di ANTONIO GOZZI
La forza devastante della mareggiata dei primi di novembre che si è abbattuta sulla costa del Tigullio e in particolare sul litorale di Chiavari e di Lavagna ha ancora una volta messo in evidenza che la scelta dell’Amministrazione Comunale chiavarese di mettere il depuratore in Colmata è una scelta demenziale.
Negli ultimi anni stiamo assistendo, probabilmente a causa del cambiamento climatico, a fenomeni atmosferici che non conoscevamo e che ci appaiono sempre più estremi.
Per il Mediterraneo e il Mar Ligure gli esperti parlano di fenomeni che assomigliano sempre di più a tornado/uragani tipici delle zone tropicali e che si ripetono con frequenza sempre più ravvicinata. Nel Tigullio ciò ha cambiato le caratteristiche delle mareggiate e il loro impatto sempre più devastante sulla costa.
Da noi la ‘traversia’, e cioè la direzione del vento più forte e dannoso e conseguentemente la direzione delle mareggiate, è sempre stata di libeccio (sud-ovest). Per questa ragione, storicamente, le nostre mareggiate sono state chiamate ‘libecciate’.
Il Tigullio occidentale, e cioè Santa Margherita, Rapallo e in parte anche Zoagli e Chiavari, fino all’arrivo dei nuovi fenomeni era stato protetto dal promontorio di Portofino, che costituendo una specie di diga naturale verso sud-ovest limitava i danni delle ‘libecciate’.
Ma negli ultimi anni le cose sono profondamente cambiate. Vi è stata una successione impressionante di fenomeni estremi: la grande mareggiata dell’ottobre 2018 che ha letteralmente disintegrato il porto di Rapallo e moltissime delle imbarcazioni in esso ospitate, ed ha danneggiato gravemente il depuratore di Santa Margherita collocato a fil di costa; la tromba d’aria che nel 2022 ha colpito la ferrovia e alcuni stabilimenti balneari di Cavi di Lavagna e Sestri Levante; la mareggiata del gennaio 2023 che ha di nuovo devastato stabilimenti balneari di Cavi; e da ultimo la recente mareggiata dei primi di novembre del 2023 che ha colpito il litorale con onde di 8-9 metri.
Questi fenomeni estremi, come si vede, si sono verificati con cadenze sempre più ravvicinate e non con le cadenze trentennali contemplate in letteratura e in tutti gli studi meteo-marini tradizionali.
Inoltre la direzione del vento e quindi delle mareggiate non è più quella di prima (libeccio sud-ovest) ma proviene con estrema violenza da sud. Il mare picchia a perpendicolo sulla costa di Chiavari e di Lavagna con una forza mai vista.
Come si è detto, la portata e la frequenza dei nuovi fenomeni atmosferici fa sì che non sia più sufficiente rifarsi a dati storici meteo-marini. Così facendo non si tiene conto infatti dei profondi cambiamenti in atto e si sottostimano i rischi connessi alla nuova fase climatica e meteorologica.
Non si capisce perché il principio di ‘cautela’ che viene richiamato ad ogni piè sospinto in situazioni molto meno gravi e problematiche non debba essere applicato anche alle vicende del depuratore di Chiavari.
Un depuratore è un impianto industriale molto sofisticato e delicato: bisogna ricordarlo agli scienziati che hanno rifiutato l’idea di un incubatore di start-up in Colmata perché dicevano che in quell’area non si volevano impianti industriali (sic !). Chiunque può controllare, comunque, quanto di ‘industriale’ c’è nell’incubatore poi realizzato a Wylab.
Un impianto industriale sofisticato e delicato come invece davvero è un depuratore non può essere collocato in una zona così pericolosa come il fil di banchina dell’area di Colmata. E ciò per due motivi molto semplici: i sicuri danni all’impianto provocati dalle mareggiate con i conseguenti extra costi di manutenzione che verranno pagati dai cittadini attraverso la tariffa dell’acqua, e i rischi per l’incolumità delle persone che lavoreranno nell’impianto che, secondo il progetto, raggiunge gli 8 metri sotto il livello del mare.
Qualcuno si è domandato cosa sarebbe successo al depuratore e al suo camino di soli 7 metri di altezza collocato sulla diga foranea del porto con le onde di cui pubblichiamo le immagini? Anche un solo momentaneo malfunzionamento provocato dalla mareggiata comporta lo scarico diretto in mare dei liquami non depurati.
O ancora: qualcuno si è chiesto cosa sarebbe successo sul cantiere se la mareggiata fosse occorsa durante la costruzione dell’impianto stesso? La durata dei lavori è prevista in molti anni, e quindi per un lungo periodo prima che l’opera sia completata il cantiere sarà esposto al rischio mareggiate.
Il buon senso ci spinge non da ora a porci questi interrogativi. Le cose infatti sono chiare da tempo. Su queste stesse pagine un po’ di anni fa, sempre a proposito della collocazione del depuratore in Colmata, scrivevo: “L’impianto per l’estrema vicinanza al mare impone gigantesche e costosissime opere di protezione a mare, sarà esposto alle mareggiate, ai danneggiamenti conseguenti, agli enormi oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria che saranno a carico di tutti noi attraverso il meccanismo della tariffa dell’acqua”.
Non c’è da aggiungere molto altro riguardo a questa scellerata scelta di localizzazione dell’impianto.
Ma come detto più volte fino a quando l’impianto non verrà realizzato o almeno fino a quando non inizieranno i lavori c’è spazio e speranza per un cambiamento di orientamento da parte di tutti gli Enti che, in qualche modo, sono coinvolti, e cioè Regione Liguria, Città Metropolitana, Comuni dell’ATO, Comune di Chiavari che è il proprietario dell’area su cui il depuratore dovrebbe sorgere.
Questi soggetti, nel momento in cui continuassero nelle scelte intraprese e non rivedessero la decisione nonostante i fatti nuovi ed estremi che sono stati descritti sopra non potrebbero che essere ritenuti responsabili dei danni e degli eventuali costi conseguenti alla furia del mare; senza considerare l’incolumità delle persone.
Vi è un principio di responsabilità civile e penale su cui è bene che tutti gli amministratori pubblici coinvolti nella vicenda riflettano attentamente.
La conferenza dei servizi che ha approvato il progetto del depuratore in Colmata si è tenuta se non ricordiamo male nel giugno del 2022. È passato un anno e mezzo e nulla, fortunatamente, è successo.
Si dice che il progetto esecutivo non esista ancora e che sarà posto in carico alla ditta che vincerà la gara d’appalto; si dice anche che il progetto di massima andato in conferenza dei servizi sia molto malfatto. Si dice che la stessa Iren sia preoccupata per una spesa enorme (probabilmente superiore ai 200 milioni di euro) che andrà anticipata dall’Iren stessa in attesa di un lungo recupero in tariffa. Si dice che sempre in Iren qualcuno si interroghi sul perché si debbano spendere tanti soldi quando con l’adeguamento dell’attuale depuratore di Preli e la realizzazione di un nuovo depuratore per le valli a Leivi/Carasco si spenderebbe la metà risolvendo il problema.
Il Sindaco metropolitano Bucci in un convegno organizzato nel marzo scorso da ‘Piazza Levante’ e dal ‘Secolo XIX’ ha dichiarato (e riportiamo la sua intervista a questo link: https://youtu.be/CldXzYmDCz8?si=YQqaSEyvhC-1zGJg) che se il Comune di Chiavari non vuole il depuratore in quell’area basta che lo dica e faccia atti conseguenti.
Il Sindaco Messuti a sua volta qualche giorno fa ha dichiarato al ‘Secolo XIX’ che anche a lui il depuratore in Colmata non piace. Bene: cambiare idea è da persone intelligenti, ma comporta anche il coraggio delle scelte e delle decisioni.
Un numero sempre più grande di cittadini chiavaresi si oppone alla scelta demenziale del depuratore in Colmata. Ascolti i suoi cittadini signor Sindaco, e con la sua maggioranza adotti gli atti conseguenti.