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Giovedì, 25 maggio 2023 - Numero 271

La libertà è partecipazione. Riflessioni sul Puc di Chiavari

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La vicenda del PUC di Chiavari si presta bene a una riflessione sull’assenza totale di un confronto e di un dibattito pubblico sul futuro della città. 

Nella prima, ma anche nella seconda Repubblica, le forze politiche, i tanto vituperati partiti, svolgevano la funzione essenziale di promuovere ed organizzare il confronto e il dibattito sui grandi temi, consentendo a larghi strati di cittadinanza di interessarsi alla cosa pubblica, spesso migliorando la qualità delle proposte formulate dalle civiche amministrazioni. 

Oggi purtroppo non è più così, ed  accade che questioni importantissime, come ad esempio quelle urbanistiche, procedano nell’indifferenza generale perché non c’è più nessuno che stimola il dibattito. Le amministrazioni comunali, di ogni colore, in una situazione del genere vanno a nozze, perché confrontarsi con un’opinione pubblica attenta ed esigente è molto più complesso e faticoso che operare senza di fatto un vero controllo sociale. 

Le opposizioni, tutte le opposizioni di ogni colore, che possono far sentire la loro voce in consiglio comunale, sono di fatto depotenziate sia dall’assenza di forze politiche organizzate alle loro spalle sia dal fatto che la legge comunale e provinciale del 1992 praticamente affida poteri enormi al sindaco e alla sua giunta e pochissimi al consiglio. 

In questa situazione, al fine di garantire un decente funzionamento della democrazia, che senza informazione e partecipazione dei cittadini non esiste, società civile e mass media hanno un ruolo importantissimo, perché riempiono il vuoto di una politica che non c’è più. 

Chiavari non fa eccezione. Nella nostra città sono anni, anzi decenni, che la cosa pubblica sembra riguardare solo i pochi ‘eletti’ nelle periodiche consultazioni comunali. Il resto della cittadinanza o grandissima parte di essa, anche colpevolmente, sembra disinteressata o assente, salvo risvegliarsi solo per qualche interesse particolare. 

Ma il sonno della ragione genera mostri, e senza controllo sociale succedono cose molto spiacevoli: ad esempio che la città, con un indegno silenzio degli ordini professionali di architetti, ingegneri e geometri, abbia consentito qualche anno fa che il figlio di un sindaco firmasse il 70-80% dei progetti importanti che andavano in commissione edilizia, salvo poi finire condannato insieme al padre per tentata concussione ed infine radiato dall’albo. 

Società civile e media, ma cosa sono a Chiavari? 

Alcuni presìdi esistono e vanno salvaguardati, prima fra tutti la Società Economica, istituzione pluricentenaria assolutamente indipendente che ha svolto e svolge un ruolo preziosissimo di formazione, incontro, proposta, come si è visto nelle recenti vicende, peraltro lontane dalla conclusione, del ricovero Torriglia. 

Del suo presidente Francesco Bruzzo e degli altri componenti dell’ufficio di presidenza i chiavaresi si fidano. 

Qualche circolo culturale, il ‘Bandolo’ su tutti, le forze economiche industriali, artigianali e commerciali, e qualche organizzazione sociale, non soltanto i sindacati, e molte forze del volontariato e dello sport tengono aperte le porte e consentono di tanto in tanto ai cittadini di incontrarsi e discutere sui grandi temi. 

Sul versante degli organi di informazione che si dice dovrebbero essere nella società odierna i ‘controllori del potere’, noi di ‘Piazza Levante‘ nel nostro piccolo cerchiamo di fare la nostra parte senza pregiudizi di sorta; dei colleghi delle diverse testate della carta stampata e dei mezzi radiotelevisivi presenti nel Tigullio non sta a noi parlare. 

Ma ritorniamo al PUC di Chiavari, il Piano Urbanistico Comunale che altro non è che il vecchio Piano Regolatore Generale. Si tratta di una vicenda strategica per il futuro della città ma molto complicata e piena di questioni e di interrogativi. 

È chiaro che è strategica perché su un territorio come quello di Chiavari la scelta di destinazione delle ultime aree libere, in particolare la Colmata e Preli, entrambe sul waterfront, avrà importanti ripercussioni sul futuro delle attività economiche, direzionali, turistiche e sportive della città. 

È una vicenda complicata perché la materia urbanistica è di per sé difficile da comprendere, ma anche e soprattutto perché le lungaggini burocratiche, il lunghissimo iter di adozione del nuovo PUC (l’Amministrazione Levaggi gli ha praticamente dedicato il suo intero mandato), il cambio di amministrazione con l’avvento della nuova giunta Di Capua hanno reso la situazione odierna confusa e densa di interrogativi. 

Vi è un primo elemento veramente difficile da comprendere, che è la ragione per la quale l’amministrazione Levaggi, che aveva lavorato bene sul nuovo PUC, con una struttura interna a basso costo capitanata dall’architetto Peruggi, ed aveva ottenuto l’encomio della Regione per il carattere particolarmente rigoroso ed ambientalista del piano (zero cemento in collina e poco o nulla nelle restanti zone della città) giunta all’ultima tappa, quando cioè bastava un semplice passaggio in consiglio comunale per l’approvazione definitiva, non fece mai questo passaggio: calcoli elettorali, timore di reazioni negative da parte di cittadini non soddisfatti dell’impostazione eccessivamente restrittiva, superficialità? Nessuno sa rispondere. 

Fatto sta che la nuova amministrazione invece di trovarsi di fronte ad un piano definitivamente approvato si ritrova con un PUC solo adottato e quindi con un procedimento ancora aperto.

Le cose si complicano ulteriormente perché il 9 dicembre scadono le norme di salvaguardia, quelle che durante l’elaborazione del PUC bloccano tutto, per evitare che i furbetti approfittino dell’assenza di piano regolatore. 

Cosa succede dopo il 9 dicembre? Gli esperti (si veda anche l’intervista di Marisa Spina all’architetto Peruggi) dicono che rientra in vigore il vecchio PRG di Agostino scaduto. 

E che cosa prevede il vecchio PRG di Agostino? È vero ciò che si sussurra in città, e cioè che questo piano era molto più generoso verso il cemento in collina rispetto al PUC di Levaggi? 

Cosa ha intenzione di fare la nuova amministrazione di Capua che fino ad oggi ha dichiarato in tutte le occasioni possibili che è contraria ad ogni forma di nuova cementificazione? 

Quali sono gli indirizzi strategici per il futuro della città che ovviamente dovrebbero trovare spazio nel nuovo PUC? 

Si vuole ripartire da zero (cosa che significherebbe stare fermi per i prossimi due anni) o si pensa di poter intervenire con qualche correzione non fondamentale sul Piano della giunta Levaggi per favorirne la definitiva adozione in tempi rapidi? 

Finora questi interrogativi restano tutti senza risposta. Non vi è stata nessuna occasione di confronto e dibattito pubblico per capire, al di là degli slogan elettorali, quali siano le reali intenzioni della presente amministrazione. 

Ma qui ritorniamo alla società civile e al ruolo degli organi di informazione. Se ci siete battete un colpo. Noi di ‘Piazza Levante‘ pensiamo di organizzare un’occasione di confronto per consentire a tutti i cittadini interessati di far sentire la loro voce.
Si attendono adesioni. 

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