di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
Ho ripreso dallo scaffale un testo consultato tante volte: la ‘Leggenda Aurea’ di Jacopo da Varagine (oggi Varazze). L’allora vescovo di Genova scrisse la sua monumentale biografia dei Santi nei primi decenni del Tredicesimo secolo, in una scrittura che si può definire popolare con un notevole valore etnografico. Nelle sue pagine si ritrova la descrizione dei santi come uomini e donne comuni, capaci di vivere nella società dei loro tempi; le cronache di cui si parla sono spesso narrate tuttora: molte di queste le ho rilette rammentando i lontani racconti di mia nonna Esterina.
Jacopo da Varazze raccoglie e ordina i tanti profili dei santi in un percorso segnato dalle feste, un tratto assai importante, che ancora ai nostri giorni ci rammenta di festeggiare coloro che hanno il nome corrispondente ai protagonisti dell’intero calendario, perciò l’onomastico corrisponde alla festa e all’augurio.
Nel calendario dei Santi una festività importante ricorre in occasione del giorno di Pietro, santo la cui originalità è così tratteggiata nella Leggenda Aurea: “Fra tutti gli apostoli e al di sopra di tutti gli apostoli si distinse per il suo grande fervore”. Un santo popolarissimo, diffuso nel sistema onomastico nell’intero continente europeo, ed in Italia nell’intero sistema toponomastico e geografico, come testimoniano le migliaia di luoghi che ne portano il nome; a Chiavari abbiamo San Pier di Canne, a Rapallo San Pietro di Novella, solo per citare i luoghi a noi più vicini.
La popolarità di San Pietro inizia con i monaci colombaniani, che lo diffondono per il nostro territorio e ne incidono il nome sulla monumentale lapide di Piazza, presso Deiva Marina. Da secoli, e per ogni dove sul territorio, nel giorno di Pietro hanno luogo grandi festeggiamenti; non possono mancare i falò, spesso promossi dalle antiche Confraternite che portano in processione specifiche arche dedicate al santo.
A Sampierdicanne la festività di Pietro vede l’uscita dell’arca, qui un antico rituale agrario a fini propiziatori. Durante i mesi precedenti nelle diverse vigne si vigila e si lavora allo sviluppo dei migliori grappoli d’uva, con l’intento di anticiparne la maturazione: il più bello, il più precoce nel territorio della parrocchia al momento della festività sarà posto in mano alla statua del santo durante la celebrazione. Il rito ribadiva l’antica vocazione agraria della comunità, ed il grappolo era segno di prosperità ed auspicio per un raccolto ricco ed abbondante.
Se a Sanpierdicanne il festeggiamento è d’origine contadina, basta spostarsi di pochi metri per ritrovare il Pietro pescatore e legato alla tradizionale cultura marinara. Le Barche di San Pietro erano praticate lungo tutta la costa Ligure, e ovunque si vedevano le famiglie e i più piccini predisporre il bicchiere per la pratica popolare.
Nel tardo pomeriggio del giorno precedente il 29 di giugno si prendeva un bicchiere o una brocca trasparente e la si riempiva d’acqua; all’interno si faceva cadere il bianco d’uovo con particolare attenzione a farlo precipitare al centro del contenitore. Poi si sistemava il recipiente sul davanzale di una finestra e si doveva attendere il giorno successivo per poter ammirare il veliero di San Pietro. Naturalmente per i piccoli era d’obbligo vincere l’incontenibile curiosità di anticipate verifiche che avrebbero compromesso la sorpresa della mattina successiva, quando, alle prime luci del giorno, si verificava con stupore la creazione della barca di San Pietro: il bianco d’uovo si era rappreso nelle sembianze di un’imbarcazione con le sue vele. Lo stupore era davvero grande, come la fantasia che riusciva a riconoscere sempre quell’ingenuo miracolo in cui, come nelle nuvole, si poteva ritrovare la morfologia riconducibile ai nostri desideri.
I tanti etnografi che hanno studiato questa tradizione la collocano nelle diffusissime magie finalizzate alle previsioni, dove la formazione dell’immagine sosteneva e confermava il presagio desiderato. Certamente erano molte le ragazze e le giovani donne che dalla formazione del ‘barco di San Pietro’ traevano un felice presagio per un prossimo e tanto desiderato matrimonio.
Anche in questo caso si può verificare quanto la religiosità popolare abbia saputo interpretare ed assimilare le scritture e le pratiche ufficiali della Chiesa in un’interpretazione che coinvolgeva l’intera comunità, in cui il concetto di festività ufficiale e quello di festa popolare erano unite da un cemento che legava il sacro e il profano, in una tolleranza reciproca che perdura da secoli.
Non credo che l’immagine ufficiale di San Pietro, titolare della massima basilica dell’intera umanità, quello con le chiavi in mano, simbolo di una metafora di grande effetto, venga sminuito nell’ingenuo miracolo della barca nel bicchiere o nel grappolo d’uva di Sampierdicanne.
Se vi capita di passare a Calvari, in Fontanabuona, fermatevi alla bianca chiesuola di San Pietro e ammirate la stupenda composizione di Roberto Ersanilli. La sua arca dedicata a San Pietro Pescatore richiama una genuina, verissima scena di pesca ligure: una tipica imbarcazione della tradizione, col tramaglio tirato a bordo sul bordo della falchetta, ricco di pesci assolutamente riconoscibili, come richiede una pesca miracolosa!
(* storico e studioso di tradizioni locali)