di ALBERTO BRUZZONE
Ottantamila euro subito e almeno centomila nel 2021: è questa la prospettiva di spesa, che dovrà essere affrontata dal Comune di Chiavari, per il ripristino, il controllo e le verifiche sul centro polisportivo di largo Pessagno, a seguito del crollo di una parte del tetto verificatosi un mese fa.
Un danno molto ingente, al quale si aggiunge la beffa, per la Pro Chiavari di ginnastica, di dover andare a cercare spazi altrove, con conseguenti e ulteriori costi, oltre alla mazzata già rappresentata dall’emergenza sanitaria.
È proprio un anno tremendo, questo 2020, ma per quanto riguarda la struttura che si trova nel cuore della città questi sembrano, purtroppo, problemi già annunciati, perché la costruzione stessa della piscina e della soprastante palestra, a detta praticamente di tutti, era iniziata male e sta finendo peggio.
In particolare, a cedere nelle scorse settimane è stata una porzione muraria dal momento che, secondo le risultanze di un sopralluogo compiuto di recente, i mattoni sarebbero stati posizionati in maniera impropria. Non c’entrano quindi né umidità né infiltrazioni, tant’è vero che il controsoffitto è venuto giù perché schiacciato dalla pressione superiore dei mattoni e delle travi. Quindi la questione è molto più grave e anche per questo si spiega l’ingente spesa di ottantamila euro per questo primo lotto d’intervento.
Il sindaco di Chiavari, Marco Di Capua, spiega: “Abbiamo reperito queste risorse attraverso una variazione di bilancio. Trattandosi di un intervento straordinario, saranno disponibili sin da subito e, nei prossimi giorni, i lavori verranno affidati a una ditta tramite un appalto diretto, com’è consentito in questi casi dalle normative. Faremo di tutto per far ripartire la palestra il prima possibile, se non altro dal punto di vista dell’agibilità”.
Ma il dirigente dell’Ufficio Urbanistica del Comune, Luca Mario Bonardi, ha già fatto sapere all’amministrazione comunale che, terminato questo primo cantiere, andranno fatti controlli su tutti i lati dell’edificio. “Per questo – prosegue Di Capua – ci è stato chiesto di prevedere a bilancio altri centomila euro nel 2021. È andata bene che nessuno si trovava sotto, al momento del crollo, ma non possiamo permetterci di correre altri rischi”.
A conti fatti, quindi, far ripartire il centro polisportivo costerà alle casse pubbliche quasi duecentomila euro. Una cifra assolutamente inattesa, una ‘tegola’, e la parola non è usata a caso, visto che a cadere è stato proprio il tetto. È uno dei tanti difetti strutturali di questo palazzetto, com’è stato fatto notare anche nell’articolo di ‘Piazza Levante’ del numero scorso.
Intanto, la Pro Chiavari di ginnastica, seppur limitata in parte dal blocco delle attività indoor imposto dalle normative anti Covid-19, può continuare con gli allenamenti per le proprie atlete agoniste, peregrinando tra una palestra e l’altra.
Silvia Vatteroni, una delle istruttrici, racconta: “Facciamo qualche lezione su Zoom, insieme alla mia collega Silvia Cella, poi ci appoggiamo a una palestra di Leivi, dove però non c’è alcun tipo di attrezzo, e a una palestra di Genova, in zona Aeroporto. Personalmente, faccio avanti e indietro per quattro giorni a settimana, anche perché dobbiamo lavorare in piccoli gruppi. Gli affitti delle varie strutture sono tutti a nostre spese, e questo naturalmente è un ulteriore problema”.
I tempi non si prevedono brevi: se si fosse trattato ‘solo’ del controsoffitto, come pareva sulle prime battute, sarebbe stato più semplice ripartire, ma dal momento che si tratta di carenze murarie, nessuno per il momento se la sente di sbilanciarsi. E se la parte superiore del palazzetto è chiusa e off limits, continua a invece a lavorare la piscina, ma pure qui solo per quanto riguarda gli allenamenti degli agonisti.
Danilo Ghio, presidente della Chiavari Nuoto, spiega: “Abbiamo scelto di restare aperti nei limiti della legge. Però, mancando tutta la parte ‘commerciale’, ovvero i corsi di nuoto e la libera balneazione, è chiaro che siamo in difficoltà, perché queste entrate ci servono tradizionalmente per finanziare il settore gare, come prevede il nostro statuto. È un momento davvero molto critico, speriamo che questa emergenza sanitaria finisca al più presto”.
La buona notizia, per la Chiavari Nuoto, è che si sta andando avanti sul progetto di riqualificazione dello storico impianto in zona Lido. L’architetto chiavarese Enrico De Carlo, come scritto da ‘Piazza Levante’ alla fine dello scorso luglio, ha ricevuto un incarico da parte del Comune di Chiavari per redigere una progettazione, che dovrà poi affrontare tutto l’iter procedurale.
“Tornare a fare attività al Lido è il nostro sogno – commenta Danilo Ghio – anche perché noi come Chiavari Nuoto, avendo il settore nuoto, il settore pallanuoto maschile, il settore del sincro e, a breve, se tutto sarà confermato, anche il settore della pallanuoto femminile, abbiamo bisogno di acqua, in termini proprio di spazi. Quindi ben venga questa volontà da parte dell’amministrazione”.
Nessuno, però, parla di rinunciare all’impianto di largo Pessagno. Per quanto nato male, è utile come collocazione strategica. Ma sulla storia dei problemi di costruzione ce n’è anche per la piscina, e non solo per la palestra. Fu la stessa ditta costruttrice, oggi fallita, a trasmettere un documento ai gestori, subito dopo l’inaugurazione agli inizi degli anni Duemila. In questo incartamento si raccomandava di smontare ogni anno il soffitto e l’impianto di illuminazione per andare a ripulire le soprastanti travi, che avrebbero potuto risentire dei vapori rilasciati nell’ambiente.
Come può essere considerata un buon lavoro, una piscina che necessita di manutenzioni così ingenti ogni anno? Nata male e finita peggio: è proprio vero. E il ‘bagno’, in questo caso di sangue, per le casse comunali sembra proprio non finire mai.