Prosegue la serie di articoli di Giorgio ‘Getto’ Viarengo dedicati ad illustrare la Chiavari dell’Ottocento e i tanti modi ed aspetti per i quali questo può a buon diritto essere riconosciuto come ‘il secolo d’oro’ della nostra città.
di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
Con l’approssimarsi dell’Unità d’Italia le istituzioni si aggiornarono di conseguenza e, per la prima volta nella storia del nostro Paese, l’associazionismo divenne fenomeno regolamentato per legge.
I capitoli dello Statuto Albertino del 1848 dettavano rinnovati diritti e doveri dei cittadini, e all’articolo 32 veniva enunciato un principio fondamentale: “È riconosciuto il diritto di adunarsi uniformandosi alle leggi che possono regolarne l’esercizio nell’interesse della cosa pubblica”. Da questo momento l’associazionismo non solo era concesso e regolamentato, ma se ne riconosceva la valenza pubblica e sociale di un vero bene comune.
Questa premessa di carattere storico ci permette di collocare nell’evoluzione delle comunità e del territorio le caratteristiche e le specificità dell’associazionismo, nel cui ambito, per prime, le società sportive maturarono e si affermarono proprio grazie alla norma prevista dallo Statuto Albertino. Vediamone i primissimi passi.
Negli anni immediatamente successivi al traguardo dell’Unità d’Italia il governo varò provvedimenti legislativi per promuovere “le Società di tiro a segno in ogni comune italiano”: così recitava il Regio Decreto voluto dal ministro degli interni Marco Minghetti (1° aprile 1861).
Le nuove società desideravano promuovere un’idea voluta ed appoggiata con forza da Giuseppe Garibaldi, che aveva sostenuto la nascita dei circoli per favorire la formazione di buoni tiratori, e prevedeva “che i Tiri a Segno comunali dovessero competere in un grande raduno indetto dalla Società di Tiro Nazionale”.
Il cuore di questo progetto era contenuto nell’articolo 3: “L’istituzione dei tiri a segno comunali, mandamentali o provinciali può essere promossa dai Consigli comunali, provinciali o da Società private. Una Società privata può farsi promotrice dell’istituzione del tiro nazionale”.
Il primo comune ad avviare i provvedimenti per la nuova società fu Torino, dove le prime competizioni si tennero al Parco del Valentino.
A Chiavari la nascita dell’associazione fu annunciata dal giornale cittadino “La Verità” in una lettera della “Direzione della Società del Tiro a Segno pel Circondario di Chiavari” pubblicata nell’edizione di sabato 18 giugno 1864.
L’articolo ci permette di datare con precisione l’avvio delle attività della prima società sportiva di Chiavari, legalmente riconosciuta con l’approvazione dello Statuto avvenuta l’11 maggio del 1864. L’iscrizione prevedeva il versamento di lire cinque “per i cittadini che vorranno esercitarsi al Tiro a Segno”. Con la lettera del presidente Avv. Giuseppe Ginocchio si procedette alla fondazione e si disposero le condizioni per giungere ad una prima competizione cittadina prevista per il giorno del 9 luglio del 1865.
L’obiettivo di creare una vera rete degli appassioni di questa attività si formalizzò con la nascita del Tiro a Segno Nazionale: “La patriottica istituzione per tutti i tiratori italiani”. La legge istitutiva porta la data del 2 luglio 1882; con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale si attivarono le procedure e il sindaco di Chiavari pubblicò il manifesto per “l’iscrizione nella lista dei tiratori”.
I primi a sostenere il progetto furono gli iscritti alla “Società Reciproca Istruzione ed Assistenza chiavarese”, che si adoperarono per ottenere l’adesione dei necessari cento iscritti, numero minimo per l’istituzione del poligono. Le procedure subirono diversi ritardi per l’interpretazione delle norme varate e per disguidi burocratici. Raggiunti i cento iscritti, l’11 luglio del 1884 la Direzione Provinciale riconobbe l’associazione chiavarese. Il successivo 21 dicembre il primo presidente, Albino Botti, illustrava lo Statuto e si procedeva all’approvazione.
Le complesse vicende e i trasferimenti di competenze tra diversi ministeri rallentarono nuovamente il processo costitutivo, ma durante il Consiglio Comunale del 15 giugno del 1890 si varava definitivamente l’ufficio di presidenza, che otteneva l’autorizzazione a procedere con i corsi di tiro e le attività propriamente sportive.
Il Tiro a Segno Nazionale di Chiavari realizzò un impianto provvisorio sulla Collina delle Grazie, nel quale si tennero diversi concorsi e gare di tiro. La presidenza, però, si adoperava per realizzare un vero e adeguato poligono, un edificio dedicato dove poter praticare tutte le specialità previste dai corsi e dalle competizioni. L’occasione si presentò con l’avvio dei lavori del nuovo cimitero urbano e le relative operazioni edilizie nell’area ai piedi della collina di Rì: la dirigenza aprì un confronto col direttore dei lavori e progettista dell’opera, l’architetto Gaetano Moretti.
Al tecnico vennero illustrate le necessità e gli spazi utili a realizzare un adeguato impianto, e dopo che furono verificate la compatibilità e le necessarie condizioni di sicurezza si procedette alla realizzazione. I lavori si avviarono di pari passo col nuovo progetto del cimitero, ed a lavori conclusi si poté inaugurare il nuovo poligono per le attività istruttorie e competitive del “Tiro a Segno Nazionale di Chiavari Vittorio Emanuele III”. Visto il ruolo di Chiavari durante il Risorgimento non deve stupire che il primo presidente del sodalizio cittadino fosse Giuseppe Garibaldi.
Tornando a sfogliare le pubblicazioni del tempo, intercettiamo la nascita in Chiavari di un’altra importante società sportiva. Ce ne informa il settimanale locale L’Appennino: “3 aprile 1881: è stata fondata in Chiavari una società ginnastica, dal titolo di Società Ginnastica Chiavarese, il cui scopo principale si è quello di propagare l’istruzione ginnastica nella gioventù Chiavarese. Verranno date a suo tempo anche lezioni di ballo, scherma e nuoto”.
Al momento della fondazione del sodalizio si potevano contare ben quaranta iscritti, tutti studenti. Il primo presidente fu il Dott. Domenico Questa. Le attività della società furono per il momento tenute nella ex chiesa di San Francesco con la nomina dei primi insegnanti di ginnastica, il prof. Giacomo Canepa e il maestro Domenico Belmonte.
Continuando l’indagine nelle pubblicazioni dell’emeroteca dell’Economica verifichiamo che il 17 settembre del 1883 “Il Veloce Club di Chiavari” organizzò “le corse velocipedistiche”. L’anello venne disposto nello spazio della prossima piazza Regina Margherita (l’attuale Nassiriya) ed erano previste diverse specialità sullo “sviluppo della pista di metri 500, giro a sinistra come stabilisce il regolamento della Unione Velocipedistica Italiana. Le iscrizioni sono aperte presso il signor Badaracco in Via della Cittadella e il Signor Scolari al caffè della Stazione. Funzionerà il totalizzatore, prezzo per giocata centesimi 50”.
Il 13 novembre del 1893 si avviò l’attività della Pro Chiavari, la nuova società che raccoglieva l’eredità dalla Ginnastica Chiavarese scioltasi l’anno precedente, e che sin dai primi mesi d’attività ottenne risultati lusinghieri nelle diverse discipline svolte e promosse. Il presidente Luchino Scolari guidava con attenzione le molteplici specialità in cui era impegnata la Pro Chiavari: ginnastica, scherma, corse podistiche, nuoto, ciclismo e diversi sport che si presenteranno negli anni a venire. Questa società divenne la vera pioniera dello sport per tutto il territorio, sino a divenirne modello per le nuove esperienze che seguiranno nel tempo e nell’evoluzione dello sport cittadino, attivando altre specialità agonistiche.
A questo riguardo è bene ricordare una data importante che segna il successo dell’associazionismo Ottocentesco: il 19 marzo del 1914; in quella lontana primavera iniziava l’attività dell’Entella con la prima partita giocata nell’attuale Piazza Roma, un gruppo d’atleti, già della Pro Chiavari, entrava in campo avviando una pagina di storia che giunge sino ai nostri giorni.
(* storico e studioso delle tradizioni locali)