Le celebrazioni del 25 aprile sono riti svuotati di significato? Per noi di ‘Piazza Levante’ non è così, anzi ricordare cosa è successo in quei giorni è oggi più attuale che mai.
Dopo anni di dittatura fascista prepotente e violenta, che ai dissidenti riservava botte, carcere, confino e arresti domiciliari, che isolava le loro famiglie, che introdusse le leggi razziali togliendo agli ebrei la possibilità di lavorare; dopo una guerra che significò fame e miseria per tante famiglie, dopo il terrore dell’occupazione tedesca, il nord dell’Italia nell’aprile del 1945 venne liberato da un’azione congiunta delle forze alleate e delle truppe partigiane. Da sudditi ci ritrovammo cittadini. E cittadine, visto che le italiane ebbero per la prima volta il diritto di voto nel 1946.
Senza il sacrificio di chi combatté per liberarci dalle truppe di invasione tedesche non avremmo avuto questa possibilità. La storia della Liberazione appartiene a tutti noi, senza distinzione di partito o di tradizione politica, ed è nostro dovere tramandare di generazione in generazione questo ‘decalogo’ per l’uso della libertà.
- Battersi per ciò in cui si crede.
- Combattere chi usa la sopraffazione, l’intimidazione e la diffamazione dell’avversario politico.
- Considerare l’attività politica come un servizio, non come fonte di vantaggio personale.
- Battersi per una libertà di espressione onesta e leale, limitata al confronto di idee e proposte.
- Riconoscere nel rispetto del prossimo il limite della propria libertà di azione e di espressione. Il prossimo sono tutti gli altri, senza distinzione.
- Considerare il confronto democratico come la sfida a convincere gli altri della forza delle proprie idee. Se il confronto è stato leale, chi perde non urla il doppio degli altri, ma prende atto di non essere stato abbastanza convincente e continua a lavorare cercando di rafforzare i propri argomenti per un prossimo futuro.
- Lavorare perché tutti abbiano le stesse opportunità di vivere nel modo migliore possibile, nella pace e nella legalità.
- Lavorare perché tutti abbiano le stesse opportunità di esprimersi, entro i limiti di cui sopra.
- Combattere senza tregua ogni forma di bullismo, prepotenza, sopraffazione.
- Essere tolleranti con tutti tranne che con gli intolleranti.
I più vecchi tra noi queste cose le hanno ascoltate in casa, le hanno respirate con l’aria che si respirava in famiglia, dai genitori e dai nonni che hanno vissuto in prima persona quei giorni. E a scuola tutto questo veniva insegnato con convinzione. Questo è il linguaggio che abbiamo imparato. Ma oggi per molti questa sembra diventata una lingua straniera.
La libertà non ce la regala nessuno. Per la nostra libertà è stato pagato dalle generazioni che ci hanno preceduto un prezzo molto alto di discriminazioni, sofferenze, sangue. Noi dobbiamo metterci l’impegno di coltivare giorno per giorno la nostra capacità di convivenza, pena il rischio di svegliarci, un giorno, privati di qualcosa che avevamo incautamente dato per scontato.