di ALESSANDRA FONTANA
“Entro il 2022 la riapertura della Miniera di Gambatesa”. Era questa la promessa dell’assessore regionale Alessandro Piana e la speranza di tutti gli abitanti della Val Graveglia, ma le condizioni per far sì che il sogno diventasse una realtà, non ci sono state. E infatti a luglio 2023, quella che è stata la più grande miniera di manganese d’Europa, rimane un posto fantasma. Lo abbiamo raccontato più volte su questo giornale, il calvario della miniera, chiusa ormai dal 2020 prima per colpa del Covid, poi per altri problemi, sembra destinato a durare nel tempo.
La Miniera di Gambatesa è a quota 550 metri in uno splendido anfiteatro di montagne nell’area del Parco dell’Aveto. Il sito oggi conta un reticolo di gallerie di quasi 25 chilometri complessivi, suddivisi in sette livelli principali e numerosi sottolivelli, tra loro comunicanti per mezzo di rimonte e discenderie, pozzi e fornelli. Una tappa d’obbligo per le famiglie che visitano il nostro entroterra. La miniera nel 2001 è diventata un museo e da allora ha affrontato diverse difficoltà, fino ad arrivare alle ultime: il museo, che è di proprietà del Parco dell’Aveto, era gestito dalla Ski Mine di Bergamo e prima dell’inizio della pandemia le visite e gli eventi hanno invaso Gambatesa. Centinaia di famiglie hanno fatto il giro sul trenino e osservato le viscere della terra con il tradizionale caschetto giallo in testa, almeno fino a quando, a seguito delle restrizioni, il sito ha dovuto fare i conti con lunghi periodi di chiusura che hanno costretto il gestore a gettare la spugna. I mesi di chiusura sono stati sfruttati per effettuare altri lavori ma le settimane sono diventate mesi e poi anni.
La procedura di gara per affidare il sito, è stata curata dalla Stazione Appaltante Unica Regionale per conto dell’Ente Parco. L’offerta è arrivata ma non è così automatico procedere con l’affidamento (o con il rifiuto): è stata infatti nominata la commissione che dovrà valutare l’offerta e i tempi potrebbero slittare ancora di (almeno) sei mesi, spostando l’apertura della miniera all’inizio del 2024, condannando così la Val Graveglia a fare un’altra estate senza una delle attività turistiche di punta.
L’ulteriore rallentamento nell’assegnazione della gestione ha sollevato preoccupazioni e polemiche anche nel palazzo della Regione Liguria: “Avevamo discusso il tema nel luglio 2022 con l’Assessore Piana che aveva assicurato tempi rapidi e la riapertura per la stagione estiva: adesso, veniamo a sapere che il termine per la procedura, se non si presenteranno altri intoppi, sarà a fine 2023. Con queste premesse, si potrà riaprire la Miniera non prima dei primi mesi del 2024, con un conseguente danno turistico ed economico all’entroterra”, ha tuonato Luca Garibaldi, capogruppo del Partito Democratico Articolo Uno in Regione. Garibaldi, già lo scorso febbraio, aveva sottolineato alcune criticità riguardo il bando: “Un bando reso, tra le altre cose, ancora più difficile dal fatto che il solo partecipante ha caratteristiche non solidissime di esperienze in musei, a cui si aggiunge il tema di ‘opportunità’, vista la presenza del marito dell’Assessore alla cultura del Comune di Ne all’interno delle consorzio delle imprese che si presenta per chiederne la gestione”. Ma al di là di supposizioni, dubbi e frustrazioni, la verità è che bisognerà aspettare il 2024 per conoscere le sorti di quello che era il fiore all’occhiello della vallata. E intanto Ne non può certo rimanere immobile e organizza con le proprie forze e con gli sforzi degli abitanti eventi e appuntamenti per l’estate 2023 con la rassegna ‘Valorizzi…Amo’ le nostre valli.