella settimana post finali Scudetto parlammo molto e cambiammo atteggiamento. Siamo tornati umili e la reazione è stata da grande squadra. Ai ragazzi in riunione dissi che avrebbe vinto chi sapeva soffrire di più. Non è una rivincita, per me è un piacere essere allenatore della Pro Recco. C’è solo felicità in me”.
E la seconda sorpresa nella settimana successiva. Comunicava al presidente le sue dimissioni irrevocabili: “Prima di tutto desidero ringraziare Maurizio per la fiducia e l’opportunità che mi ha dato di guidare una squadra così forte e speciale. E poi Gabriele Volpi che non ha mai fatto mancare la sua fiducia e l’affetto. La mia è una scelta personale e di vita, sento il bisogno di fermarmi per riflettere e decidere tante cose anche a livello familiare. Il momento mi chiede di pensare profondamente sul mio futuro. Che cosa porterò con me? La capacità della squadra di reagire a una situazione insperata e negativa come la sconfitta nella finale Scudetto. È stato bello vedere la Pro Recco giocare con umiltà e sacrificio, pensando solo al collettivo: era un obiettivo che mi ero prefissato al mio arrivo. Ringrazio i giocatori per lo sforzo che hanno fatto in un anno difficilissimo, con i tre mesi iniziali praticamente senza partite, le finali di Coppa e campionato spostate: non è stato facile per loro e per me. La verità è che ho trovato un gruppo umanamente straordinario, la qualità sportiva già la conoscevo. Il mio grazie, infine, allo staff tecnico: ho conosciuto persone preparate e di cuore”.
Felugo ha risposto mostrando piena comprensione per la decisione inaspettata. “Rispettiamo la volontà di Gabi, ci sarebbe piaciuto aprire un ciclo insieme a lui”. Rimpianto e ammirazione: “Il suo comportamento dimostra il suo spessore. Lo ringraziamo per la gioia che ci ha fatto vivere, insieme ai giocatori, nella finale di Belgrado: ha riportato la Pro Recco sul tetto d’Europa mettendo in mostra un gioco favoloso. Rimarrà per sempre nella storia e nel cuore di questo club. Gli auguriamo il meglio perché è una persona che lo merita”.
A Belgrado il patron Volpi non era presente. Ha esultato sia pure da lontano, Il magnate della logistica petrolifera ha guardato il match via tv a bordo del suo nuovo yacht, il ‘Blu 470’. Ed avrà sorriso pensando a chi riteneva che il suo ciclo fosse al tramonto. E dà mandato a Maurizio Felugo per un’ennesima e non semplice rifondazione dei quadri tecnici e della rosa di giocatori.
Non a caso alle dimissioni di Hernandez hanno fatto seguito altri due addii ‘pesanti’. Dusan Mandic, oggi probabilmente il più forte giocatore del mondo, torna a casa: dopo sei anni in biancoceleste il mancino serbo, classe 1994, firma per il Novi Beograd. È stato incredibile sia contro gli spagnoli che contro i magiari, è stato eletto miglior giocatore delle finali. “Ho dato il massimo per salutare nel migliore dei modi e così è stato: la Champions League è tornata a Recco. Grazie alla squadra, ai miei compagni di oggi e di ieri: siamo stati uniti nei momenti difficili e dimostrato che con il lavoro di squadra possiamo raggiungere ogni traguardo. Grazie al patron Volpi per aver sostenuto la pallanuoto in questi anni e aver mostrato il suo amore per lo sport. Grazie al presidente Felugo; un enorme ringraziamento anche a mister Hernandez che ha creduto in me fin dal primo momento e sfruttato il mio potenziale nel modo giusto”.
Felugo di rimando: “Salutiamo Dusan con grande affetto, è arrivato da noi che era un ragazzino e se ne va da uomo: a Recco ha messo su famiglia e completato le sue mostruose potenzialità facendo godere noi, e tutti gli appassionati di pallanuoto, con giocate da campione vero. Dusan è anche tanto altro: persona umile, generosa, che sa stare in un gruppo. Le gioie che ci ha regalato in questi anni, non ultima quella di Belgrado, rimarranno scolpite nella nostra mente. E per questo possiamo solo dirgli grazie augurandogli un prosieguo di carriera all’altezza della sua persona”.
Infine ha salutato Recco anche Jonathan Del Galdo, responsabile del settore giovanile biancoceleste, che ha assunto l’incarico come allenatore del Genova Quinto. “Ringraziamo Jonathan per il concreto contributo che ha fornito alla società in questi anni. La sua figura è stata molto importante a livello sportivo e dirigenziale, il suo apporto ha permesso la crescita del club e del settore giovanile. Gli facciamo un grande in bocca al lupo per questa avventura che lo vedrà certamente protagonista”.
Finiti gli auguri, il chiavarese rimbocca le maniche. C’è da trovare un nuovo allenatore, un nuovo leader in acqua e un nuovo responsabile del vivaio per una società che ha una sola missione: vincere.